«Il noto effetto
bandwagon, che ai piani alti della politica trova analogo nell’osceno assalto
al carro del vincitore cui assistiamo in questi giorni» (Replica – Malvino,
31.5.2014), ai suoi piani bassi, quelli dell’agorà televisiva, dà segno negli
ammicchi a un renzismo che giocoforza è parodia di se stesso. Giocoforza,
perché un renzismo come dottrina ancora non esiste, e chissà se mai esisterà: in Matteo Renzi e nei renziani (parlo del staff, non degli avventizi e degli stagionali) la vacuità di contenuti culturali (cultura politica e cultura in generale) è stipata dai suoi surrogati (la lingua si dà in gergo, l’argomento cerca persuasione nella fallacia, il significato resta opaco nel significante), sicché il renzismo è al più uno stile, ma forse pure stile è parola grossa, direi sia un format, e la tv comincia ad adottarlo. Il passaggio da Anno Zero ad Anno Uno credo sia un indicatore: il ventaglio delle posizioni su un tema trovano soluzione in «ragazzi» che «ci mettono la faccia» e «rottamano» il vecchio talk show per sostituirlo col chiacchiericcio degli Amici di Maria De Filippi, in cui anche i più sgangherati luoghi comuni cercano dignità di opinione. Basti l’esempio di quanto il cosiddetto garantismo trovi degrado nelle frasi fatte sparate a sproposito da una delle maschere:
C’è una compiaciuta pretesa di liquidare le ragioni del cosiddetto forcaiolo a un fastidioso moralismo, a un problema psicologico o addirittura a una rendita di comodo. Tanto più disgraziato è l’esito, e perciò a suo modo efficace, quanto più sbilanciato è il confronto: il cosiddetto forcaiolo è lì in antonomasia e il cosiddetto garantista ha tutto l’agio di polemizzare ad hominem, trovando il più pesante capo di imputazione a suo carico nel «disfattismo». Si riesce perfino a chiudere un occhio sul fatto che la «presunzione di non colpevolezza» sia promossa a «presunzione di innocenza».
Siamo davvero nell’irresistibile gorgo dello scarico del cesso. Masse ignoranti fin qui coccolate da spregiudicati demagoghi si scontrano e generano violente trombe d’aria che radono al suolo ogni possibilità di logica. Tra poco converrà sottrarsi ad ogni occasione di confronto pubblico, da attore e da astante.
Converrà astrarsi. Da questa Italia.
RispondiEliminaE invece c'è bisogno di partecipare sempre di più per tentare di raddrizzare queste strutture. Ricordo Paolo Borsellino che in un intervista disse : uno che risulta non colpevole non vuol dire che è innocente. Saremo curiosi di vedere la carriera che farà la bionda ragazza di anno uno, magari ha già un contratto per scrivere un libro tipo siamo tutti puttane o qualcosa del genere...
RispondiEliminaRp
Scusi quale sarebbe la differenza tra «presunzione di non colpevolezza» e «presunzione di innocenza». Il «non colpevole» non ha commesso il fatto e quindi è innocente, no?
RispondiEliminaA posteriori, infatti, non c'è alcuna differenza. A priori, l'indagato o l'imputato è non colpevole: l'innocenza è quanto si prova nel corso del processo.
EliminaLo stesso "lapsus" oggi l'ha commesso Pierluigi Battista nel suo fondo sul Corriere.
EliminaQuesto mi ha fatto tornare in mente quello che ci disse un vecchio professore universitario, ormai una quindicina d'anni fa, sulla diffusione dell'ignoranza: la colpa è dei docenti e del sistema universitario, non dei ragazzi.
Non se la prenda con le nuove generazioni, che almeno rispetto a chi li ha preceduti provano meno gusto nel menare le mani e tirare pistolettate. Più giusto dare la responsabilità a chi la presunta cultura non l'ha saputa usare per trasmettere pensieri e indipendenza di giudizio, ma semplicemente per soddisfare il proprio ego e manipolandola a seconda delle necessità del momento.
non c'è alcuna differenza tra non colpevolezza e innocenza
Eliminanon c'è alcuna differenza tra innocenza e non colpevolezza
EliminaCerto che c'è. Le faccio un esempio. Senza dubbio, libertà e schiavitù sono concetti antitetici, ma lei se la sentirebbe di affermare che non c'è alcuna differenza tra "non schiavitù" e "libertà"? Mediti ed applichi.
EliminaTravaglio può piacere o no, ma è certo che l'altra sera ha giganteggiato, costretto a confrontarsi con l' inconsapevole, arrogante, compiaciuta nullità della giovane-vecchia interlocutrice.
RispondiElimina"Siamo davvero nell’irresistibile gorgo dello scarico del cesso".
