Per
evitare di essere fraintesi – rischio che non dovrebbe mai essere
sottostimato neppure da chi sappia contentarsi di essere in pace con
la propria coscienza – sarebbe consigliabile non affrettarsi a
entrare nel merito di una questione quand’essa è ancora in mano a
quanti, per chiaro intento strumentale, ne stanno con successo
stravolgendo i termini nei quali invece andrebbe correttamente posta:
di qua e di là dalla linea che separa i fronti in campo, onestà
intellettuale e rigore analitico risultano, in tal caso, parimenti
intollerabili, finendo addirittura con l’essere
considerati via di fuga nel disimpegno. Se veramente la questione ci
sta a cuore, occorre rinunciare alla pretesa che la ragione
riesca a far sentire la propria voce fra gli strepiti, e aspettare
che il frastuono si sposti altrove.
Spesso non c’è nemmeno da aspettar troppo, perché di solito a chi strepita la questione cade di mano dopo due o tre giorni, massimo quattro, mai più d’una settimana, per essere presto abbandonata nel disinteresse in cui abitualmente finiscono i pretesti che sulla scena del dibattito pubblico hanno vestito fino ad un istante prima i panni di problemi cardinali, principi non negoziabili, ragioni prime o ultime, e similari. È allora che può essere recuperata dal punto in cui è stata fatta cadere ed essere adeguatamente riformulata, semmai riconoscendo il merito di chi ha cercato di farlo, restando inascoltato.
Spesso non c’è nemmeno da aspettar troppo, perché di solito a chi strepita la questione cade di mano dopo due o tre giorni, massimo quattro, mai più d’una settimana, per essere presto abbandonata nel disinteresse in cui abitualmente finiscono i pretesti che sulla scena del dibattito pubblico hanno vestito fino ad un istante prima i panni di problemi cardinali, principi non negoziabili, ragioni prime o ultime, e similari. È allora che può essere recuperata dal punto in cui è stata fatta cadere ed essere adeguatamente riformulata, semmai riconoscendo il merito di chi ha cercato di farlo, restando inascoltato.
Di
questo genere mi pare sia la questione sollevata dalla tanto discussa
puntata di Report sulle patenti lacune di cui gli organi deputati
alla farmacovigilanza si sono fin qui rese responsabili nel controllo
sugli effetti indesiderati di alcuni preparati vaccinali (sul punto mi pare non si possano sollevare obiezioni valide, visto che sono state ammesse perfino da Silvio Garattini, persona al di sopra di ogni sospetto in quanto a preconcetti relativi al mondo dell’industria farmaceutica): al
netto di quello che si è arrivati a sostenere, o almeno ad insinuare,
era questo il tema di quella puntata.
Non erano in discussione l’importanza della pratica vaccinale in generale, né quella del vaccino contro l’infezione da Papillomavirus, lì specificamente trattato. Non era in discussione neppure la necessità di una generale copertura vaccinale per quelle infezioni che, per pressoché unanime consenso del mondo scientifico e sennato recepimento da parte delle istituzioni pubbliche, da tempo hanno trovato la più adeguata soluzione nella obbligatorietà della profilassi. Nemmeno era in discussione che i casi di reazione avversa, più o meno dimostrabilmente associabili all’avvenuta inoculazione di un vaccino, siano da considerare sempre un prezzo sociale enormemente inferiore rispetto a quello che si sarebbe costretti a pagare, e solitamente si paga, per le complicanze cliniche di quegli eventi epidemici che non di rado mietono vittime nei soggetti più deboli di una popolazione. Nulla, poi, lasciava adito a ritenere che gli autori dell’inchiesta giornalistica intendessero affermare in qualche modo legittimo, per il medico, il poter opporre obiezione di coscienza in parola, atto od omissione alla pratica vaccinica o, per il cittadino, il poter fare richiamo al secondo capo dell’art. 32 della Costituzione («Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario...») senza leggerlo per intero («... se non per disposizione di legge») e trascurando quanto lo precede, laddove al primo capo la salute non è intesa solo come «diritto dell’individuo», ma anche come «interesse della collettività» (ratio che proprio nel caso della vaccinazione obbligatoria trova il miglior esempio di balance). Nulla di tutto questo, invece, sembra esser stato chiaro a chi ha mosso critiche alla trasmissione, di cui in qualche caso si arrivati a chiedere la sospensione.
Proprio per evitare di svilire a mera occasione di polemica tutta strumentale, come anche in questo caso è accaduto, la questione che Report affrontava, direi non valga neanche la pena di prendere in considerazione le numerose prove di malafede consumatesi in questa occasione. Mi limiterei a segnalare la dinamica che le ha mosse.
