lunedì 29 febbraio 2016

Conformismi


Quando si riesce a mettere al sicuro le fortune accumulate sgozzando e depredando, viene il momento di far dimenticare come si è riusciti ad accumularle, nel tentativo di lasciar credere che siano cadute dal cielo a premiare un eccezionale incrocio di virtù. È il momento in cui il nomignolo del delinquente diventa nome del casato, mentre i suoi misfatti vengono trasfigurati nei simboli del blasone, dove ben presto diventeranno leggenda di imprese eroiche. I modi diventano sempre più fini, il sangue diventa blu, il bottino dei saccheggi diventa possedimento, e dove prima i nemici pendevano ai ganci di macelleria si fa spazio alla pinacoteca, ben presto ricca di dipinti di rara bellezza, immancabili le ninfe al bagno, le scene tratte dalle sacre scritture, i ritratti del padrone di casa cui il pennello abbia saputo dare la patina duomo giusto, perfino pio. Guai al ladruncolo che allora penetri a palazzo per rubare un candelabro: ha sovvertito lordine del creato, ha violato la proprietà privata...
Ernesto Galli della Loggia lamenta l’arcigna arroganza di un certo conformismo «per il quale il passato è sempre sinonimo di sorpassato» e che «predica sempre un vibrante rifiuto morale per tutto quanto sappia di disciplina e di autorità, mentre è pronto all’approvazione incondizionata per ciò che appare “autentico” e soprattutto “libero”: meglio se all’insegna dell’“amore”» (Corriere della Sera, 29.2.2016). Savvede che sta lamentando il furto di un candelabro in casa di un malfattore di antica schiatta? Un conformismo lascia spazio a un altro, è così da sempre, ma siamo certi che quello vecchio, messo in discussione da quello nuovo, abbia le carte in regola per lamentare il modo in cui gli è fatta violenza e, primancora, il fatto stesso che gliene venga fatta?
Varrebbe la pena di affrontare una volta per tutte questa faccenda del nuovo conformismo lamentato dai difensori del vecchio conformismo, ma oggi mi sento fiacco. Se ne riparla. 


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