Sì. Più che di cultura di merda, temo che si debba già parlare di merda di un non pensiero unico imposto come cultura, la cultura della "giovinezza giovinezza, primavera di bellezza", in cui a testate e reti unificate stanno cercando di affondarci tutti.
Spero tanto che il mio pessimismo sia infondato, ma ho come l'impressione che siamo già entrati nel terzo ventennio.
'Mutatis mutandis', come usa dire, le rassomiglianze sono impressionanti.
Scenderemo nel gorgo muti
RispondiEliminaCosa è cambiato dal 1992, quando i magistrati di Milano hanno iniziato con Mario Chiesa ad arrestare politici/ladri a dozzine... i cittadini bivaccavano fuori dal Palazzo di giustizia, per far sentire la loro vicinanza ai magistrati, per proteggerli... c'erano i cori contro le ruberie, l'incitamento popolare a sbatterli tutti dentro. e si parlava di mazzette di qualche decina di milioni di lire (all'inizio).
RispondiEliminaOggi scoppia lo scandalo del MOSE, si parla di UN MILIARDO di euro in tangenti, e non succede niente (e Nordio è un magistrato veneto, mica siamo a Palermo), nessuno scende in piazza, niente manifestazioni. Niente.
Cosa è successo? Forse 20 anni di berlusconismo ci hanno azzerato il senso del giusto e dell'ingiusto?
Help!
Mi può dire però se è mai esistito un solo periodo in cui la discussione su temi di giustizia, economici o etici non somigliava allo scarico del cesso?
RispondiEliminaPoco tempo fa per caso (mi stavo spostando dal punto A al punto B in bici) sono capitato nel mezzo del raduno di teste rasate e pure un poco falliche del corteo per Ramelli, qui a Milano. Vicenda che conoscevo solo per sommi capi.
Tornato a casa, ho cercato di documentarmi, leggendo un po' di dichiarazioni e di scritti ritrovati sulla rete.
La pochezza delle argomentazioni dell'una e dell'altra parte, in un'epoca che non ho vissuto ma che viene spesso ricordata come pregna di ideali e partecipazione, mi ha lasciato basito. Era più o meno 'fascisti di merda dovete morire' contro 'zecche rosse siete più fascisti di noi'. Mancava solo una vuvuzela e 'specchio riflesso'.
Faccio fatica a vedere la differenza tra quello scontro e una trasmissione di Vespa o le boiate grilline su Facebook, mi pare sia cambiato solo il mezzo mentre l'imbecillità umana è la costante.
Si, ma anche lei che cerca la logica nelle trasmissioni televisive... Zagreo
RispondiEliminaIn realtà AnnoUno non è il passaggio successivo di AnnoZero, ma de La Gabbia di Paragone.
RispondiEliminaL'evoluzione (involuzione) di una trasmissione progettata a forma di piazza nella quale i politici ladri e brutti e sporchi e cattivi vengono messi in mezzo e dati in pasto alla folla sbavante vendetta che usa il microfono come nelle lapidazioni la folla usa i sassi.
Invece di ridurli e costringerli nei confini del silenzioso ruolo di pubblico, Paragone ha compreso che sarebbero stati meglio utilizzati se sguinzagliati senza freni, con l'unico limite di non potersi scagliare anche fisicamente contro gli ospiti in piedi al centro chiamati a fare dichiarazioni a loro discolpa.
AnnoUno non è altro che la medesima cosa ma costruita a misura della generazione successiva, quelli in studio sono null'altro che i figli di quelli che vanno da Paragone.
Per fare un parallelo si potrebbe dire che AnnoUno sta a La Gabbia come Lo Zecchino d'Oro sta a Sanremo.
Fanno Softair in attesa di avere l'età per arruolarsi.
Per quanto riguarda Travaglio bisogna capirlo.
Dopo la sequenza Berlusconi-Grillo-Renzi di fronte ai quali il leone che è nei monologhi è stato ridotto a pulcino, serviva dargli qualcosa che gli restituisse un po' di autostima.
Così gli hanno costruito intorno una trasmissione nella quale può scagliarsi contro delle ragazzine ancora maldestre (anche nell'arroganza) perché non abituate alle telecamere, ai microfoni e all'ansia da prestazione in modo che il leone che è in lui avesse di nuovo una gazzella da fare a pezzi.
I tre incontri con i politici là sopra l'avevano veramente fiaccato, era necessario dargli qualcosa alla sua portata altrimenti un quarto confronto con qualcuno capace di non intimorirsi di fronte alla sua luce sarebbe stato definitivo e l'avrebbe spedito in analisi per chissà quanti anni.
Per carità, magari la prospettiva di vederlo lasciare gli schermi gggentisti per qualche tempo potrebbe anche risultare allettante, non fosse che il posto eventualmente lasciato vacante verrebbe preso in sei secondi netti da Scanzi.
Che nella formuletta là sopra sta a Travaglio come lo Zecchino d'oro e bla bla bla.