a Luca
Chi
può negare che i calcoli coi quali l’astrologo
costruisce un tema natale siano aritmetici? Chi può negare che le
effemeridi dalle quali ricava le posizioni dei pianeti nei segni
siano tabelle che ne descrivono fedelmente le ellittiche? E chi può
negare che, quando parla di trigoni, quadrature e quinconci, si
riferisca a misure reali, che hanno piena rispondenza a dati di
natura geometrica? Certo, si può credere o non credere in ciò che
l’astrologo
pretende di poter desumere dalla posizione di Venere, Luna e Giove
per ciò che attiene al carattere o al destino di una persona, ma è
fuor di dubbio che gli strumenti di cui si serve per costruire il suo
tema natale siano scientifici. Ci dice, per esempio, che alle 4:30
del 25 giugno del 1957, a una latitudine di 40,73°N e a una
longitudine di 13,90°E, Marte fosse in Leone, Mercurio in Gemelli, e
i due pianeti in sestile, cioè a 60° di distanza sull’orizzonte
astronomico: una verifica assistita dal metodo scientifico ce ne darà
puntuale convalida, ma questo darà solidità di prova al fatto che
tale aspetto natale conferisca al soggetto – copio-incollo da uno
dei tanti siti web dedicati all’astrologia
– «una mente forte e una comunicazione grintosa», rendendolo
«persona affascinante», ma eccessivamente incline a «osservazioni
taglienti»?
Cazzate, via! C’è
bisogno di uno straordinario acume per capire che l’astrologia
è superstizione? Certamente no, però il solo acume non basta, come
dimostra il fatto che tanta gente, non necessariamente incolta,
spesso nient’affatto
credulona rispetto a ogni altro genere di fola, mostra interesse per
l’astrologia:
interesse che mostra un’ampia
gamma di intensità, dalla pigra condiscendenza agli assunti coi quali
essa si spaccia come scienza, o comunque come antica forma di sapere,
e perciò degna per lo meno del rispetto che si deve agli antichi,
fino alla maniacale e ossessiva reductio ad astra che condiziona ogni
pensiero ed ogni azione alla consultazione dell’oroscopo.
È possibile contestare la pretesa di essere scienza che l’astrologia
vanta? Certo, ma, al pari di ogni attacco a una fede, è estremamente
faticoso e non dà grossi risultati, perché ogni fede è refrattaria
anche alla sola ipotesi che essa sia in errore, che poi è ciò che
maggiormente la distingue dalla scienza, che per statuto si dà
inficiabile, pronta a rinunciare agli assunti cui la prova
sperimentale sottragga fondamento.
Non così, l’astrologia.
Quando fai presente che quel Cancro non è così mammone come
dovrebb’essere,
esce sempre un pianeta leso in IV Casa che rende stupida e
superficiale la tua osservazione: studia, cretino, ché la tua
ignoranza mistifica l’astrologia.
Fai presente, allora, che ti rifiuti di accettare senza prove certe
che un corpo celeste abbia influsso sul carattere e sulle azioni
degli esseri umani? Ti si risponde che la Luna regola il ciclo delle
maree, e poi sei Vergine, ascendente Vergine, dunque cronicamente
scettico: la tua riserva non è degna di attenzione. Con quella che a
te pare delicata astuzia tattica, concedi che l’astrologia
sia una geniale metafora che trae simboli di archetipi caratteriali
dalla sapienza di grandi tradizioni, e dunque, sì, valga come
metafora, ma la scienza è tutt’un’altra
cosa? Già, ma chi è il padre della scienza moderna? Galileo
Galilei, è ovvio. Bene, il «Grande Vecchio» faceva oroscopi, lo
sapevi? Non lo sapevi, eh? E allora taci, cretino, e giù le mani dal «Grande Vecchio» . Anzi, già che ci
siamo, dimmi data, ora e luogo di nascita: vediamo perché sei tanto
cretino. Ah, ecco, vedi? Hai Mercurio in quadrato a Giove: scarsa
apertura mentale.
Come quando ti consenti di avanzare una critica a
Marx: è perché sei un borghese.
Gli astrologi stabiliscono un nesso di causalità tra un dato oggettivo, scientifico, e dei fatti casuali, ossia tra delle coordinate astronomiche e il comportamento di singoli soggetti [il carattere o il destino di una persona]. Ciò è tipico del determinismo metafisico laplaciano: tutto ciò che accadrà in futuro è predeterminato completamente, senza la minima eccezione, da ciò che è accaduto in passato (nel caso degli astrologi, da ciò che è “fissato” in date coordinate astronomiche).
RispondiEliminaNiente può accadere che non debba accadere, e tutto ciò che deve accadere accadrà. Non siamo nemmeno spettatori, siamo soltanto una componente passiva di certe “congiunzioni astrali”. I fenomeni della natura e in generale tutti i fenomeni del mondo non possono più essere influenzati in nessun modo, perché in una realtà assolutamente determinata non c’è più spazio per nessun influsso, a meno che esso non venga dall’esterno, appunto da un mondo indipendente dal nostro.
La causalità è nella realtà un rapporto unilaterale, irripetibile, transitorio e fuggevole. Perciò il rapporto fra possibilità e realtà, l’attuarsi del possibile, non deve essere inteso come un rapporto causale. La forma in cui il possibile si attua è bensì la costante produzione di cause ed effetti, ma le cause e gli effetti sono soltanto estratti limitati della più ampia e ricca scala del possibile.
Invece gli astrologi, ma non solo loro, negano che l’attuarsi di questo o quell’effetto possibile nel comportamento dei singoli soggetti sia oggettivamente casuale; che dunque tale casualità sia indubbiamente determinata da una legge, e però dal grado della sua possibilità, ossia della sua probabilità.
Parlando in generale, nella realtà avremo tutta l’ampia scala del possibile ammesso dalla causa, ma in ogni singolo caso appare, del tutto casualmente, solo una delle molte possibilità. In centinaia di milioni di casi le possibilità appaiono tutte, e con la suddivisione delle frequenze prescritta dalla statistica sulla base della teoria. Se studiamo a fondo i nessi, possiamo trovare quali delle possibilità esistenti hanno un alto grado di probabilità e quali invece ne hanno uno molto limitato.
Questo è il modo scientifico di procedere, che però non ha nulla a che fare con l’astrologia. Pertanto, quale analogia la "critica-critica" rintraccia tra Marx e l’astrologia?
Segue al punto 3. di "Una scienza dei fini?", che però devo costruire con cura per scansare l'accusa di velenosa nequizia.
Eliminaaggiungendo la probabilità il succo del discorso non cambia, semplicemente ad essere dedotti in maniera deterministica non sarebbero singoli fatti ma delle configurazioni di probabilità. Gli astrologi potrebbero benissimo dare le loro previsioni come solo probabili ma non questo farebbero un passo avanti.
Eliminaperfetto e godibilissimo, Malvino ! Però resta il fatto che ci sono dei saperi che pur sottraendosi alla verificabilità empirica e ammettendo solo una verificabilità logica, nondimeno sono utili e necessari e che comunemente vengono chiamati scientifici. Per esempio la matematica, il diritto, la stessa logica etc. Quindi le questioni che a me sembrano più interessanti sono due: il modello economico di Marx (prescindendo dalle premesse filosofiche) è logicamente coerente ? E secondo: è utile o necessario per descrivere la totalità economica del mondo ? Quando lei dice che la "parte destruens" è ineccepibile mi sembra che risponda affermativamente alla prima domanda, ma alla seconda ?
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