lunedì 22 maggio 2017

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Si riapre la discussione sulla legge elettorale, che ora, dopo tanto cincischiare, tutto tattico, parrebbe avere buone possibilità di trovare i numeri in Parlamento, grazie a unintesa tra Partito Democratico e Forza Italia sulla base del comune accordo di andare al voto subito dopo averne approvata una.
Sarà superfluo rammentare che quattordici anni fa lItalia sottoscrisse il Codice di buona condotta in materia elettorale approvato dal Consiglio d’Europa, che nelle Linee guida recita: «Gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale propriamente detto, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede lelezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria» (II, 2, b).
Superfluo, perché richiamare le istituzioni italiane al rispetto degli impegni presi in sede europea è inutile, sarà per questo che fin qui a nessuno è venuto in mente di sollevare la questione. A che serve, dunque, rammentarlo? È presto detto: serve a prendere in considerazione le possibili critiche al richiamo. Due sono quelle largamente prevedibili.

Cè chi dirà che alla scadenza naturale della legislatura, in primavera, non sarebbe comunque passato un anno dallapprovazione di una legge elettorale che comunque non potrà vedere luce prima di giugno: non si può mica rimandare il voto.
Certo, non si può, ci mancherebbe altro. È per questo che una legge elettorale sarebbe stato meglio approvarla prima. Di fatto, tuttavia, il succitato punto del Codice di buona condotta elettorale ha una ragion dessere, che trova spiegazione Rapporto esplicativo in allegato alle Linee guida: «La stabilità del diritto è un elemento importante per la credibilità di un processo elettorale, ed è essa stessa essenziale al consolidamento della democrazia. Infatti, se le norme cambiano spesso, lelettore può essere disorientato e non capirle, specialmente se presentano un carattere complesso» (63).
Ne consegue che, quanto più tempo passa dallapprovazione di una nuova legge elettorale al voto che per la prima volta la vedrà applicata, meglio è: meglio otto mesi che otto settimane per capirci qualcosa. Conterà ancora qualcosa, la libera formazione della volontà dellelettore? E come si può assicurargliela senza unadeguata informazione relativa allo strumento attraverso il quale la sua volontà sarà espressa?

La seconda critica raccoglie questa controbiezione, e in buona parte la supera, anche se con due possibili argomentazioni: (a) la materia elettorale è di ardua comprensione alla gran parte degli elettori: neanche otto anni basterebbero per spiegare la ratio di una legge elettorale a un terzo degli aventi diritti al voto; (b) la democrazia borghese è una truffa, pensare che unadeguata informazione sulla legge elettorale serva a rendere lelettore più libero e più responsabile significa di fatto rendere più sofisticata la truffa, non smascherarla.
Sebbene siano di segno opposto, le due argomentazioni hanno in comune un presupposto: le elezioni sono inutili, e in egual misura, sia a un popolo che (a') è inemendabilmente bue, sia a quello che (b') troverà risposta ai suoi bisogni solo con labbattimento dello stato borghese.
E qui mi arrendo. 

8 commenti:

  1. Che questo sia un sistema dominato da “un’oligarchia dinamica incentrata sulle grandi ricchezze ma capace di costruire il consenso e farsi legittimare elettoralmente tenendo sotto controllo i meccanismi elettorali”, non è una considerazione di un leninista, e penso possa essere sottoscritta da qualunque persona onesta. E ciò rappresenta l’equivalente del giudizio sugli inganni della democrazia borghese, e dunque nel credere (il dover credere) che un’adeguata informazione sulla legge elettorale serva a rendere l’elettore più libero e anche più responsabile.

    Altro paio di maniche è ritenere che la risposta a questo stato di cose consista nell’abbattimento dello stato borghese. Questa impostazione non tiene conto delle dinamiche sociali, non solo di classe, e dunque, in analisi, delle dinamiche connesse allo sviluppo del modo di produzione capitalistico, il quale procede non già creando le condizioni, sic et simpliciter, per l’abbattimento dello stato borghese; procede bensì e suo malgrado verso una trasformazione che ancora non riusciamo bene a cogliere e che potrebbe riservare, date le innumerevoli variabili della dialettica storica, delle sorprese.

    È questo il tema, credo, sul quale bisognerebbe interrogarsi. Quanto allo smascheramento degli inganni della democrazia borghese, è un fatto questo, come detto, dato per pacifico da ogni onesta valutazione. Di modo che il richiamo alle leggi, agli impegni solenni, in tema di meccanismi elettorali diventa superfetazione di un logoro dibattito. E perciò la riflessione onesta è costretta, in ogni caso, alla resa.

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  2. Gent.mo, volevo solo ricordare che una legge elettorale era stata approvata (cd. Italicum).
    Peccato sia stata dichiarata incostituzionale ed era stata pensata per aderire ad una riforma costituzionale (anch'essa bocciata, dall'elettorato).
    A proposito di inettitudine dei Ns. governanti.
    AG

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  3. ..e infatti le elezioni dovrebbero essere bilanciate da una quota di deputati/senatori sorteggiati tra tutta la popolazione.
    A chi volesse approfondire, suggerisco i due libri qui sotto (tranquilli sono link ad Amazon)
    https://goo.gl/PBkEjg
    https://goo.gl/RgnMmM

    in bocca al lupo!

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    1. Mentre nel 1901 il potere di un singolo Stato nazionale era pressoché totale (poteva decidere perfino di torturare i propri cittadini coi capelli rossi, muovere guerra al paese vicino, mettere quanti dazi volesse, impedire l'esportazione di capitali, tassare le imprese e/o i cittadini a piacimento etc), adesso un qualsiasi governo che volesse fare quelle cose che ho elencato nella parentesi avrebbe serie difficoltà. Esistono tribunali internazionali, esiste il WTO, il capitale è diventato completamente apolide. Come delle persone sorteggiate a casaccio potrebbero avere le mani più libere dei politici attuali?

      PS
      il 'capitale apolide' fa partire anche due frecciate. La prima è per i sovranisti, che cercano una soluzione locale a un problema globale. All'incirca come abitare nel mezzo di una favela venezuelana e mettere l'antifurto sulla porta di casa, pensando di essere al sicuro. La seconda è per i rossobruni: davvero pensate che il capitale apolide possa essere sconfitto dalla classe lavoratrice italiana, o greca, o tedesca? Come dire: se rimettiamo l'articolo 18 siamo nella merda quanto prima, gli imprenditori se ne andranno in Romania.

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    2. ci hanno i robot

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  4. "Di fatto, tuttavia, il succitato punto del Codice di buona condotta elettorale ha una ragion d’essere, che trova spiegazione Rapporto esplicativo in allegato alle Linee guida: «La stabilità del diritto è un elemento importante per la credibilità di un processo elettorale, ed è essa stessa essenziale al consolidamento della democrazia. Infatti, se le norme cambiano spesso, l’elettore può essere disorientato e non capirle, specialmente se presentano un carattere complesso»"

    l'opposizione poi vuole votare il 10 settembre, per evitare che i nuovi parlamentari prendano una pensioncina contributiva. La campagna elettorale verrà servita direttamente sotto l'ombrellone, accompagnata da cocco fresco in Riviera e caponata di melanzane al Sud.

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