Se
la generalizzazione è quello strumento della conoscenza del reale che sfrutta la
funzione del cosiddetto attenuatore di varietà per semplificare e velocizzare
il processo cognitivo ma per dare risultati spesso assai insoddisfacenti e
talvolta tragici, c’è una condizione del reale che ha in sé un intrinseco attenuatore di varietà che fa della generalizzazione lo strumento più efficace a coglierla,
e questo è il caso, sempre tragico, in cui la varietà si pone a ostacolo della
necessità di semplificare e velocizzare la costruzione della norma che si
ritenga necessario informi il reale. Accade quando il reale pone un problema di
difficile soluzione, con la tentazione di trovarla nella ridefinizione del
problema, adeguandolo a una soluzione già pronta, considerata quella buona per
ogni problema, e che si è soliti chiamare «soluzione di forza», dove la «forza»
non è quella che risolve il problema, ma quella che impone come migliore
soluzione quella di ridefinirlo, per lo più eludendone il senso, poco importa se in buona o in cattiva fede, per mera ignoranza o per disonestà intellettuale. Quando questa «forza» risulti efficace, il
cosiddetto attenuatore di varietà avrà per tempo avuto effetti su quanti si
saranno persuasi che questa sia la migliore soluzione: la generalizzazione sarà
nei fatti, non nel processo cognitivo che li prende a oggetto. Ecco perché è possibile
generalizzare, e dire, senza far loro alcun torto, che, al netto della faccia
più o meno di cazzo, i renziani sono tutti uguali: in essi la «soluzione di
forza» non è tanto agente, ma agita. Presto ancora, invece, per dire renziana la
stagione politica che attraversiamo: sarebbe una generalizzazione, che tuttavia
potrebbe realizzarsi nei fatti, se entrasse a regime l’attenuatore di varietà
ancora in fase di collaudo.
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