Io
la penso come Daniele Luttazzi:
«La satira,
per
definizione,
è
contro il
potere.
Contro
ogni potere.
È
una combinazione di ribellione e irriverenza e mancanza di rispetto
per l’autorità» (Lepidezze
postribolari ovvero Populorum Progressio, Feltrinelli
2007 – pag. 103), perciò mi chiedo cosa sia quella di Makkox, che
chiude la puntata di Propaganda
live
di venerdì 26 ottobre con una striscia davvero invereconda: sulla
cover della sigla finale di Goldrake
cantata da Alessio Caraturo, un tenero Mattarella con
mantello tricolore sfreccia nel cielo, quando ad un tratto – puf!
– gli vengono meno i superpoteri (è chiaro debba esserci lo
zampino di Vega, cioè di Beppe Grillo) e –
zow!
– precipita, ma per fortuna, ad impedirgli di spiaccicarsi al
suolo, ecco una selva di braccia ad afferrarlo al volo – sfrunf!
– riavendone un «Grazie,
amici! Sapete, qualcuno pensa che i miei poteri mi rendano troppo
“potente”, ma non capisce che quelli, i poteri, senza di voi, non
ci fai nulla»,
che miete tanti adoranti cuoricini.
«Ribellione
e irriverenza»?
Non ne vedo traccia. Tanto meno vedo traccia di «mancanza
di rispetto per l’autorità»,
anzi, direi si tratti di una esemplare prova di sfacciata leccaculaggine.
Se non è satira,
allora, cos’è?
Per trovare una risposta credo si debba riandare alla lettera con la
quale, a giugno, il Presidente della Repubblica esprimeva il suo personale apprezzamento per come la trasmissione condotta da Diego Bianchi aveva
«seguito,
con sguardo scanzonato ma mai banale, la complicata fase delle
consultazioni per la formazione del governo».
Un’investitura,
in buona sostanza. È che durante quella «complicata
fase delle consultazioni»
nasceva l’ennesimo Partito del Presidente, una costante nella vita
politica italiana, giacché ogni settennato ha avuto il suo. Partito
assai sui
generis,
ovviamente, cui un canale di comunicazione extra-istituzionale torna
estremamente utile. Tacitamente si saldava il patto: voi mi scaldate la platea e io vi faccio la marchetta, poi, vedremo, può darsi che nel 2022 possano scapparci pure due onorificenze da cavalieri del lavoro.
Ma può darsi che questa sia una lettura
eccessivamente dietrologica. In tal caso si potrebbe ripiegare sul
banale, che è il miglior rasoio di Occam. Perché in fondo anche ai tempi di Gronchi al Quirinale c’era
un gran via vai di donnine del mondo dello spettacolo. Nessuna faceva
satira, però. Anzi, si mormorava che il satiro fosse Gronchi.
Più puntate di propaganda live vanno in onda più aumenta il consenso per nazismo fascismo o qualsiasi forma dittatoriale che possa zittire questi onanisti.
RispondiEliminaMi pare, tutto sommato, un'analisi non corretta. Nel mondo alla rovescia che va creandosi, il bilanciamento dei poteri rappresenta un orpello che gli araldi del "cambiamento" vogliono buttare via; da questo punto di vista, manifestare supporto al Presidente della Repubblica significa schierarsi con una minoranza, dato che il clima culturale dominante sta andando in tutt'altra direzione. E sì, c'è un eccesso di dietrologia. Se Diego Bianchi avesse voluto fare da megafono a qualcuno, avrebbe potuto scegliere Renzi, che a questo tipo di manifestazioni è molto più sensibile. Tuttavia, durante gli anni del governo Renzi il team di Bianchi non ha mostrato grande vicinanza (per usare un eufemismo) all'onda di improvvisa popolarità dell'allora Presidente del Consiglio.
RispondiEliminaLei elude la questione da me sollevata, che qui le ripropongo in altri termini: la strip di Makkox le sa più di satira o di pompino? Quello del Quirinale è un potere: quand'anche la satira dovesse acconciarsi a schierarsi col potere più debole per colpire quello più forte - ma chi l'ha detto? - dove sarebbe il "clima culturale dominante" ostile al Quirinale con un Mattarella che riscuote dagli italiani una fiducia superiore a quella che riscuotono Conte, Salvini e Di Maio (Demos & Pi, settembre 2018)? No, la sua difesa d'ufficio non regge: quello di Zoro e Makkox è intrattenimento, e come tale si premura di conquistarsi una rendita di gradimento, perché le leggi dello spettacolo sono crudeli. Renzi non ha mai offerto garanzie di lunga durata, né i gialloverdi le offrono oggi: chi tiene a non bruciarsi una carriera non rischia. Sia chiaro, c'è da comprenderli. Zoro ha pazientemente costruito la sua posizione con anni di faticosa gavetta, perché dovrebbe buttar via tutto? Makkox, invece, è arrivato a vedere qualche soldo solo dopo i 50 anni, figuriamoci se ora è disposto a rischiare di perderlo. Non vorrei essere frainteso: è tutto legittimo, ma non la si chiami satira. D'altronde la trasmissione non fa mistero di essere propaganda. Diciamo che quella strip di Makkox era più irritante della comune propaganda: puzzava di culto della personalità, tanto più fastidioso perché cucito addosso a un ex democristiano della corrente di De Mita.
EliminaPer andare ancor più sul banale, il titolo dice già tutto: è Propaganda, roba da Istituto Luce senza nemmeno la voce stentorea e le bonifiche dell'Agro Pontino.
RispondiEliminaMi piace Luttazzi, mi manca Luttazzi e mi fa piacere vederlo citato in questo blog. Anch'io la penso come Daniele Luttazzi.
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