«Pronto»
«È
***?»
«Sì,
con chi parlo?»
«Provi
a indovinare. La mia voce non l’aiuta?»
«Inconfondibile,
ma non ci vuole molto ad imitarla...»
«Sono
io, può esserne certo...»
«Non
ho intenzione di prestarmi a burle, ora riattacco. Le do cinque
minuti per twittare una qualsiasi cazzata delle sue in cui ci sia...
Ecco, ci metta un “che” con due acca, e mi richiami solo dopo
averlo fatto...»
«Che
paranoia...»
«Guardi
che siamo entrambi due personaggi alquanto fittizi creati da uno che
neanche sa dove andrà a parare questa conversazione telefonica: a me
ha fatto dire quello che ho detto, a lei tocca fare quello che le ho
chiesto, sennò la fiction finisce qui. Sembra paranoia, in realtà è
un prologo che deve dare al lettore un’idea
di chi sia io. Lei è persona nota e non ne ha bisogno»
«Ma
non mi sono presentato»
«E
lei pensa che il lettore sia cretino? Via, si è capito...»
«Ok,
posto il tweet e la richiamo»
«Due
acca...»
«Ho
capito»
«A
dopo»
«A
dopo»
...
«Pronto»
«Sono
io. Ha letto?»
«Sì.
Dica pure. Ma cominci col dirmi chi le ha dato il numero del mio
cellulare...»
«Ho
chiesto in giro...»
«Sì,
ma poi chi glielo ha dato?»
«***»
«Perché
mi ha chiamato?»
«Ho
letto quello che ha scritto in questi giorni. Volevo sapere se è
davvero convinto che...»
«Ammesso
che non ne fossi convinto quando lo scrivevo, lo sarei adesso, e per
il fatto stesso che si scomoda a telefonarmi per chiedermelo»
«Ma
non ha detto che siamo entrambi due personaggi fittizi che...?»
«Certo,
ma non è detto che uno dei due non sia più fittizio dell’altro»
«E
quello sarei io?»
«È
lei che ha una dimensione pubblica, che è fittizia di suo, io sono
un comune cittadino... Ma vada al sodo, mi dica cosa vuole
e poi sparisca»
«Quando
dice che... No, aspetti... Ecco qui, lei scrive: “... la
parte pretende di essere il tutto, di poterlo interamente
rappresentare in modo organicistico, con la coincidenza di leader in
partito, di partito in nazione e di nazione in stato...”»
«Ebbene?»
«Ma
è una cazzata»
«Non
ho mica scritto che avvenga scientemente. Non pensi ad un soggetto
agente, pensi ad un soggetto agito...»
«Non
saprei cosa voglio?»
«Non
ho detto questo. Dico che è cosa diversa da quello che crede...»
«Forse
ho sbagliato a chiamarla»
«Lo
penso anch’io, sa? Ma le ripeto:
siamo personaggi fittizi, consideri che potrebbe anche non essere
stata una scelta... In ogni caso adesso chiudo, non penso ci sia
altro da dire»
«E
questa non è una scelta?»
«Ma
non vede che anche ogni mia frase è tra virgolette?»
«Non
la seguo»
«Non
mi segua»
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