Qualche
settimana fa ho riportato su queste pagine una frase tratta dalle
conversazioni di don Luigi Giussani con Robi Ronza raccolte da Jaka
Book in un volume dato alle stampe nel 1987: «La
realtà del rapporto uomo-donna –
diceva il pretino – trova compimento
nell’esperienza
coniugale e ha sostanziale funzione di arricchire di figli la
Chiesa». Se a darci il
raccapriccio, qui, è il fine ascritto alla procreazione, perché
giocoforza evoca lo
sprone a figliare per far più forte la Patria, che è tratto comune
di ogni regime totalitario, a darcelo riguardo al modo in cui
andrebbe correttamente inteso il mezzo è il
passaggio tratto dall’intervento
tenuto da Massimo Gandolfini alla kermesse del Circo Massimo qui
sopra riportato, che il tono categoricamente assertivo non basta a
rendere meno grottesco di un «non
lo fo per piacer mio ma per dare un figlio a Dio».
Dinanzi alle affermazioni di Giussani e di Gandolfini, che in
combinato disposto ci danno una
sintetica ma esaustiva sinossi della dottrina morale della Chiesa su
quanto attiene a sesso, procreazione, matrimonio e famiglia, mettere
al mondo un figlio per mero capriccio acquista un’enorme
dignità, ancor più se a fronte di ostacoli che richiedano l’impiego
di pratiche contro natura, mentre il coito ad esclusivo fine
edonistico, ludico o ricreativo libera il sesso dall’avvilente
giogo che lo riduce a una pratica del tutto impersonale, da officiare come una liturgia.
Questo, ovviamente, laddove si voglia rigettare la dimensione creaturale dalla quale a un maschio e a una
femmina non resti altro che elevare lode al Dio di Giussani e di
Gandolfini. E se appunto è questa la scelta di un cittadino
italiano? Resta ancora nella libertà di un individuo rigettare il magistero della Chiesa o è d’obbligo recepirlo? Se è il nucleo dottrinario che sta nelle affermazioni di Giussani e di Gandolfini a dare fondamento al modello antropologico cristiano, perché le
leggi di uno stato non confessionale dovrebbero recepirlo
disconoscendo il valore di famiglia, con tutto quanto ne consegue,
alle unioni che esprimono un modello alternativo? Non ci si può
aspettare una risposta accettabile: come sempre quando si viene alla resa dei conti coi prepotenti, la soluzione è nello scontro, costi quel che deve costare.
Poi, quando si trovano in minoranza, stracciano le palle sulla civile convivenza, la laicità e la pluralità.
RispondiEliminaGandolfini potrebbe andare in qualche enclave cattolica nei paesi islamici e dire che insomma, possono anche levarsi dai coglioni se non intendono rispettare il Corano.
Ma no, i bulli sono tali solo quando sono il doppio delle vittime: in caso contrario belano come agnellini sacrificali.
Come scusa per l'eiaculazione precoce, quella di Gandolfini è un po' vecchiotta ma in certi ambienti ancora funziona. Eia eia eiaculà!
RispondiEliminaMa Gandolfini non è quello dei Sopranos?
RispondiElimina"Dinanzi alle affermazioni di Giussani e di Gandolfini, che in combinato disposto ci danno una sintetica ma esaustiva sinossi della dottrina morale della Chiesa su quanto attiene a sesso, procreazione, matrimonio e famiglia,...".
RispondiEliminaNo. A me pare che Giussani e Gandolfini espongano una dottrina piuttosto diversa da quella che si ritrova nel Catechismo attuale (e sottolineo "attuale"). Vedi: http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c3a7_it.htm (anche ciò che si legge al punto 1652, e che con un po' di sforzo si potrebbe far echeggiare, mi pare che in in realtà dica tutt'altro).
Caro Mozzi, non può sfuggirle che la dottrina attinge al deposito di fede, dunque perché prova a scrollarsi di dosso il cattolicesimo di Giussani e di Gandolfini? Lei mi rimanda al Catechismo "attuale" come se il "iota unum non praeteribit" fosse acqua fresca, come se 1601-1666 non fosse la stessa pillola, sebbene un po' indorata. Mi costringe a darle una risposta puntuale in un post a parte e, sebbene sembra volersi far carico di tutte le aporie del cattolicesimo mitigato dai rigori di un dettato che è intrinsecamente e inemendabilmente totalitario, le prometto che cercherò di essere il meno caustico possibile. Al momento, un cordiale "ma che cazzo va dicendo?".
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