Quasi
subito si scoprì che i dati dai quali Lancet aveva pensato di
poter concludere che fossimo il paese dalla più bassa mortalità
materna al mondo (2010) fossero stati ampiamente sottostimati, e che, volendo, si potesse addirittura dire il contrario, cioè che per numero di
donne morte ogni anno a causa di eventi patologici correlati alla
gravidanza, almeno in Europa, ci spettasse la «maglia
nera» (2012). Un’esagerazione,
in entrambi i casi, e di lì a poco un rapporto dell’Istituto
superiore della sanità chiarì che in Italia, per cause legate alla
gestazione e al parto, si morisse né più né meno che nel resto
d’Europa (2014), con percentuali
che a tutt’oggi, e ormai già da
qualche decennio, sono le più basse sul pianeta. Stavolta non
potevamo sentirci scandinavi, come nel 2010, né sub-sahariani, come
nel 2012: sempre di circa 20 donne all’anno si trattava, come nel
2010 e nel 2012, ma non c’era
«notizia». Oggi, invece, la «notizia» c’è: ne
sono morte 4 in 4 giorni, e quanto può importare che la media annua
non ne risenta?
L’impressione
è che in Italia ne stia morendo una al giorno, la cosa merita le
prime pagine, i titoli di testa dei tg, la discussione nei social
network. La coincidenza non può essere casuale, è d’obbligo
sia «inquietante», «allarmante», «sospetta», azzardarsi a
sollevare qualche dubbio sul fatto che si tratti di un’«emergenza»
comporta il rischio di beccarsi il severo biasimo di voler
minimizzare, ovviamente per torbidi interessi di parte. È
consigliabile, dunque, che i medici tacciano. In momenti delicati
come questi è poco opportuno che tentino di spiegare che certi
eventi patologici con esito anche letale siano imprevedibili anche
nelle migliori condizioni di monitoraggio. Men che
meno si azzardino a dire che la gravidanza sia in sé e per sé una
condizione di rischio, turberebbero la bucolica convinzione che si
tratti di una «cosa naturale», meriterebbero l’accusa di stare a
cercar scuse per negare i micidiali guasti della malasanità. È
vero, la signora ha messo 25 chili in 9 mesi, ma, se è morta,
qualcuno ha da pagare.
E' come quell'anno in cui a Milano ci furono 5 omicidi nei primi 5 giorni dell'anno.
RispondiEliminaComunque è giusto che si indaghi per accertare eventuali responsabilità. Per quanto riguarda il caso di Brescia, la paziente lamentava trascuratezze da parte del personale. Se è vero, è grave. Comunque, nel caso di "eventi avversi" come dicono in medicalese, è essenziale accertare le cause per prevenire il ripetersi di eventi simili.
RispondiEliminaDottor Malvino, si metta nei panni dei parenti di quelle poverette. prima di sentenziare
RispondiEliminaDove le è parso che il tono fosse sentenzioso? E dove ho scritto che non si debba indagare su eventuali responsabilità? E ho forse detto che, fra quelle 20 donne morte ogni anno, di certo non ve ne alcuna che muoia per colpa professionale?
EliminaColpa delle stelle sicuramente
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