In passato, alcuni esponenti del M5S (peraltro nemmeno di spicco, quasi sempre si è trattato di voci semianonime sollevatesi dal brodo di coltura in cui è venuta a crescere la cosa grillina) hanno elaborato tesi sgangherate, per lo più basate su documentazioni parziali, quando non palesemente farlocche, per muovere critiche ai principi e alle istituzioni della medicina cosiddetta ufficiale, accusata di essere strutturalmente al servizio di loschi e biechi interessi di strapotenti imperi farmaceutici, e fra queste critiche non poche sono state proprio quelle relative alla produzione e alla diffusione dei preparati vaccinali.
Superfluo sottolineare quanto questo atteggiamento sia in sostanza da considerare pura disinformazione. Anzi no, non riteniamolo superfluo: a scanso di equivoci, diciamo chiaramente che è stata , e continua ad essere, pura disinformazione, per giunta pure estremamente pericolosa. Ma non accontentiamoci: per dar segno di piena coscienza di questa pericolosità, rammentiamo che la legge punisce chi diffonde «notizie false o tendenziose» (art. 656 c.p.) o si rende responsabile di allarme per «pericoli inesistenti» (art. 658 c.p.), e poi chiediamoci perché si è sempre preferito lacerarsi le vesti dall’indignazione di fronte a chi seminava frottole (scie chimiche, microchip sottopelle, cure anticancro a base di succo di limone o di bicarbonato, ecc.) invece di portarlo per le orecchie davanti a un giudice.
Ora, possono esserci cento altre ragioni per considerare il M5S il peggio del peggio del panorama politico e (sprechiamo un parolone) culturale italiano, e certamente la centounesima può a buon diritto essere ciò che in questo genere di frottole distilla rozzo qualunquismo e crassa ignoranza, paranoia di qualità peraltro assai scadente e inemendabile citrulloneria, ma come si può ritenere corretto il nesso logico, prim’ancora che l’ipotesi di concorso associativo, tra la puntata di Report e chi, al sostenere che le Twin Towers sarebbero venute giù per una demolizione controllata e che l’allunaggio dell’Apollo 11 avrebbe avuto per regista Stanley Kubrick, aggiunge che i vaccini provocano l’autismo? O fredda malafede o cecità pregiudiziale: non riesco a trovare altra spiegazione, quindi passo oltre, a considerare le critiche a Report che non si sono mosse lungo questa linea, ma lungo un’altra che tutto sommato è da considerare parallela, perché al vizio di metodo che si è preteso di intravvedere nell’inchiesta giornalistica qui è conferito i tratti di quella particolare forma di egemonia di pensiero che qualche settimana fa, sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco affermava essere già in atto in un pressoché generale cedimento a tentazioni populistiche, complottistiche, giustizialistiche, ecc. In sostanza, a Report si è mossa l’accusa di essersi adeguata a questa egemonia di pensiero, arrivando ad affermare che con i servizi mandati in onda nelle passate annate se sarebbe stata addirittura una colonna.
Per riconoscere a tale posizione un’autonomia morale e intellettuale nella conventio ad excludendum di cui il M5S è fatto oggetto ormai da tempo, prenderò in considerazione il modo in cui è stata fatta propria da due opinionisti che da sempre possono vantare autonomia morale e intellettuale, talvolta perfino abusandone.
Non erano in discussione l’importanza della pratica vaccinale in generale, né quella del vaccino contro l’infezione da Papillomavirus, lì specificamente trattato. Non era in discussione neppure la necessità di una generale copertura vaccinale per quelle infezioni che, per pressoché unanime consenso del mondo scientifico e sennato recepimento da parte delle istituzioni pubbliche, da tempo hanno trovato la più adeguata soluzione nella obbligatorietà della profilassi. Nemmeno era in discussione che i casi di reazione avversa, più o meno dimostrabilmente associabili all’avvenuta inoculazione di un vaccino, siano da considerare sempre un prezzo sociale enormemente inferiore rispetto a quello che si sarebbe costretti a pagare, e solitamente si paga, per le complicanze cliniche di quegli eventi epidemici che non di rado mietono vittime nei soggetti più deboli di una popolazione. Nulla, poi, lasciava adito a ritenere che gli autori dell’inchiesta giornalistica intendessero affermare in qualche modo legittimo, per il medico, il poter opporre obiezione di coscienza in parola, atto od omissione alla pratica vaccinica o, per il cittadino, il poter fare richiamo al secondo capo dell’art. 32 della Costituzione («Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario...») senza leggerlo per intero («... se non per disposizione di legge») e trascurando quanto lo precede, laddove al primo capo la salute non è intesa solo come «diritto dell’individuo», ma anche come «interesse della collettività» (ratio che proprio nel caso della vaccinazione obbligatoria trova il miglior esempio di balance). Nulla di tutto questo, invece, sembra esser stato chiaro a chi ha mosso critiche alla trasmissione, di cui in qualche caso si arrivati a chiedere la sospensione.
