mercoledì 19 marzo 2014

L’argomento più forte


L’argomento più forte in favore di Matteo Renzi, e questo dà il senso di come siamo messi male, è quell’anticipo di fiducia che alcuni ritengono necessario concedere a chi sta al timone della barca, non importa come ci sia arrivato, e ancora non è andato a sbattere contro uno scoglio, non importa se al timone stia da troppo poco tempo perché la cosa possa aver maturato un qualche credito. Si tratta della fiducia che serve a esorcizzare la paura di andare a sbattervi, e che si spera sia tanto più efficace quanto più cieca: a sollevare dubbi sulle capacità del timoniere, allora, ci si guadagna la fama di chi porta iella, e a segnalare gli indizi della sua inettitudine, poi, può addirittura scattare l’imputazione di disfattismo. L’amore per la barca si dimostrerebbe facendogli i migliori auguri o almeno stando zitti per non distrarlo: c’è burrasca, ma il tizio ostenta sicurezza, e in ogni caso sembra animato da buona volontà ed entusiasmo, perché rompere il cazzo con presagi di sventura? Lasciatelo fare, è la parola d’ordine, proviamo, chissà non sia quello  giusto. In buona evidenza, l’anticipo di fiducia che si concede a Matteo Renzi è l’altro volto della disperazione, quella che spera contro se stessa, e che per farlo deve sospendere ogni ragione, salvo il pentirsene quando la barca va a sbattere contro lo scoglio. Anche allora, tuttavia, per potersi assolvere, quanti sono stati in solido i corresponsabili del disastro devono compiere un altro esorcismo: convincersi che la fiducia concessa con tanta leggerezza sia la prova della loro innocenza. Non riusciranno mai a capire che i responsabili del naufragio sono loro, non possono. Legati al remo con una catena o con un cocktail in mano sul ponte di prima classe, hanno in comune la stessa idea di barca: quel legno è di tutti, ma non di ciascuno.  


8 commenti:

  1. La butto là solo come ipotesi: potrebbe il disamore per la barca produrre lo stesso argomento per fini diversi, ossia l'affondamento?

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    1. L'ho lasciato nel sottotesto, ma sono convinto - e mi sembra di averlo anche scritto in altre occasioni - che, quando il bene comune è inteso come patrimonio di un "tutti" che è "prima" e "sopra" l'individuo, nei suoi confronti viene meno la relazione posta nel binomio libertà-responsabilità che è caratteristica di quando è inteso come patrimonio di "ciascuno". Il suo destino - crescita o declino -. rimane "prima" e "sopra" la libertà e la responsabilità del cittadino, che dunque si sente autorizzato al parteciparne solo come astante. In pratica, nella speranza si esaurisce il suo contributo a rivelare la natura del destino comune. Perciò ogni elemento di natura critica - anche solo nel conato che si appalesa nell'attitudine alla critica - è considerato intrinsecamente sabotatorio. Dire che la squadra sta giocando male porta sfiga, fare un tifo belluino fino al 90° è patriottismo, concentrarsi su un colpo di culo che in zona cesarini consenta di afferrare il pareggio e andare ai rigori, affidando tutto - ancora - a un ultimo colpo di culo, è fede nell'incrollabilità della nazione. Poi, quando si perde, tutti a dare addosso all'allenatore e insinuare che i nostri sono dei finocchi.

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  2. Sono più che convinto che gli elementi aleatori in gioco siano talmente tanti e così erratici e sfuggevoli rispetto alla possibilità delle singole intelligenze individuali o collettive, se anche ve ne fossero, che oramai chi regge il timone della sua metaforica barca non determina alcuna differenza.
    LB

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    1. Concordo: siamo governati dal "caos deterministico" - tutta la Storia dell' Umanità altro non è che una sequenza di tentativi di tirare a campare sperando in una botta di culo.
      Quello che salta agli occhi oggi è l'incapacità dei governanti di formulare una retorica che riesca a dare una veste di presentabilità a questa triste(?) realtà.

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    2. Caro Victor, iddio ci liberi dai governanti capaci di formulare una retorica "gioiosa" della realta'. Ne abbiamo sofferto gia' abbastanza, e non vi e' nemmeno bisogno di scomodare gli ismi del secolo scorso visto che siamo inciampati in un Bush figlio mentre oggi restiamo a guardare i festosi raduni organizzati da un ex ufficiale del KGB. Anche se nell'ultimo esempio non mi sento di firmare una cambiale in bianco per gli stessi riformatori ucraini. Lei parla giustamente di retorica ed in effetti il potere appartiene a chi fa buon uso della linguistica come illustrazione di una metafora come organizzazione orientata dell'esperienza. In tutto questo non ci vedo caos ma resistenza, intelligenza, intuito e volonta'. Tutto quello che manca insomma ai progessisti italiani.

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    3. "Progessisti" nel senso proprio di "fautori dell'ingessatura" o si tratta d'un refùso con tutte le caratteristiche evocate da Freud per le inconsce psicopatologie causate dal nostro vissuto politico quotidiano?
      LB

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  3. Mi sembra che ci sia qualcosa in meno e qualcosa in più: in qualche modo, è un atteggiamento simile a quello di chi ha già provato omeopatia, fiori di Bach, cristalli, piramidi e power balance, e sia ora in procinto di gettarsi sul feng shui, sperando che stavolta sia la volta buona.
    O di chi (qui usa poco, in USA è molto comune), deluso da cattolici, battisti, metodisti, pentecostali e presbiteriani e, perché no, buddisti, sia incerto se optare per la meditazione trascendentale, scientology o i mormoni, senza trovare paradossale il proprio comportamento.

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  4. Che l'approccio generale, nemmeno tanto inconscio, sia scaramantico è indubbio ma la nave andrebbe comunque a incagliarsi. Zagreo

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