Potrebbe
avere qualche interesse raffrontare il testo della bozza di Laudato
si’ diffusa da l’Espresso con quello
definitivo dell’enciclica, che dovrebbe essere reso pubblico
domani, ma non ci si deve attendere grosse sorprese, perché in
Proprietà il .pdf recita
«Creato il: 10/06/2015 – 11:12:20» e
«Modificato: 11/06/2015 – 23:01:17»,
segno che si tratta di versione pressoché prossima a quella finale.
Vero è che l’enciclica ha subìto almeno tre rifacimenti ab
ovo, almeno così si è
vociferato, ma da almeno tre pontificati è ormai la regola che la
stesura di un documento ufficiale della Santa Sede sia assai più
tormentata che in passato, com’è comprensibile tenuto conto del
fatto che la platea dei lettori si è enormemente allargata e che
l’attenzione a questo genere di testi si è fatta sempre più
critica. Non si può escludere che nel raffronto troveremo qualche
aggiunta, qualche taglio, qualche riformulazione, ma non dovrebbe
trattarsi di grossa cosa, a maggior ragione dopo la divulgazione
della bozza, che può aver irritato tanto anche perché rendeva
imbarazzante apportarvi variazioni significative in
extremis.
In tal senso occorre
ridimensionare drasticamente la portata di quel «depotenziamento»
dell’enciclica che si è detto sarebbe stato negli intenti di chi
ha passato il testo della bozza a l’Espresso:
senz’alcun dubbio Bergoglio è inviso ad ampi settori della Curia
che un tempo erano solerti esecutori della politica ruiniana,
senz’alcun dubbio Sandro Magister è un ruiniano di ferro,
senz’alcun dubbio la divulgazione della bozza costituisce un
affronto che può avere anche un’obliquità intimidatoria o
addirittura minatoria, ma il testo di un’enciclica ha forza, se ne
ha, che trascende il contesto dal quale è stata licenziata. Fatto
sta che Laudato si’
è un’enciclica a dir poco imbarazzante e, se sarà il caso di
parlarne più estesamente quando tra poco avremo a disposizione la
versione ufficiale, non si può far a meno di rilevare quel che fa
trasalire – letteralmente trasalire – leggendone la bozza:
ipotesi scientifiche parecchio controverse spacciate come verità
inconfutabili, sconcertante eccletismo filosofico, affermazioni che
danzano pericolosamente sul bordo della dottrina, e poi, com’era
prevedibile, uno stile pastorale che cede perfino a qualche
beceraggine pur di compiacere quella sensibilità mondana in cui
Pietro è convinto sia conveniente buttar la rete per fare la sua
pesca grossa.
A parte, varrà la pena rammentare che fino ai primi anni Sessanta, quando in Vaticano ancora erano in uso pennino e inchiostro o stilografica, negli uffici della Curia era fatto divieto dell’uso di tamponi di carta assorbente per evitare la pur minima fuga di testi: al loro posto, si usava la sabbia.
Nelle more delle gesta medievalesche, trepidiamo nell’attesa della caustica chiosa al testo ufficiale. A parte gli scherzi, senza fretta, ci teniamo davvero!
RispondiEliminaMi sono letto anche io stralci la bozza. Trovo favoloso che la soluzione più banale al pattern di crescita infinita con risorse finite non sia stata trattata, ovvero il controllo delle nascite. Ma no, andate e moltiplicavi.
RispondiEliminaEh, hai detto niente. Non fate come i conigli, ma neanche come i miscredenti, altrimenti lo sapete che San Luigi piange.
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