Proprio per evitare di svilire a mera occasione di polemica tutta strumentale, come anche in questo caso è accaduto, la questione che Report affrontava, direi non valga neanche la pena di prendere in considerazione le numerose prove di malafede consumatesi in questa occasione. Mi limiterei a segnalare la dinamica che le ha mosse.
In passato, alcuni esponenti del M5S (peraltro nemmeno di spicco, quasi sempre si è trattato di voci semianonime sollevatesi dal brodo di coltura in cui è venuta a crescere la cosa grillina) hanno elaborato tesi sgangherate, per lo più basate su documentazioni parziali, quando non palesemente farlocche, per muovere critiche ai principi e alle istituzioni della medicina cosiddetta ufficiale, accusata di essere strutturalmente al servizio di loschi e biechi interessi di strapotenti imperi farmaceutici, e fra queste critiche non poche sono state proprio quelle relative alla produzione e alla diffusione dei preparati vaccinali.
Superfluo sottolineare quanto questo atteggiamento sia in sostanza da considerare pura disinformazione. Anzi no, non riteniamolo superfluo: a scanso di equivoci, diciamo chiaramente che è stata , e continua ad essere, pura disinformazione, per giunta pure estremamente pericolosa. Ma non accontentiamoci: per dar segno di piena coscienza di questa pericolosità, rammentiamo che la legge punisce chi diffonde «notizie false o tendenziose» (art. 656 c.p.) o si rende responsabile di allarme per «pericoli inesistenti» (art. 658 c.p.), e poi chiediamoci perché si è sempre preferito lacerarsi le vesti dall’indignazione di fronte a chi seminava frottole (scie chimiche, microchip sottopelle, cure anticancro a base di succo di limone o di bicarbonato, ecc.) invece di portarlo per le orecchie davanti a un giudice.
Ora, possono esserci cento altre ragioni per considerare il M5S il peggio del peggio del panorama politico e (sprechiamo un parolone) culturale italiano, e certamente la centounesima può a buon diritto essere ciò che in questo genere di frottole distilla rozzo qualunquismo e crassa ignoranza, paranoia di qualità peraltro assai scadente e inemendabile citrulloneria, ma come si può ritenere corretto il nesso logico, prim’ancora che l’ipotesi di concorso associativo, tra la puntata di Report e chi, al sostenere che le Twin Towers sarebbero venute giù per una demolizione controllata e che l’allunaggio dell’Apollo 11 avrebbe avuto per regista Stanley Kubrick, aggiunge che i vaccini provocano l’autismo? O fredda malafede o cecità pregiudiziale: non riesco a trovare altra spiegazione, quindi passo oltre, a considerare le critiche a Report che non si sono mosse lungo questa linea, ma lungo un’altra che tutto sommato è da considerare parallela, perché al vizio di metodo che si è preteso di intravvedere nell’inchiesta giornalistica qui è conferito i tratti di quella particolare forma di egemonia di pensiero che qualche settimana fa, sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco affermava essere già in atto in un pressoché generale cedimento a tentazioni populistiche, complottistiche, giustizialistiche, ecc. In sostanza, a Report si è mossa l’accusa di essersi adeguata a questa egemonia di pensiero, arrivando ad affermare che con i servizi mandati in onda nelle passate annate se sarebbe stata addirittura una colonna.
Per riconoscere a tale posizione un’autonomia morale e intellettuale nella conventio ad excludendum di cui il M5S è fatto oggetto ormai da tempo, prenderò in considerazione il modo in cui è stata fatta propria da due opinionisti che da sempre possono vantare autonomia morale e intellettuale, talvolta perfino abusandone.
Massimo Bordin attacca in modo abbastanza scorretto il
conduttore della trasmissione, Sigfrido Ranucci, senza entrare nel
merito della questione: dice che si cerca di farne un eroe, forse
perché ha un nome da «eroe
nibelungico», ma è quello che nel 2001 mandò in onda, su
Rainews24, un’intervista
che Paolo Borsellino aveva concesso nove anni prima a due giornalisti
di Canal Plus, ed era un’intervista
manipolata, come riuscì a dimostrare Paolo Guzzanti, che ne addebitò
la manipolazione a Ranucci, mentre invece era stata manipolata dai
francesi, come si chiarì in tribunale, con l’assoluzione
di Guzzanti in sede penale, ma con «altre sentenze in sede civile in
parte contraddittorie con quella penale», che fuor di perifrasi
significa che della manipolazione Ranucci non era in alcun modo
responsabile.
