Le
definizioni di fiaccolata date dal Battaglia, dal De Mauro,
dal Devoto-Oli, dal Palazzi, dal Sabatini-Coletti, dal Treccani e
dallo Zanichelli sono concordi nell’assegnare ragionevole motivo di tenerne una alle occasioni in cui si intenda
festeggiare, onorare, commemorare qualcosa o qualcuno, oppure
conferire solenne intensità emotiva a un momento di protesta.
Per
quella tenutasi l’altrieri a
Palermo credo si possa senz’alcun
dubbio escludere l’occasione di
festa. Tenderei ad escludere pure che si intendesse protestare contro
qualcosa o qualcuno: era morto un clochard, ma s’era
da subito assodato si fosse trattato di un delitto d’impeto,
per motivi passionali, e che una volta tanto non fosse necessario trascinare sul banco degli imputati il solito branco di naziskin,
i soliti quattro o cinque figli di papà in cerca di emozioni forti,
e neppure la criminale indifferenza
della società che emargina i più deboli, condannandoli a morte per
inedia o assideramento.
Resta solo l’ipotesi
che la fiaccolata volesse essere un omaggio funebre, ma è qui che
sorgono le perplessità. Volendo pur mettere a tacere quelle che a ragione
potrebbero urtare la sensibilità di chi ha deciso di dare forma
tanto enfatica a questi funerali, un dubbio tuttavia resta:
non c’è del grottesco nel tenere in
pugno una torcia fiammeggiante nell’accompagnare
al cimitero uno che è morto bruciato
vivo?
In effetti, è un po' come appendere un crocifisso alla parete utilizzando chiodo e martello.
RispondiEliminaOttima, Marcoz.
EliminaUn po' deluso: il Garzanti e il DIR (Dizionario italiano ragionato) ad un neutrale gruppo con fiaccola aggiungono solo l'aggettivo 'notturno'. Il sabato pomeriggio si sa non è momento di fiaccole e olimpiadi.
RispondiEliminaMa, più di tutte, la parola che infesta il giornalismo dei tempi della crisi e della miseria intellettuale è 'populismo'. E' molto interessante il significato mediatico corrente frutto di una solenne forzatura, solo per affermare con prepotenza: il partito del bene contro il male. La crezione del nemico utile.
L'altro giorno su Rai RadioUno è stato presentato il libro 'Populismo' la cui teoria è, tra le altre: il populismo è una religione. Nella pratica però è vero il contrario: chi detiene il potere usa il termine 'populismo' in modo religioso e totalitario. E la contraddizione più stridente è appunto Berlusconi: l'alleanza accozzata dal PD con Berlusconi è la quintessenza del male, cioè del "populismo", e per due motivi.
Il primo motivo è che, paradossalmente, la stessa schiera di giornalisti considera Berlusconi come un 'moderato' e non come 'populista'. E questo è a sua volta 'populismo'. Ed è come se questi giornalisti, troppi, avessero fatto un voto, e avessero tutti votato Ruby maggiorenne.
Il secondo motivo è altrettanto macroscopico anche se, come la trave in un occhio, è invisibile: 'democratico' applicato ad un partito vuol dire che tutti gli altri non sono democratici, sono antidemocratici e quindi incostituzionali e illegali. Al bando.
'Democratico' applicato ad un partito è un pensiero totalitario: il bene contro tutti. Solo 'democratico' è legittimato, eticamente e moralmente. Quindi 'partito democratico' è persino peggio di 'forza italia', e come notava un costituzionalista: tutti i partiti, per Costituzione, devono esser democratici o non sono costituzionali e non sono eleggibili.
Domanda: ma perchè dobbiamo copiare tutte ma proprio tutte le americanate? L'ha fatto Berlusconi con le sue TV, l'aveva fatto Prodi privatizzando e regalando l'IRI ad autentici affaristi senza scrupoli e padroni di giornali. E forse sarebbe come chiedere: perchè la schiavitù. Problema americano ancora non risolto.
Eppure, come ho già ricordato in questo blog, il termine populismo è usato superficialmente e non può funzionare in modo indiscriminato perchè si riferisce anche a cose molto diverse: lo stesso Martin Luther King s'identificava nella tradizione populista. Martin Luther King non è Salvini, e non è nemmeno Monti o Bersani, stiamo tra l'altro paragonando una persona di valore con persone di poco valore. I giornalisti non sono incapaci di distinguere: hanno solo scelto, consapevolmente, di far di tutta l'erba un fascio, come programma politico.
Per capire meglio il significato di populista: "Non sono uno Yankee – la mia famiglia risiede nel Sud [degli USA] fin dalla Rivoluzione. E non sono un comunista. Sono un populista. Credo che i neri e i bianchi poveri dovrebbero unirsi per fare qualcosa per colmare le nostre divisioni" Harry C. Boyte (segretario della Southern Christian Leadership Conference e attivista per i diritti civili)
Quindi populista in questo caso è un sinonimo di 'poverista'. Ora, che cosa c'entra il 'poverismo' con la Grecia e il nuovo ordine tedesco dell'Euro? Lasciamola pure in sospeso (soprattutto quando la domanda è retorica)
E forse a giudicar dai titoli delle copertine di Espresso e Panorama forse il 'populismo del male' è un'arte vecchia almeno quanto Berlusconi e De Benedetti. Gli stessi che poi propongono l'intruglio come fosse vaccino.