L’appunto
di Carlo Michelstaedter che segue a questa premessa (tratto da La
melodia del giovane divino,
Adelphi 2010, pagg. 205-206) è così bello, così ben scritto, che
ricopiarlo manualmente invece di passarlo allo scanner – così ho
pensato – potrà in parte lenire la fitta d’invidia
che m’ha
inferto ad un fianco nel leggerlo, che m’ha
reso faticoso arrivare fin qui, e che ancora duole. Saper scrivere a
questo modo – saper distillare dalla rozza materia del disprezzo
una metafisica della cazzimma – Dio, varrebbe la perdita di un
braccio, possibilmente quello sinistro.
A
Benedetto Croce non per insultarlo e non per combatterlo, ma per
dirgli la mia ammirazione. Ammirazione per ogni onesta fatica. «Ho
un’ammirazione
per questo giovane – diceva un giorno un vecchio commerciante, d’un
giovane poeta, ho un’ammirazione per lui: ché se io fossi come lui
cretino e ignorante non saprei né leggere né scrivere – e lui fa
tragedie».
–
Così
io che sono un vecchio uomo incallito nel lavoro ho un’ammirazione
per Benedetto Croce, ché se io avessi come lui una mente acuta ed
astratta di filosofia non me ne sarei mai curato e avrei fatto il
giureconsulto – lui fa sistemi.
Ma
i sistemi non si fanno; e Benedetto Croce dopo aver assorbito tutti i
libri di filosofia si spreme e dice: «vedete, quest’acqua
d’indicibile
colore è il prodotto di tutte le altre acque, se ne mancasse una non
potrebbe essere quale è; di mio qui c’è
soltanto l’aggiunta
del mio proprio umore, e la mia angoscia è la sete degli uomini che
mancano e che ci verranno soltanto dagli stracci del futuro. Così io
mi spremo disperatamente perché è dovere d’ogni
straccio di filosofo di spremersi fino all’ultima
goccia dell’acqua
propria e altrui, perché altri poi assorba e risprema con l’aggiunta
del suo umore, e altri ancora assorba e sprema, e riassorbendo e
rispremendo vivrà l’umanità
nei secoli all’infinito,
il prodotto non sarà mai quello ma sarà sempre perfetto e non
risciacquatura come dicono i maligni ma quasi – spirito assoluto».
Niente,
ci ho aggiunto anche una virgola di mio, ma la
fitta resta.
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