Questo, per Bordin, farebbe saggio del «metodo giornalistico di Ranucci», non dissimile peraltro da quello di chi l’ha preceduto nella conduzione di Report, trasmissione che si sarebbe distinta solo per aver cercato di infangare l’onorabilità dei bar e delle pizzerie di Napoli. Non farà certamente saggio del metodo giornalistico di Bordin, ma questo è stato il taglio dato alla questione relativa al tema proposto da Report: fallacia ad hominem.
Questo, per Bordin, farebbe saggio del «metodo giornalistico di Ranucci», non dissimile peraltro da quello di chi l’ha preceduto nella conduzione di Report, trasmissione che si sarebbe distinta solo per aver cercato di infangare l’onorabilità dei bar e delle pizzerie di Napoli. Non farà certamente saggio del metodo giornalistico di Bordin, ma questo è stato il taglio dato alla questione relativa al tema proposto da Report: fallacia ad hominem.
Stesso taglio dato da Massimo Mantellini, ma nella variante
di fallacia ad hominen circumstantiale:
«il
giornalismo di Report è un giornalismo a tesi»,
per giunta «molto
ideologico»,
come è evidente nel suo «dar
voce anche alla controparte, ma mai fino al punto da rendere il punto
di vista avverso credibile»,
e poi «è
giornalismo dell’indignazione»,
quindi fa «più
male che bene»,
perché «l’indignazione
ha bisogno ogni volta di aumentare la dose»
(e qui possiamo intravvedere un’ulteriore
fallacia, quello del piano inclinato).
In entrambi i casi, sembra che
la questione posta dalla puntata di Report non sia degna di essere
presa in considerazione: se ne sarebbe potuto dare un giudizio anche
senza averla vista, bastava averne visto qualche puntata precedente,
avere qualche dubbio su un giornalismo che mira a terrorizzare il
consumatore dicendogli che gli ftalati possono farlo diventare
ricchione, e forse pure meno, nel senso che bastava sapere chi sia
Ranucci, e meno ancora, perché bastava considerare che a prenderne
le difese erano Roberto Fico e Marco Travaglio. E sia chiaro che Bordin e
Mantellini sono due amabili cazzoni, niente a che vedere con chi
pensa che la Marcia su Roma di Grillo e Casaleggio possa essere
fermata segnalando gli errori grammaticali di Di Maio.
A questo pare debba essere condannato il dibattito pubblico in Italia, e dunque credo si possa comprendere chi non sta pronto sulla notizia del giorno, rifugiandosi nello studio della pittura fiamminga o della musica gregoriana.
In questi giorni molti mi hanno chiesto di esprimere un parere sulla questione: dopo averli fin qui intrattenuti sul modo in cui ne sono stati stravolti i termini, non posso esimermi dal dire come credo andrebbero correttamente riformulati. Sarò stringato, facendo mia la posizione espressa da Carlo Freccero nel corso della puntata di Piazza Pulita andata in onda lo scorso giovedì: Report non ha fatto altro che integrare il bugiardino che è allegato ad ogni confezione di vaccino anti- Hpv, richiamando a una più attenta e trasparente attività degli organi preposti alla farmacovigilanza.
I vaccini? Sono necessari. In molti casi credo sia più che giusto renderli obbligatori. Quello anti-Hpv? Non preclude in modo assoluto la possibilità di contrarre un carcinoma della cervice uterina, ma la riduce sensibilmente. Sulle possibili reazione avverse che può cagionare occorre esprimersi con cautela rimandando agli studi che hanno preceduto e accompagnano la sua somministrazione, ormai assai estesa, che allo stato non hanno dimostrato nessi significativi tra i preparati in commercio e le patologie che in alcuni casi hanno destato il sospetto di avere relazione con l’avvenuta vaccinazione.
Più in generale, ritengo che sia necessario rimettersi a quanto è ampiamente assodato in campo scientifico quando siano correttamente messe in atto le severe procedure metodologiche che consentono di dare per consolidata una certezza in quel campo. A chiunque è lecito chiedere conto di queste procedure, ma a tutti è dovuto prendere atto delle conclusioni cui conducono gli studi che le rispettino.
Ecco perché resto a bocca aperta, senza sapermi dare una spiegazione, del perché passi in sentenza, e nel silenzio generale, che i cellulari causano cancro al cervello. Sul piano scientifico è men che dimostrato, ma ad affermarlo, qui, non è stato Napalm51: è stato un giudice, ancorché a conclusione di un processo di primo grado. Silenzio, ora non vola una mosca: stavolta pare che la scienza non sia stata stuprata.
