In
una scatola che avevo dimenticato di aprire dopo l’ultimo trasloco,
e che da anni riposava in un ripostiglio sotto una pila di vecchie
riviste, ho ritrovato le opere di Gaetano Mosca, più volte cercate
invano, e una dozzina di taccuini riempiti tra il 1985 e il 1988, che
credevo fossero andati definitivamente smarriti. Leggendoli, sono
stato ripetutamente tentato di postare su queste pagine quello che
scrivevo allora su Craxi e sui craxiani, per infine risolvermi a
desistere, certo che neppure un cane avrebbe creduto al fatto che si
trattasse di roba vecchia di trent’anni: anche il più candido dei
miei lettori avrebbe avuto buon diritto di leggere Maria Elena Boschi
dove trovava scritto Claudio Martelli, Oscar Farinetti invece che
Filippo Panseca, autorizzato a sospettare si trattasse di un patetico
artificio letterario. È che quei taccuini traboccano di profezie
avverate. Per meglio dire, di preghiere esaudite. Meglio ancora, di
maledizioni andate a segno. Se a quei tempi fosse esistito il web, le
avrei rese pubbliche? Ripensando a com’ero allora, non credo.
Dunque restino dov’erano, fossili di lunga cova.
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