Francamente assurde, le pretese di Raffaele
Fitto. Sembra gli sfugga la ragione prima e ultima di Forza Italia, partito che
è proprietà privata di Silvio Berlusconi, fondato per tutelare i suoi
interessi. Lamenta «una resa incondizionata ai diktat di Matteo Renzi»,
Raffaele Fitto, e sembra non aver chiaro che il sì di Silvio Berlusconi a ciò
che Matteo Renzi chiede potrà far perdere altri voti a Forza Italia, forse, ma
torna utile a Silvio Berlusconi, senz’alcun dubbio. Il sì all’Italicum, col
premio di maggioranza attribuito alla lista e non più alla coalizione, coi
cento capilista bloccati: Raffaele Fitto lamenta che questo significa rendere
insignificante l’opposizione di Forza Italia, peraltro limitando enormemente il
numero dei deputati eletti con le preferenze. Appunto, no? Chi in Forza Italia
può contare su un consenso personale, per aver radicato bene sul territorio, lo
piglierà in culo e abbasserà la cresta. Un numero di parlamentari forzisti
assai più esiguo, poi, sarà un problema solo apparente: saranno sempre
abbastanza per tornar utili a Matteo Renzi, se le opposizioni interne al Pd
dovessero minacciare di far venir meno la maggioranza parlamentare. Raffaele
Fitto sembra non voler capire che, per tornare utile a chi ne è proprietario, un
partito non ha bisogno necessariamente di vincere le elezioni. Basta che torni
utile, meglio se indispensabile, a chi va al governo. Il patto del Nazareno, in
fondo, non è che questo: Silvio Berlusconi sfrutta al meglio la crisi di
consenso, e Matteo Renzi non può che accontentarlo, per poter fare del Pd un
partito personale, in cui le opposizioni interne contino meno di quello che
contano adesso, contino quanto Raffaele Fitto conta in Forza Italia. Se
stupisce che Raffaele Fitto non l’abbia capito, stupisce ancora di più non l’abbia
capito Daniele Capezzone, cui non dovrebbero essere ignote le logiche di un
partito personale: dovrebbe sapere che agli interessi personali del leader che
è proprietario del partito si può e si deve sacrificare tutto, anche il
consenso elettorale. Passi per Raffaele Fitto, che sembra non capirlo, e si
muove come un signorotto della Dc dei tempi andati: per Daniele Capezzone è
lecito pensare si tratti di stupidità, stupidità senza speranze.
Sostanzialmente ha ragione, Malvino, ma non è che i due stanno comunque recitando una parte che rientra anche quella negli interessi del padrone?
RispondiEliminaCioè, magari al padrone conviene che in tanti abbiano l'impressione che il partito sia effettivamente democratico e che in esso trovino spazio anche voci critiche. In fondo potrebbe essere un modo per tenere sotto controllo il dissenso interno.
Boh, non credo. Penso che prima o poi tutti pensino alla successione, in fondo il satiro è vecchiotto. Già ci pensò Fini, o meglio, si rese conto che sarebbe diventato leader del centrodestra solo da morto, con Berlusconi che gli avrebbe seppellito pure i nipoti. Gli andò malissimo.
EliminaSulla stupidità di Capezzone nessun dubbio, e non solo da ora. Per il resto la situazione politica attuale mi fa venir voglia di vomitare, e comunque alla fine riusciranno a riabilitare Berlusconi, anzi non mi pare che ce ne sia bisogno.
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