A questo pare debba essere condannato il dibattito pubblico in Italia, e dunque credo si possa comprendere chi non sta pronto sulla notizia del giorno, rifugiandosi nello studio della pittura fiamminga o della musica gregoriana.
In questi giorni molti mi hanno chiesto di esprimere un parere sulla questione: dopo averli fin qui intrattenuti sul modo in cui ne sono stati stravolti i termini, non posso esimermi dal dire come credo andrebbero correttamente riformulati. Sarò stringato, facendo mia la posizione espressa da Carlo Freccero nel corso della puntata di Piazza Pulita andata in onda lo scorso giovedì: Report non ha fatto altro che integrare il bugiardino che è allegato ad ogni confezione di vaccino anti- Hpv, richiamando a una più attenta e trasparente attività degli organi preposti alla farmacovigilanza.
I vaccini? Sono necessari. In molti casi credo sia più che giusto renderli obbligatori. Quello anti-Hpv? Non preclude in modo assoluto la possibilità di contrarre un carcinoma della cervice uterina, ma la riduce sensibilmente. Sulle possibili reazione avverse che può cagionare occorre esprimersi con cautela rimandando agli studi che hanno preceduto e accompagnano la sua somministrazione, ormai assai estesa, che allo stato non hanno dimostrato nessi significativi tra i preparati in commercio e le patologie che in alcuni casi hanno destato il sospetto di avere relazione con l’avvenuta vaccinazione.
Più in generale, ritengo che sia necessario rimettersi a quanto è ampiamente assodato in campo scientifico quando siano correttamente messe in atto le severe procedure metodologiche che consentono di dare per consolidata una certezza in quel campo. A chiunque è lecito chiedere conto di queste procedure, ma a tutti è dovuto prendere atto delle conclusioni cui conducono gli studi che le rispettino.
Ecco perché resto a bocca aperta, senza sapermi dare una spiegazione, del perché passi in sentenza, e nel silenzio generale, che i cellulari causano cancro al cervello. Sul piano scientifico è men che dimostrato, ma ad affermarlo, qui, non è stato Napalm51: è stato un giudice, ancorché a conclusione di un processo di primo grado. Silenzio, ora non vola una mosca: stavolta pare che la scienza non sia stata stuprata.
Non è stato naturalmente il giudice a stabilire il nesso fra uso intensivo del cellulare e neurinoma, ma la letteratura scientifica citata nella perizia depositata dalla parte lesa. Almeno uno degli autori citati, Lennart Hardell, a prima vista non sembra uno sprovveduto o un ciarlatano, ma un ricercatore con indicatori bibliometrici abbastanza solidi (sottolineo che si tratta di una prima impressione dopo una rapida ricerca sui suoi articoli). Sarebbe interessante sapere poi, lette le motivazioni, se il cellulare è stato considerato causa unica o concausa del neurinoma: il soggetto lavorava alla Telecom e potrebbe essere stato esposto simultaneamente ad altre sorgenti di radiofrequenze, come antenne e ripetitori. Al di là del caso singolo, credo che le aziende dovrebbero applicare cautele preventive sull'uso intensivo dei cellulari, in attesa che la ricerca scientifica arrivi a conclusioni più stabili e condivise delle attuali. Le radiofrequenze dei cellulari (e dei cordless, che hanno un'eco mediatica assai inferiore) sono comunque classificate nel gruppo 2b dello IARC. Niente che possa giustificare allarmi o campagne intensive di prevenzione, ma ritengo auspicabile almeno un invito alla prudenza.
RispondiEliminanon fa una piega. coloro che criticano la puntata la criticano più nel metodo che nel merito. ovvero, ritengono che il modo nel quale sono state presentate informazioni corrette tenda ad indurre nello spettatore il sospetto su tutto il sistema vaccini, screditandolo in toto. a questo punto mi par di capire si chieda alla trasmissione di fare giornalismo meno "complicato" poichè il pubblico non sarebbe in grado di capire le sfumature di un analisi così raffinata.
RispondiEliminapertanto gli italiani vengono considerati (a torto od a ragione?) una massa di decerebrati e con dinamiche mentali fideistiche per le quali concetti poco più che semplici sono inintellegibili. ciò degraderebbe il giornalismo a mera comunicazione scevra di analisi.
non so, magari ci sono delle ragioni valide per pensarla così.
Lei giustamente fa notare come le critiche degli "intellettuali" siano minate da fallacie logiche. Pertanto, comunicativamente, direi che nemmeno questi difensori della verità giocano pulito.
se l'antidoto al becero populismo (grillino ma non solo) deve essere la relegazione delle masse nella propria ignoranza e se contrapponiamo la censura (anche stupida) alla disinformazione dubito che stimoleremo un dibattito sano nel cittadino
Nessuno stupro della scienza: il giudice del lavoro da un lato deve dar ragione alla parte più debole, dall'altra è costretto a dare una motivazione.
