Fatta
eccezione per quella di Peteano (1972), su nessuna delle stragi che
hanno insanguinato l’Italia per oltre un decennio, da quella di
Piazza Fontana (1969) a quella della Stazione di Bologna (1980), è
stata fatta piena luce, tutt’al più si è arrivati a individuare
gli esecutori materiali, in tutti i casi con ampio margine di dubbio,
e per tutte si è perso il conto degli episodi che hanno provato,
senza possibilità di smentita, gravi inefficienze investigative,
quando non si è trattato di depistaggio, di inquinamento delle
prove, se non di vero e proprio favoreggiamento da parte di servizi
deviati o addirittura di figure di ruolo istituzionale.
Vantando tale tradizione, non si capisce come si sia potuto
dar fiato in Italia – proprio in Italia – alle feroci critiche
piovute in quest’ultima settimana sulla polizia, l’intelligence e
la magistratura belghe. Che avranno senza dubbio commesso errori
nella gestione del problema posto dalle cellule terroristiche
responsabili degli attentati del 22 marzo, ma incomparabilmente meno
gravi rispetto a quelli che costellano la cronaca dei nostri Anni di
piombo, per giunta senza che per ora siano emersi in Belgio elementi che lascino supporre connivenze o
insabbiamenti, che invece, qui da noi, sono stati la regola, senza eccezioni. C’è la tendenza, qui da noi, a dimenticare in fretta.
E alla verità su Peteano siamo arrivati solo perché Vinciguerra si è costituito assumendosi la responsabilità della strage una dozzina di anni dopo. Tra l'altro in più di un'intervista rilasciata negli anni successivi dichiarò che alcuni degli infiltrati o confidenti delle forze dell'ordine all'interno dei gruppi di estrema destra erano a conoscenza dell'identità degli autori fin da pochi mesi dopo la strage.
RispondiEliminaBeh, però il tassista belga che ha riconosciuto il terrorista in uno che probabilmente nulla c'entra, ha un antecedente nel tassista che vide l'innocente Valpreda a Piazza Fontana. Dunque aspetterei, forse la replica sarà completa. Chissà.
RispondiEliminaStia bene, sempre utile passar di qua.
Ghino La Ganga
Lo stesso ragionamento andrebbe esteso alla cretiche vergo gli egiziani...
RispondiEliminaQuando non siamo responsabili, tutti professori, perché quella di fare i professori cogli altri è l'unica libertà rimastaci. La libertà tipica dei lacchè e dei cani da guardia, che non mordono mai il padrone.
RispondiEliminaAnche l'atteggiamento di politici e giornalisti nei confronti dell'Egitto (per la storia del povero Regeni) è esemplificativa. Sembrano politici e giornalisti di un paese "normale", mica il paese di Andreotti, Berlusconi e Renzi.