Quando
si trattò di discutere su quale valore attribuire al voto, la
Costituente si spaccò in due: c’era
chi voleva
che la Costituzione ne affermasse l’obbligatorietà
giuridica e chi invece riteneva fosse un pochino esagerato schiaffare
in galera chi disertasse le urne. Si arrivò al compromesso e il voto
fu dichiarato «dovere
civico».
In quanto «dovere»,
era implicito dovesse stabilirsi una sanzione per chi se ne sottraeva. Avendo rinunciato a trattarla come un reato, l’astensione
fu punita con l’iscrizione
in un apposito albo, che per un mese restava esposto al pubblico
nella bacheca delle ordinanze comunali, e con l’annotazione
«non
ha votato»
sul certificato di buona condotta per i cinque anni successivi, a
norma dell’art.
115 del testo unico della legge elettorale del 30.3.1957, che
definiva il voto come «obbligo
al quale nessun cittadino può sottrarsi».
Sarà solo un caso, ma tutto questo ha termine solo quando le leggi
elettorali virano al maggioritario, quasi a concedere un vero e
proprio diritto di astensione dal voto proprio quando la cosiddetta
governabilità comincia ad essere sentita prioritaria rispetto alla
rappresentatività. Come a dire: togliamo al tuo voto il suo
effettivo peso, ma in cambio ti concediamo la libertà di non votare,
lasciando al biasimo la mera maniera.
La Costituzione continua a
recitare che il voto è un «dovere
civico»,
ma al rispetto del principio sembrerebbe sia tenuta solo la figura
istituzionale, visto che continua ad essere vigente, per esempio, la
legge
352 del 25.5.1970 (Norme
sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa
legislativa del popolo)
che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni «chiunque
investito di un pubblico potere [...] si adopera [...] ad indurli
[gli
elettori] all’astensione».
Vigente per modo di dire, visto che il Presidente del Consiglio continua ad invitare a disertare il referendum che si terrà
dopodomani senza che una Procura della Repubblica senta il bisogno di
intervenire.
Poi c’è
l’emerito,
e a emerito non aggiungo Presidente della Repubblica perché alludo ad altro. Dalle pagine de
la
Repubblica,
ieri, l’emerito
diceva che «l’astensione
è un modo di esprimere la convinzione dell’inconsistenza e della
pretestuosità di questa iniziativa referendaria»,
alla faccia dell’Ufficio
centrale per il referendum presso la Corte suprema di cassazione che
l’ha
dichiarata legittimamente fondata. Il rispetto del principio viene così ad essere dichiarato eludibile anche da chi sia investito di un pubblico potere.
Sarà solo un caso, ma tutto questo accade col degrado della funzione rappresentativa in una delle più plastiche rappresentazioni del cosiddetto «populismo dall’alto»: il pubblico potere trae legittimità dal silenzio-assenso più che dal dichiarato consenso e l’invito all’astensione diventa il modo per poter dichiarare legittima la pretesa della delega in bianco.
Ne è ulteriore conferma la
procedura che l’emerito ritiene
più adeguata a correggere quelli che non ha difficoltà a riconoscere
come punti deboli della riforma costituzionale per la cui
approvazione così com’è da
parte del parlamento non ha risparmiato impegno: «Bisogna
soprattutto farla, una riforma come quella appena approvata, eppoi
impegnarsi per la sua migliore attuazione. A questo compito
dovrebbero partecipare, una volta confermata la legge con il
referendum, anche i gruppi politici che oggi la osteggiano». Scriverla come viene, approvarla anche se ha dei difetti, chiedere al popolo bue di dare il non obstat, e poi procedere a migliorarla per quanto possibile coinvolgendo chi avrebbe voluto emendarla prima che fosse approvata, ovviamente se disposto al supino assumere la ratio di un tombale neoconsociativismo. Che vi dicevo? Un emerito.
Lei sa mica, a tal riguardo, che esito hanno avuto o a che punto sono i ricorsi e le denunce dei Radicali alla Procura di Roma? E' possibile che la Procura abbia omesso di esaminarli in tempo?
RispondiEliminaOnestamente è un po' di tempo che trascuro le loro cose.
EliminaMi ero parzialmente sbagliato. Chi doveva esaminare per tempo era il TAR (che pochi giorni fa ha in effetti rigettato il ricorso dei Radicali). La Procura immagino che invece possa anche prendersela comoda, trattandosi - eventualmente - di un reato e, come tale, perseguibile anche dopo il voto.