RispondiEliminahttp://www.beppegrillo.it/m/2017/04/fine_vita.html
RispondiEliminaNon capisco: le critiche migliori sono state mosse da Burioni, tutte fondatissime e senza fallacie; perchè concentrarsi sulle critiche di Mantellini e Bordin, visto che mi sembra condividere la pessima opinione sulla puntata in questione?
RispondiEliminaA me la puntata in questione è sembrata onesta. Non altrettanto mi è sembrato fossero le critiche che l'hanno bersagliata. E mi sembra di aver adeguatamente argomentato sul perché.
EliminaOnesta? Intervistando Antonietta Gatti? Mostrando la foto di una ragazza con apparenti danni neurologici gravi lasciando intendere che sia stato il vaccino e senza approfondire? Intervistando un immunologo israeliano che non crede il vaccino abbia un ruolo nel prevenire il carcinoma della cervice uterina? Senza distinguere tra misure di associazione e nesso di causalità?
EliminaA me metodologicamente è sembrata una porcheria. Ne hanno scritto bene qui:
https://www.facebook.com/robertoburioniMD/posts/2298167693741734:0
e qui:
https://www.facebook.com/robertoburioniMD/posts/2299045106987326:0
Burioni è quello che ha detto che "il vaccino contro il Papilloma virus è il primo VACCINO CONTRO IL CANCRO che l'uomo è riuscito a inventare." Non sono medico ma a naso mi sembra una stronzata e dimostra quello che questo post sottolinei, che il dibattito si svolge su posizioni fideistiche
EliminaIl carcinoma della cervice non si sviluppa senza infezione da HPV, prevenire l'infezione significa prevenire le lesioni precancerose e dunque, a rigor di logica, anche la neoplasia maligna. Ora: mancano gli studi per dimostrare che nei vaccinati non si sviluppa mai il tumore, e certamente quella frase pecca di semplicismo, ma non è esattamente una stronzata colossale. Fermo restando che quando si parla di "vaccini contro il cancro" sperimentali ci si riferisce ad altro (non sarebbero nemmeno vaccini in senso stretto).
EliminaQuindi no, non è fideismo. Io resto ancora perplesso perchè si smontano le critiche fatte da Bordin e Mantellini, quando le criticità di quella puntata stanno da un'altra parte.
Non so a quale articolo di Bordin si riferisca di preciso, dottore; ho in mente solo quello della sua rubrica bordin line, nel quale egli si limita a precisare che se proprio Travaglio voleva prendere le difese di Ranucci poteva citare esempi più convincenti al posto di quello controverso dell'ultima intervista a Borsellino. Del resto, anche la Gabanelli prese un bel granchio negli anni '90 come inviata di guerra a Vukovar, quando cascò con tutte le scarpe nelle scemenze di Arkan sui bambini di Borovo Naselje.
RispondiEliminaMi riferisco a quell'articolo e ai commenti fatti nel corso della puntata del 20 aprile di Stampa e Regime. In questione non era Ranucci, ma i contenuti dell'inchiesta di Report sulla farmacovigilanza: appigliarsi a un granchio preso da Ranucci 16 anni fa, ancorché per contestare ciò che Travaglio ne ha scritto in difesa, elude la questione e nello stesso tempo mette in discussione i contenuti dell'inchiesta. E' per questo che ho parlato di fallacia ad hominem, che è un po' come, se per contestare le posizioni ultragarantiste di Bordin, io me ne uscissi tirando in ballo le coccole che i radicali hanno sempre riservato a ex terroristi come D'Elia e Fioravanti, a mafiosi come Piromalli, ecc. Sarebbe una contestazione a cazzo di cane, non crede? Bene, Bordin ne ha mossa una dello stesso tipo a Ranucci. In quanto al prendere granchi, in generale, nessun giornalista può vantare di non averne mai preso nel corso della propria carriera. Nello specifico, invece, la stessa sentenza che mandò assolto Guzzanti in sede penale giustifica ampiamente Ranucci dall'insinuazione di essere responsabile di quanto addebitabile ai giornalisti di Canal Plus.
EliminaIn a retrospective case-control study, Cox and Forsyth demonstrated that patients with positive patch-test reactions to thimerosal did not have more vaccination reactions than patch-test negative controls had.[24] The conditions of thimerosal delivery in routine vaccines may be sufficient to induce sensitization but insufficient to evoke elicitation.
