Non
ho dato molta attenzione al processo in cui alla sbarra erano, fra
gli altri, Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi. La ragione sta nel
fatto che mi è parso avesse il sapore di una farsa, come d’altronde
mi pare confermato dal modo in cui si è chiuso, e infatti l’unico
commento che ho dedicato alla vicenda si è risolto in due tweet di
rampogna ai due imputati, colpevoli a mio modesto avviso di essersi
prestati per sciocca vanità professionale al ruolo che il Vaticano aveva
affibbiato loro in quella che peraltro aveva tutti i tratti di
un’oscena parodia («Nuzzi
e Fittipaldi –
scrivevo il 24 novembre dello scorso anno –
non dovevano presentarsi in Vaticano, per la semplice ragione che non
erano tenuti a farlo. La vanità è stata più forte»;
e poco dopo: «La
tragedia di Giordano Bruno trascinato in ceppi dinanzi
all’Inquisizione
torna come farsa con Nuzzi che va a farsi processare in Vaticano»).
Oggi che il Vaticano manda prosciolti i due per
«difetto di giurisdizione»,
dichiarandosi in sostanza non legittimato a processarli,
eviterei a maggior ragione di tornare sulla faccenda, se non fosse
per il contenuto dell’intervista che Gianluigi Nuzzi ha concesso a
Luca Telese per Libero di venerdì 8 luglio (pag. 3), e che
nel titolo e nel sommario, qui sopra riprodotti, mi fa pentire di
quei tweet, dei quali qui chiedo pubblicamente scusa: a spingere
Gianluigi Nuzzi a farsi processare da chi non ne aveva alcuna
legittimità – per averne la contezza bastava un’infarinatura
non dico di Diritto, ma di cultura generale – non era la voglia di
mettersi in posa da eretico o da martire della libertà di stampa per
lucrarci sopra, ma il mero non capire un cazzo di quello che in
realtà era il vero scopo di un processo istruito a quel modo.
Dico
questo, perché a me, a naso, Gianluigi Nuzzi è sempre parso un buon
cazzone, capace sì di farsi usare – non importa quanto
coscientemente – da questa o quella fazione interna alla Curia pur
di poter rivendicare il sacrosanto diritto di fare informazione, ma
non al punto da farlo sentendosi davvero a rischio di essere bruciato
vivo a Campo de’ Fiori. Per
quello che oggi gli esce di bocca non ci sono che due alternative: o
Gianluigi Nuzzi non è affatto un buon cazzone, e in finale di farsa
continua a scroccare emozione attardandosi a tenere addosso i panni
dell’eretico, ora graziato da
Papa Clemente Ennesimo; o è molto più che un buon cazzone, è un
cazzone come non se n’è mai
visti di eguali. E tra le due alternative, per non far torto al naso,
mi impongo di prendere per buona la seconda.
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