Quando
si riesce a mettere al sicuro le fortune accumulate sgozzando e
depredando, viene il momento di far dimenticare come si è riusciti
ad accumularle, nel tentativo di lasciar credere che siano cadute dal
cielo a premiare un eccezionale incrocio
di virtù. È il momento in cui il nomignolo del delinquente
diventa nome del casato, mentre i suoi misfatti vengono trasfigurati
nei simboli del blasone, dove ben presto diventeranno leggenda di
imprese eroiche. I modi diventano sempre più fini, il sangue diventa
blu, il bottino dei saccheggi diventa possedimento, e dove prima i
nemici pendevano ai ganci di macelleria si fa spazio alla pinacoteca,
ben presto ricca di dipinti di rara bellezza, immancabili le ninfe al
bagno, le scene tratte dalle sacre scritture, i ritratti del padrone
di casa cui il pennello abbia saputo dare la patina d’uomo
giusto, perfino pio. Guai al ladruncolo che allora penetri a palazzo
per rubare un candelabro: ha sovvertito l’ordine
del creato, ha violato la proprietà privata...
Ernesto
Galli della Loggia lamenta l’arcigna arroganza di un certo
conformismo «per il quale il passato è sempre sinonimo di
sorpassato» e che «predica sempre un vibrante rifiuto morale
per tutto quanto sappia di disciplina e di autorità, mentre è
pronto all’approvazione incondizionata per ciò che appare
“autentico” e soprattutto “libero”: meglio se all’insegna
dell’“amore”» (Corriere della Sera, 29.2.2016).
S’avvede che sta lamentando il
furto di un candelabro in casa di un malfattore di antica schiatta?
Un conformismo lascia spazio a un altro, è così da sempre, ma siamo
certi che quello vecchio, messo in discussione da quello nuovo, abbia
le carte in regola per lamentare il modo in cui gli è fatta violenza
e, prim’ancora, il fatto stesso
che gliene venga fatta?
Varrebbe
la pena di affrontare una volta per tutte questa faccenda del nuovo
conformismo lamentato dai difensori del vecchio conformismo, ma oggi
mi sento fiacco. Se ne riparla.
Sì, riparlane, anche perché l'incipit è assai suggestivo.
RispondiElimina