È
lecito nutrire più di un dubbio sul fatto che il ritratto di Isabella d’Este che
si trovava nel caveau di un istituto fiduciario svizzero con sede a Lugano e sequestrato
da Carabinieri e Guardia di Finanza nell’ambito di un’indagine coordinata dalla
Procura di Pesaro sia attribuibile a Leonardo da Vinci e, anche se di pessima
qualità, già le riproduzioni del dipinto che circolano in rete a corredo della
notizia dell’operazione bastano a sollevare serie perplessità al riguardo. Ce n’è
una, per esempio, che rivela alla luce del flash una superficie incompatibile
con la distribuzione del pigmento caratteristica dei dipinti leonardeschi,
sicché, laddove il quadro sia veramente opera di Leonardo da Vinci, è lecito supporre abbia subìto, nel corso del tempo, interventi tali da guastare senza pietà la qualità dell’opera. In tal senso, potrebbe avere spiegazione un altro elemento che salta subito all’occhio, e cioè l’uniformità di tono dello sfondo, che non è mai presente nei ritratti di Leonardo da Vinci, neanche in quei pochi che hanno sfondo scuro, il cui esame radiografico ha peraltro costantemente rivelato elementi di ambientazione: nel caso di questo ritratto di Isabella d’Este lo sfondo sembra assorbire la figura, che sembra affondare nell’oscurità piuttosto che emergerne.
sicché, laddove il quadro sia veramente opera di Leonardo da Vinci, è lecito supporre abbia subìto, nel corso del tempo, interventi tali da guastare senza pietà la qualità dell’opera. In tal senso, potrebbe avere spiegazione un altro elemento che salta subito all’occhio, e cioè l’uniformità di tono dello sfondo, che non è mai presente nei ritratti di Leonardo da Vinci, neanche in quei pochi che hanno sfondo scuro, il cui esame radiografico ha peraltro costantemente rivelato elementi di ambientazione: nel caso di questo ritratto di Isabella d’Este lo sfondo sembra assorbire la figura, che sembra affondare nell’oscurità piuttosto che emergerne.
Anche laddove il dipinto avesse subìto tali guasti per
interventi posteriori, tuttavia, c’è ben altro a far sollevare dubbi sull’attribuzione.
È evidente, infatti, che saremmo dinanzi alla realizzazione dell’opera per la
quale Leonardo da Vinci preparò il cartone che oggi è conservato al Louvre,
fatto sta che non c’è alcuna fonte che comprovi che il ritratto sia mai stato
realizzato. Di nessun significato probante, inoltre, ha il fatto che il
supporto abbia rivelato alle analisi fin qui condotte una datazione computabile
tra il 1460 e il 1650, perché in quest’arco storico vengono dipinti ritratti di
Isabella d’Este a dozzine e dozzine, per suo espresso volere, quasi tutti eseguiti
in absentia, giacché non desiderava fossero somiglianti ma idealizzati (per
questa ragione ne rifiutò uno eseguito dal Mantegna), per lo più ispirati a
ritratti preesistenti, anch’essi eseguiti prendendo come modello altri
ritratti, primi fra tutti i medaglioni e il busto di Gian Cristoforo Romano. Sarebbe
così strano che il dipinto in questione non sia altro che un ritratto ispirato
al cartone di Leonardo da Vinci, che d’altronde nei suoi salienti tratti
formali non si discosta troppo dal modo in cui il soggetto era abitualmente riprodotto
in quegli anni (di profilo, con capigliara e coroncina, veste ad ampio scollo)?
Ma poi, considerando che tra cartone preparatorio e opera definitiva in
Leonardo da Vinci vi è di solito strettissima correlazione di linee e
proporzioni, l’Isabella d’Este del cartone è così uguale a quella del dipinto?
Anche a voler considerare gli elementi che fanno la differenza come aggiunte decise
in corso di trasposizione, la linea del profilo, il taglio dell’occhio, il
volume delle labbra, l’impianto del collo, non sono del tutto dissimili, al
punto da far credere che l’ispirazione al modello leonardesco si sia tutto
esaurito nella riproposizione della posa? Il pannato, poi, è leonardesco? E quella
mano?
Così, a naso, io sarei propenso ad attribuire il dipinto a un autore di
scuola milanese, molto probabilmente a cavallo tra Cinquecento e Seicento,
assai posteriore a Leonardo da Vinci.
quando visto la crosta ho pensato d'emblée a Mr. Bean L'ultima catastrofe
RispondiEliminaRipropongo questo commento perché non sono sicuro di averlo inviato correttamente ieri:
RispondiEliminaTrovo interessante come dall'angolazione della luce del flash si possano fare dei commenti sulla direzione delle pennellate e quindi sulla possibile autenticità del ritratto. Per caso lei sa (oppure qualche altro lettore del blog) se c'è della letteratura a riguardo? Articoli, libri, università o aziende che si occupano di queste cose?
chiedete a sgarbi, il piu' autorevole critico d' arte europeo e tra i primi 5 al mondo.
RispondiEliminaHo avuto l' onore di essere suo allievoe ho ancora la pelle d'oca per le sue spiegazioni, i suoi excursus sull' arte rinascimentale:
Ogni volta che viene invitato a PIazza Pulita è un' emozione indicibile, ho tanto voglia di sgarbi....
giuseppina rideri digesti
Sig. castaldi perché non ha pubblicato il mio commento su sgarbi?
RispondiEliminatra l'altro è con certezza adamantina l'unico critico in grado di chiarire l'autenticità' dell'opera!
ma è ovvio voi laicisti radical-scich fate tanto gli intellettuali ma siete solo dei tifosi del nichilismo mortifero; vergogna !
Sig.ra rideri digesti
francavilla
Guardi, non mi risultano suoi commenti inviati prima di questo, che può considerare il primo e l'ultimo a veder pubblicato qui. Non tanto per i toni da vaiassa, ma per quello "scich" che mi ha orripilato.
EliminaNo, Castaldi! Non nutrire il troll.
Eliminalei si prende troppo sul serio castaldi, scherzo di carnevale!
RispondiEliminacome quello dell' adinolfi solare qualche post fa
alessandro riccio
alias rideri-digesti