giovedì 17 marzo 2016

Leggo, rileggo, rileggo ancora, e ancora, ma poi ancora no

Avrei voluto prendere in considerazione uno per uno gli argomenti che Claudio Magris espone in Non è giusto trasformare ogni desiderio in diritto (Corriere della Sera, 16.3.2016), se non fosse che alla seconda rilettura di ciò che scrive mi rendo conto di non riuscire a capire contro cosa stia argomentando. Contro il matrimonio gay, contro le unioni civili tra persone dello stesso sesso o addirittura contro la convivenza di una coppia omosessuale? Contro la gravidanza surrogata, contro la stepchild adoption o contro la sola evenienza che un bambino possa essere allevato da una coppia di persone dello stesso sesso? Colpa mia, naturalmente, e allora rileggo ancora.
Primo: condanna della «trasformazione delle autentiche e umane visioni del mondo in un indistinto titillamento pulsionale», e qui il concetto di «desiderio» diventa enormemente estensivo, perché a fronte delle «autentiche e umane visioni del mondo», intese come concluso orizzonte antropologico, diventa un «indistinto titillamento pulsionale» tutto ciò che Claudio Magris ritiene poco «autentico» o non del tutto «umano», peraltro senza stilarcene la lista. Per esempio: ho una grave insufficienza mitralica; vorrei vivere altri ventanni; il cardiologo mi propone un intervento chirurgico per sostituire la valvola difettosa con una di maiale o con una protesi in caucciù e fibra di carbonio, robe che di «autentico» e di «umano» manco a parlarne; che faccio, mi titillo o ci rinuncio?
Secondo: condanna di quel «relativismo nichilista che riduce tutto, anche sentimenti e valori, a merce di scambio e tende sempre più a dissolvere ogni unità forte di vita e di pensiero», che costringe inevitabilmente a chiederci cosa debba intendersi per «scambio» e per «unità forte di vita e di pensiero». Amare solo se si è ricambiati configura una dimensione merceologica? E in cosa va indebolirsi l«unità di vita e di pensiero» con ladattarsi dei sentimenti e dei valori alle mutate relazioni tra soggetti di cui la storia non smette mai di rimodellare profili e ruoli? Perché Claudio Magris ci lascia sospesi nel vago e invece non ci indica dovè che la storia dovrebbe fermarsi, sazia di aver raggiunto il top di ciò che è «autentico» e di ciò che è «umano»?
Terzo: «La famiglia tradizionale può essere e molte volte è stata anche violenta, soffocante e nemica del libero sviluppo della persona», certo, ma questo ci consente di considerarne illegale il modello? «È ovvio che persone capaci di intelligente e attento amore possano far crescere un bambino meglio di genitori carnali incoscienti e snaturati o anche solo ottusamente incapaci di intelligente amore», certo, ma questo è possibile se i genitori sono dello stesso sesso? «Ho conosciuto e conosco omosessuali bravi genitori del loro figlio», perfetto, e allora perché vuoi negar loro il pieno riconoscimento che sono famiglia? Perché non sarebbe giusto trasformare il loro desiderio in famiglia? Perché «il protagonista – dice Claudio Magris – non è il desiderio della coppia né omo né eterosessuale, bensì il bambino, che comunque nasce da un uomo e da una donna e la cui maturazione è verosimilmente arricchita dalla crescita non necessariamente con i genitori naturali ma con un uomo e una donna, espressione per eccellenza di quella diversità (culturale, nazionale, sessuale, etnica, religiosa e così via) che è di per sé più creativa e formativa di ogni identità a senso unico». E da quali studi si evincerebbe questa norma aurea? Primancora: la maturazione di un bambino sarebbe necessariamente più arricchita quando la mamma sia esquimese e il babbo filippino? Quando il babbo sia musulmano e la mamma scintoista? Ce nè abbastanza per vietare di allevare figli a genitori che abbiano la stessa nazionalità o che appartengano alla stessa confessione religiosa: sul piano nazionale e su quello religioso la coppia non rispetterebbe quei requisiti di diversità che sul piano sessuale ci dovrebbero consentire di vietarlo a una coppia omosessuale.
No, senza dubbio devessermi sfuggito qualcosa nellarticolo di Claudio Magris per darmi l’impressione che abbia scacazzato un mucchio di stronzate, e questo non può essere. Sì, ma chi mi dà la forza di leggere l’articolo per la quarta volta? No, rinuncio a scrivere il post che avrei voluto scrivere. 

4 commenti:

  1. Premettendo che il post è venuto bene anche con tre letture soltanto, manifesto il mio rammarico perché ritengo che, a una quarta rilettura, avresti riscritto anche Danubio.

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  2. Claudio Magris ha aspettato il 16 di marzo per dirci cosa sia buono e giusto, diversamente il suo pensiero sarebbe finito dentro il crogiolo post-"unioni civili". La sostanza è sempre la stessa, che la dica Claudio Magris o Pinco Pallino, ed è buona per tutte le occasioni siano esse fine vita, aborto, divorzio breve, fecondazione assistita, unioni civili, adozioni: le vostre istanze son capricci, se non possono essere impedite per legge quanto meno vergognatevi per aver turbato l'ordine costituito per dei banali pruriti. Claudio Magris non li chiama capricci ma "indistinto titillamento pulsionale", è indistinto, casomai a Magris capitasse di sconfinare. Io sono sempre più convinto che certe persone non difendono ciò che è autentico e umano ma il loro essere indifferenti alle ragioni del prossimo ed in ultimo, messi alle strette difendono semplicemente ciò che gli conviene anche in barba a quella "natura" di cui si son finti guardiani. Trovo queste persone davvero disoneste.
    Alberto Garbato

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  3. Pero' se Magris voleva dimostrare di poter scrivere peggio di Adinolfi questo e' un successo su tutta la linea.

    Peccato un articolo simile non sia uscito quando c'era ancora Panebianco, senno' gli editorialisti del Corriere sarebbero stati senz'altro i piu' sussiegosi, approssimativi, servili e male informati della storia del giornalismo.

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  4. Mi pare che abbiate preso capre per cavoli. Se non altro perchè nel leggere o interpretare uno scritto, c'é il dovere di prendere atto della buona fede di chi lo scrive. Se la natura non ci ha concesso un ruolo, non vedo perchè dovrei architettare qualcosa o pretendere una cosa che la natura vuole diversamente. Che poi é lo stesso metodo degli OGM . Praticavo i trapianti embrionali nelle mucche cavalle nei primi anni '80: ma erano pure ragioni economiche. Sarei assai perplesso nel praticarli a una donna pur se lo desiderasse.

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