Visto
che la Costituzione contempla la possibilità che il Presidente della
Repubblica invii messaggi alle Camere, e che sono le
Camere a dover dire l’ultima
parola sulla Legge di Bilancio, della quale il Governo annuncia di
non essere disposto a cambiare neppure una virgola, non si capisce perché
Mattarella abbia scelto l’Assemblea
dell’Anci
per lanciare il suo richiamo al rispetto dell’equilibrio
di bilancio, con evidente riferimento all’art.
81 della Costituzione, che tuttavia non fa cenno a Sindaci o a Comuni
neppure di striscio.
Non si capisce a voler far finta di esser
stupidi, perché in realtà si capisce, eccome. Non era importante dove e a chi, ma quando, e dunque perché: il suo richiamo voleva
cadere a cavallo della prevedibile bocciatura della Manovra di
Governo da parte del Consiglio europeo, e dunque intendeva assumere un peso
politico, che poi è la tentazione a cui nessun inquilino del
Quirinale ha mai saputo resistere. Pessima abitudine, perché
l’attività
di indirizzo politico non spetta a chi è chiamato ad essere
garante del dettato costituzionale.
Si potrà obiettare che in
effetti Mattarella è intervenuto per richiamare al rispetto di un articolo
della Costituzione. Non c’è
dubbio, ma lo ha fatto sbagliando momento e modo: altra cosa
se avesse scelto di affidare il suo richiamo ad un messaggio alle
Camere allorquando queste fossero state in procinto di affrontare la discussione sulla Legge di
Bilancio. Ma cosa avrebbe potuto dire in quel messaggio? Cosa avrebbe potuto
aggiungere o togliere ad un articolo che, pur pretendendo di imporre
chissà cosa al legislatore, in realtà non gli impone niente?
«Lo
Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio
bilancio», certo, ma quale Legge di Bilancio dichiara esplicito
squilibrio tra le due voci? E, certo, deve farlo «tenendo conto
delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico», ma
a chi spetta riconoscerle come avverse o favorevoli? In
quell’articolo, poi, è fatto divieto di ricorrere all’indebitamento?
Macché, «il
ricorso all’indebitamento è consentito», sebbene «solo al fine
di considerare gli effetti del ciclo economico», e «al verificarsi
di eventi eccezionali». Ma chi è tenuto a considerare questi
effetti, a valutare l’eccezionalità
degli eventi che motivano il ricorso all’indebitamento, e quindi ad
autorizzarlo?
Le Camere, appunto, nelle quali i giallo-verdi hanno una solida maggioranza.
Mattarella sa bene che le Camere sarebbero sorde
a un suo messaggio, e dunque sveste i panni del garante della
Costituzione che sta al di sopra delle parti per indossare quelli
dell’attore
politico che scende in campo per opporsi alla linea economica del
Governo. Illegittimo, certo, ma ampiamente prevedibile: sono passati
tre anni e mezzo da quando è stato eletto al Quirinale, di solito un
Presidente della Repubblica non resiste più di tanto nel restare
super partes. Cosa prometteva che potesse essere meglio di uno Scalfaro o di un Napolitano?
Mi assale un dubbio: paragonarlo a Scalfaro o a Napolitano è vilipendio?
Forse se provi con Cossiga.
RispondiEliminaSaresti favorevole a un ritorno alla Costituzione del 48?
RispondiEliminaG.
Altri tempi.
RispondiElimina