EliminaSuvvia Malvino, il fatto che un referendum sia considerato ammissibile non c'entra nulla con la pretestuosità, che si riferisce ai motivi per cui quello specifico quesito è stato richiesto.
RispondiEliminaMa soprattutto: il reato di vilipendio vale anche per gli ex? Perchè a ogni emerito m'è partita una risata incontrollata.
No, per gli ex non vale. Comunque non sono d'accordo sul fatto che la pretestuosità sia categoria pertinente in quest'ambito, tanto meno a farla diventare dirimente nel merito. Se ho le firme necessarie per sottoporre un quesito al corpo elettorale e se questo quesito supera il vaglio dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte suprema di Cassazione, esso ha ragion d'essere in se stesso.
EliminaMah, è come venire multati per una luce di posizione rotta mentre di fianco passano tre minorenni su un Ciao senza casco. Probabilmente a quel vigile stiamo sulle palle, e sta usando un pretesto per punirci. Punizione che ha ragione d'essere in se stessa, è incontestabile che fosse suo diritto perchè la mia luce di posizione è bruciata e il codice della strada prevede una sanzione.
EliminaPerò quando te ne vai hai la sensazione di essere stato fregato.
Olympe de Gouges,sul suo Blog, chiarisce quella che per Lei è il senso ed il valore di Una Costituzione.
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2016/04/il-credo-borghese.html
Da questo punto di vista il dibattere su andare o non andare a votare, perde peso, e di conseguenza pure il dibattere sulle costituzionalità o meno, sui doveri ect e pure sulle contraddizioni a cui vanno incontro "nel tempo" i vari Emeriti (tanti a dire la verità)
Dal mio piccolo punto di vista altro non rimane che prendere atto che Le Costituzioni ,come tutte le cose di questo mondo ,sono "caduche" e trovano il " tempo che trovano"
Amen
Caino
Sì, ho letto il post di Olympe de Gouges, non me ne perdo mai uno, e prim'ancora di averlo letto non mi aspettavo sul tema un'opinione diversa da quella che lì è espressa. Il problema - perché di problema si tratta - è che, in un'ottica riduzionista di tipo marxiano, ogni discussione sulla forma e sulla sostanza del diritto nella società borghese si riduce allo smascheramento della sua natura di strumento di sopraffazione. Direi che, se assumiamo la premessa marxiana, diventa in qualche modo superfluo discutere di altro che della necessità di abbattere la società borghese, semmai vale la pena di spendersi sul come, e sul cosa mettere al suo posto. Vaste programme, tanto per intenderci. Nello specifico, e rammentando che sono critico sull'istituto stesso del referendum, qui c'è constatare le contraddizioni interne di una logica che fonda un diritto regolarmente disatteso da chi se ne dice custode.
Eliminala tua critica è ben fondata sul fatto che dei rappresentanti al massimo livello istituzionale con le loro dichiarazioni abbiano inteso far strame per mero tornaconto politico di un diritto non solo garantito ma statuito come “dovere civico”. Meno d’accordo, ma considero che ciò va a supporto della tua argomentazione, sul voto come «obbligo al quale nessun cittadino può sottrarsi» di cui alla legge del 1957. E che si tratti d’invocazione a una legge che personalmente considero d’impronta reazionaria mi pare non sia azzardato adombrare dal tuo esplicito rammarico per la sua disapplicazione di fatto (a meno che, come spero, tale rammarico non si riferisca segnatamente al delitto di tradimento in argomento e non valga per i comuni mortali i quali avranno ben diritto, credo, d'astenersi).
EliminaCome ho già scritto, anche sulla scorta della tua risposta a un lettore, l’unico motivo per andare a votare domenica prossima è quello di far dispetto a quelle teste emerite. Tanto che spero che il quorum sia raggiunto, chissà forse all’ultimo momento anche con il mio voto.
Per quanto riguarda il resto se ne può parlare, sine ira et studio. ciao
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/15/referendum-linvito-allastensione-e-reato-punito-con-pene-fino-a-tre-anni-m5s-e-rifondazione-denunciano-renzi/2642353/
RispondiEliminaDa un ex GUF, poi passato a claquer a Budapest quando i carri armati degli amici dei miei amici facevano manovre sulla gente disarmata che osava alzare la voce, assiduo frequentatore di loggioni di teatri operistici e non, che c'è da aspettarsi? Gattopardando gattopardando 'sto paese affonda negli idrocarburi e liquami organici di ogni specie, terra dei fuochi per tutti.
RispondiEliminaCaifa.