mercoledì 13 aprile 2016

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Si è soliti attribuire a Chilone il precetto di non dir dei morti altro che bene, ma in realtà Diogene Laerzio gli mette in bocca semplicemente il divieto di dirne male (Vite dei filosofi, I, III, 70), che però ha antecedenti in Omero (Odissea, XXII), in Archiloco (fr. 134 West) e in Eschilo (fr. 151 Radt).
Non è del tutto irrilevante la differenza tra il τον τεθνηκοτα μη κακολογειν di Chilone e il de mortuis nihil nisi bonum che diventa quando Ambrogio Traversari lo traduce dal greco al latino (Laertii Diogenis vitae et sententiae eorum qui in philosophia probati fuerunt, 1433). Nel primo caso, se voglio dir male di un morto, il precetto non mi dà alternative: devo tacere. Nel secondo caso, è un po diverso: mi è offerto il modo di parlarne, ma solo per dirne bene, il che non mi impedisce luso di strumenti retorici che possono rivelare quel che davvero penso, almeno a chi sia in grado di cogliere cosa ci sia sotto (υπο) il mio parlare (κρινειν). In sostanza, il de mortuis nihil nisi bonum mi consente unipocrisia (υποκρισιη) che il τον τεθνηκοτα μη κακολογειν mi nega.
Probabilmente è questo che spiega perché si sente parlare tanto bene di chi si sentiva parlare tanto male in vita, appena muore. Si tratta, tuttavia, di unipocrisia che solo in pochi casi rivela linsopprimibile bisogno di ribadire, pur ricorrendo allunico espediente consentito, il giudizio negativo che si aveva del morto, quandera vivo, perché, più in generale, accade che al tacere si preferisca parlare, per coprire leco del giudizio negativo che nel silenzio sarebbe ancora ben udibile: il tanto dirne male quandera vivo è così persistente che rischia di offenderlo anche da morto, e allora occorre esagerare col dirne bene, non di rado arrivando al grottesco.
Pessimi difetti diventano, così, virtù che prima non erano neppure sospettate, e al disprezzo fa posto la lode, allinsulto lincensamento: il pazzo fottuto è diventato un appassionato visionario, il losco burattinaio ora è un leader buono e saggio, dove prima c’era l’avido affarista ecco l’idealista che ci rimetteva di tasca sua..Il moralista ne resta nauseato, lo studioso di scienze umane sa trovarlo affascinante. 

12 commenti:

  1. l'orazione funebre di antonio in Shakespeare potrebbe essere un esempio per il passato? per l'oggi non saprei a chi altri alludere ...

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    1. D'accordo solo in parte, perché nella sua orazione Antonio riserva una bella dose di υποκρισιη soprattutto a Bruto e solo marginalmente al morto.

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    2. Diciamo che Antonio saggia un po' il terreno incerto che ha di fronte, prima che l'opinione pubblica si rivolti chiaramente contro i congiurati. mentre oggi per il morto son solo lodi sperticate e senza remore. Sarebbe bene annotarne alcune per poterle ricordare fra qualche tempo, sebbene queste cose in Italia non abbiano più possibilità di giovare di una pippa a un morto (appunto).

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  2. Già.
    Il poter passar di qua a riflettere è prezioso.
    Stia bene.
    Ghino La Ganga

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  3. Direi che nel caso in questione, valga la pena non parlarne affatto.
    Fuffa "eterea"

    caino

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  4. Io non penso però che, per provare nausea di fronte a quel che si sente in giro, occorra essere "moralisti", specie se inteso nel senso negativo del termine. Piuttosto, direi che in certi casi la nausea sia un sentimento nobile, per provare il quale basti volare basso. Mantenere una vertebra di spina dorsale, ad esempio, e di rispetto per l'intelligenza che ci è toccata in sorte, per poca che sia.

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    1. @Top Ganz:
      scusi, se ne evince che Lei parte dal presupposto che almeno un po' di intelligenza sia toccata in sorte a tutti.
      Sicuro sicuro?
      Stia bene.
      Ghino La Ganga

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    2. Apprezzo la sua retorica ironia. Nondimeno rispondo: sì. E ribadisco: "per poca che sia". Anche una zanzara agisce in base a degli schemi neurologici che possiamo considerare intelligenza primordiale o in senso lato. Anche i nostri opinionisti di professione, per i quali l'intelligenza di una zanzara sembra essere il requisito da evidenziare innanzi tutto nel loro curriculum.

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  5. Beh, direi che in ogni caso, il giudizio sui "morti" resta un fatto individuale.
    Se lo si vuole "estendere" allora si esplichi e si generalizzi.
    Il mio parere diversamente, vale tanto quello di un "Nobel".

    caino

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  6. " il tanto dirne male quand’era vivo è così persistente che rischia di offenderlo anche da morto, e allora occorre esagerare col dirne bene, non di rado arrivando al grottesco."

    Perfetto. Sottoscrivo.
    Quanto alla nausea, ne provo tanta. Davvero tanta.

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    1. @annamaria:
      capisco le Sue sensazioni, annamaria, eppure La prego di continuare a scrivere.
      Perdere la lettura dei Suoi commenti mi sarebbe insopportabile.
      Grazie in anticipo, stia bene.
      Ghino La Ganga

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  7. Mi permetto, dottore, di consigliarle questo sito, ottimo per scrivere in greco:
    http://babel.mml.ox.ac.uk/naughton/polytonic-greek-inputter.html

    Si perde magari un po' di tempo, ma l'esito è perfetto.
    Saluti

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