Non
una virgola fa la differenza tra il
testo dell’enciclica
Laudato si’ che oggi è stata ufficialmente
presentata in Vaticano e
quello che qualche giorno fa
l’Espresso ha
divulgato come «bozza» (*),
dunque possiamo rompere ogni indugio e dar corpo alle impressioni che
avevamo trattenuto per doverosa riserva: si tratta di un azzardo che
potrebbe costare assai caro alla Santa Sede, perché una cosa è il
necessario riposizionamento geopolitico in un mondo che da decenni
non regge più sugli equilibri di un tempo, ma un’altra
è dargli un manifesto che in buona sostanza, come vedremo, si assume
i rischi di dichiarare incontrovertibile la rottura dell’intesa
che, pur tra occasionali momenti di tensione, fin era sempre stata
solida tra Capitale e Chiesa, anche quando l’incalzare delle
istanze che si levavano dai meno abbienti costringevano la Santa Sede
a pretendere che più abbienti mostrassero un volto compassionevole.
Si potrà a lungo discettare su quanto questa mossa potesse considerarsi obbligata a fronte del collasso demografico e della
ingravescente secolarizzazione che affliggono il mondo occidentale,
rendendo il cattolicesimo sempre più debole dove prima era
fortissimo, per fargli trovare qualche vigore in Africa, in Asia e in
Sudamerica, ma sta di fatto che essa è estremamente impegnativa per
i pontificati a venire, soprattutto per il taglio che si è deciso di
dare alla denuncia di un sistema che fin qui ha dimostrato di sapersi
perpetuare di ristrutturazione in ristrutturazione, perpetuando –
certo – le sue ingiustizie strutturali, ma riuscendo comunque a
sventare la profezia di una sua ineluttabile implosione. Perciò
potremmo dire che la denuncia che Bergoglio scaglia contro il mondo
così com’è pecca dell’ingenuità e della retorica che Marx
rimproverava agli utopisti. E non è tutto, perché sugli strumenti
che dovrebbero trasformarlo in come dovrebb’essere non riesce a
spiaccicare nulla che non sia l’ormai datata esortazione di Leone
XIII, da un lato a temperare l’egoismo, dall’altro a rifuggire da
soluzioni violente.
Nulla di più cretino che definire socialista
questa enciclica: non lo è nel metodo dell’analisi, né nel merito
del progetto che sarebbe alternativo. Sono i toni che rendono Laudato
si’ un’enciclica
inaudita,
ma la ricetta non si discosta da quella della Centesimus
annus.
In più, gronda di ammicchi, di tic, di luoghi comuni, di vulgate
fortunate ma che non hanno mai trovato saldo fondamento, addirittura
di qualche franca bestialità.
scusi, Malvino, lo so che è off topic ma è un po' di tempo che volevo chiederle cosa ne pensa di Simone Weil e del suo "Manifesto per l' abolizione dei partiti politici". Grazie.
RispondiEliminaLa trovo insopportabile. Quel manifesto, poi, è tra le cose più cretine mai scritte nel Novecento.
RispondiElimina:)
EliminaGaspare, non sfottere
RispondiEliminaNon stavo sfottendo. Io mi riconosco totalmente in quel testo. Si deve pur fare uno sforzo per capire concettualmente l' apparente follia in cui è immersa da sempre la politica, individuare una o più cause prime di questa follia. Non capisco che senso abbia ripetere all' infinito che fa schifo.
EliminaMa come, m'hai rubato il titolo rubato a Jovanotti. Comunque scontato sto papa.
RispondiEliminaNon avendo letto l'enciclica parlo per sentito dire e probabilmente scrivero' una cazzata.
RispondiEliminaNon mi stupisce che questo papa indirizzi il suo messaggio alla caotica galassia alteromondialista con le sue propaggini ecologiste, pauperiste, luddiste e anticapitaliste. Con la chiesa hanno tanto in comune: la bontà delle intenzioni, almeno quelle manifeste, l'inconsistenza delle soluzioni e la propensione al fanatismo.
Insomma anche la piralide é una creatura divina e ha diritto di vivere, quindi tenetevi i figli con la spina bifida é dio che l'ha voluto oppure dovevate mangiare più yogurt bio.
Alla fine dell'enciclica c'è una preghiera per chi crede genericamente "in un Dio creatore onnipotente", e una per i cristiani. Ma da quanto in qua le CC ha preghiere generiche?
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