RispondiEliminaMuch of the controversy around thimerosal in vaccines has centered on the theoretical risk of mercury poisoning. Since 2000, all pediatric hepatitis vaccines in the United States have been thimerosal free. Some vaccines have trace levels of thimerosal left over from the manufacturing process (less than 1 µg thimerosal per 0.5 mL dose of vaccine),[25] an amount that is considered insignificant.
Questi i fatti.
Leggere il foglietto illustrativo non è giornalismo di inchiesta.
Leggerlo insinuando truffe globali non è giornalismo di inchiesta ma clickbait.
Non mi pare che Report abbia insinuato truffe globali, ma si sia limitato a segnalare, documentandole, delle lacune nel meccanismo di farmacovigilanza. Anche lei, signor anonimo, commette lo stesso errore dei tanti che hanno voluto attribuire a quell'inchiesta altro da quanto essa si proponeva. Veda, essere convinti dell'importanza dei vaccini, della necessità di estenderne la pratica, della legittimità di renderne obbligatoria la somministrazione - su cui suppongo sia anche lei a favore quanto me - non può sollevarci dall'obbligo di trattare i vaccini al pari di ogni altro farmaco, cioè di monitorarne con pari obiettività i sicuri benefici e le possibili reazioni avverse. Non abbiamo bisogno di pazzi squinternati che vadano cianciando in giro che i vaccini causano l'autismo, ma nemmeno di dogmatici paladini dell'Aspirina che si oppongano all'opportunità di tamponarla nel caso di pazienti che siano portatori di un'ulcera gastrica.
EliminaConcordo pienamente con lei.
EliminaPurtroppo credo che sul tema basti un soffio per riempire i gruppi whatsapp delle mamme di link terrorizzanti presi qua e là.
E non molti cercheranno "thimerosal reactions", gli altri "mercurio vaccini".
Questo è il danno collaterale: quel soffio continua, ingigantendosi, sui social senza alcun argine scientifico.
La platea televisiva non è composta soltanto da chimici,medici e farmacologi ma anche da avvocati, architetti,filosofi e casalinghi. Genitori dubbiosi che non sanno cosa sia la rilevanza statistica di un test clinico.
Monitorare ed informare sì, ma in maniera comprensibile da tutti.
Giornalismo.
Sul suo restare a bocca aperta per la sentenza citata nella chiusura del post lei ha perfettamente ragione. Solo che nel codice italiano Iudex peritus peritorum: il giudice non ci capisce nulla ma è un suo diritto non capirci e comunque decidere. Questo nello stesso paese in cui un pm, non capendo nulla di finanza, istruisce un processo sui complotti delle agenzie di rating che ricalca le tesi sul golpe di Berlusconi e Brunetta. Lo stesso pm che - stavolta sì, citiamo a proposito - aveva aperto un fascicolo sulla correlazione/causalità vaccini-autismo. Forse non vola una mosca perché se questa mosca volasse vorrebbe dire che si starebbe discutendo della più potente tra le 100 caste italiane. Inutile, e magari pure rischioso
RispondiEliminaQuale sarebbe la casta, quella dei medici o quella dei magistrati?
EliminaAffinché la puntata di Report apparisse onesta sarebbe bastato citare un qualsiasi farmaco, che come i vaccini è sottoposto alle stesse regole sulla farmacovigilanza. Trasparenza compresa.
RispondiEliminaChe so, una nuova pillola per la pressione, un anticoncezionale, un antipiretico.
No, un vaccino. A questo punto, mi verrebbe da dire, se la sono cercata.
A me il rigore analitico sta a cuore: il brodo di cultura non è una scia chimica e non è un complotto ma il risultato di un processo lentissimo durato decenni e assimilato come una droga che ha ormai creato dipendenza
RispondiEliminapotrei chiudere baracca e burattini scrivendo che: la Standa è la Casta degli italiani. Ma sarei un marameo. Innanzitutto è importante la posologia nell'assunzione dei principi attivi, che possono essere più d'uno oltre Berlusconi
MALATI DI TEST. Troppe analisi e spesso sono inutili
https://comunicazionedigenere.wordpress.com/2012/03/06/lespresso-ri-confeziona-la-donna-oggetto/
ma prima ancora di leggere c'è ovviamente il corpo della donna, la chiappa in faccia. Per De Benedetti e Berlusconi il lettore è evidentemente sempre un idiota che pensava di aver comprato il giornale xxx e invece guarda un po' è una guida, Virgilia, l'olgettina che piace al lettore bipartisan (tanto per distrarre e colpire con Monti ripetutamente i poveracci inebetiti dal telefarmaco, e picchia oggi e picchia domani oggi ci scappa l'overdose)
il gruppo CIR di De Benedetti, attivo anche nel settore della sanità privata, lancia l'allarme: test inutili, è una malattia.
Osserviamo dietro un vetro ignifugo il futuro candidato del movimento 5 stelle dal parrucchiere: legge De Benedetti e Berlusconi e decide di votare Gabanelli presidente. I dottori annotano qualcosa sul taccuino.
certo di solito la questione cade di mano a chi strepita dopo due o tre giorni, mai più d’una settimana, o contattare il medico
Ma chi strepita? Qui stiamo parlando di colossi della disinformazione, organizzati fino ai denti, e la posologia è fondamentale nell'assunzione di un farmaco ... anche solo l'assunzione dell'articolo dalla parrucchiera e dal barbiere, anche distrattamente, anche durante una rasatura perfetta
la frequenza di somministrazione è settimanale, per mesi, per anni, per decenni, per un trentennio e in sincronia con la televisione in una gara senza esclusione di colpi bassi ai lettori, tra Espresso e Panorama, chi piscia più lungo chi sberla più forte, dando lezioni di stile all'altro. E per giunta a pagamento, direttamente o indirettamente con finanziamento pubblico. Volenti o nolenti, come la solita offerta che non si può rifiutare.
Ora, un trentennio di questa roba farebbe impazzire anche i tranquilli orologi a cucù della tranquilla società svizzera in cui vive l'affarista padrone del maleodorante giornale e generatore continuo di strepitio e crisi d'astinenza.
Quindi giusto tirare l'orecchio e metter dietro la lavagna lo sciatore chimico, come fosse un marziano, e strigliare bene l'ultimo ignorante poveraccio della catena, insomma il drogato
però con stile
e senza ignorare che Snowden ha un po' fatto capire con dei giri di parole che non era il microchip nell'uomo ma l'uomo ingabbiato in un microchip. E ha poi aggiunto con accento hawaiano: "e mò vediamo come ne uscite, pipperi"
Luigi, mi sono andato a leggere anche il blog di Grillo per ascoltare anche l'altra campana, o almeno la campana chiamata in causa e che non c'entra un fico secco con la questione
RispondiElimina[..]Nelle ultime settimane sono stato coinvolto, come medico e scienziato che da 20 anni si occupa di immunologia e microbiologia, da due alti esponenti del Movimento 5 Stelle, la senatrice Elena Fattori, ricercatrice ed esperta di vaccini, e l'europarlamentare e portavoce al Parlamento europeo, Piernicola Pedicini, ricercatore clinico ed esperto di fisica medica, in una discussione sulle politiche vaccinali in Italia.
Ho iniziato questa conversazione con una certa cautela, derivata dalle "leggende" secondo le quali il MoVimento 5 Stelle sarebbe contro i vaccini, se non addirittura contro la scienza in generale[..] di Guido Silvestri, microbiologo e immunologo - Professor & Vice-Chair for Research, Department of Pathology and Laboratory Medicine, Emory University School of Medicine - da Il Fatto Quotidiano
a me sembra, come ammesso anche da Enrico Letta, che il 5 stelle sia un capro espiatorio per nascondere gravi colpe e responsabilità, anche perchè se non sbaglio i paranoici di cui parli sono interviste di parecchi anni fa e nel frattempo il 5 stelle è stato riallineato ed educato, secondo me perchè nel bene e nel male subalterno al media di regime: se uno crede ad un'idea anche sbagliata dovrebbe portala avanti e difenderla invece ogni volta il soggetto in questione si piega all'idea altrui. In questo caso comunque il problema non si pone visto che i parlamentari del 5 stelle sono due scienziati
e ti dico anche il perchè, perchè quelle partitiche sono letture superficiali, e perchè sarebbe accaduto anche senza il 5 stelle (e quindi inutile l'invettiva strumentale): ci sono stati due o tre episodi storici devastanti che hanno inquinato profondamente i pozzi, uno di questi è quando tutti abbiam creduto alle armi di distruzione di massa, certificate all'unisono da media e studiosi. Oppure l'altro caso devastante è stato l'Eternit.
La stratificazione di questi elementi provoca una profonda destabilizzazione sociale, così la scienza muore due volte: da una parte la bugia di massa che a volte coinvolge anche chi dovrebbe seguire il metodo scientifico (e invece cavalca la strumentalizzazione) e dall'altra la reazione scomposta e umana e la conseguente diffidenza, profonda diffidenza
http://www.lastampa.it/2017/04/27/cronaca/nesso-tra-uso-abnorme-del-cellulare-e-tumori-la-sentenza-cita-anche-latomica-su-hiroshima-JIp7JrcZNb0oZUJG4rZq4M/pagina.html
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