lunedì 5 novembre 2018

E l’individuo pare intenzionato a cedere


Si può parlare di globalizzazione prescindendo da cosa si intende con globale, dal fatto che globale viene da globus, da quale significato si deve dare a quel glob- che sta in globus, del modo in cui quell-us lo sostantivizza. Così col liberalismo, dove in effetti è assai raro che da liberale si ritenga necessario risalire a liberus, per darne ragione in quel lubeo che sta per mi aggrada, e che sottintende una libertà di scelta. Idem col populismo: se dobbiamo parlarne, chi riterrà necessario premettere che populus viene da πλέως, e dunque rimanda a un plenus? Col comunitarismo accade l’esatto contrario: qui pare sia dobbligo richiamare il concetto di communitas, per spiegare che viene da communis, cioè con-munus, per chiarire che munus è insieme onus, officium e donum, e che cum implica un vincolo.
Come mai qui si ritiene indispensabile risolvere in radice loggetto della discussione? Credo che dipenda dal fatto che la communitas dà conto della sua reale natura solo conferendo pienezza di significato al suo etimo, il che potrebbe risultare perfino fuorviante col liberalismo, che in realtà non mi consente affatto di fare tutto ciò che mi aggrada, o col populismo, che non implica affatto un plenum di consenso popolare, tanto più con la globalizzazione, che infatti resterebbe esattamente ciò che è, anche se il mondo fosse piatto invece di avere forma sferica.
Da questa stretta relazione tra etimo e significato corrente emerge unaltra particolarità del comunitarismo: a differenza di altri termini che nel corso del tempo si sono adattati a descrivere realtà anche profondamente diverse da quelle che descrivevano in origine (si pensi, per esempio, alla democrazia, che per lungo tempo non implicò il suffragio universale), il comunitarismo mantiene intatto il significato col quale fece esordio nel discorso politico, con Aristotele, anche se nelle sue Πολιτικά compare come κοινωνία. Possiamo ragionevolmente ritenere, dunque, che si tratti della ripresa di qualcosa che avanza la pretesa di essere sempre valida, pur al variare dei tempi, ma su cosa poggia questa pretesa? Innanzitutto, sul fatto che la natura umana sarebbe immodificabile; in secondo luogo, sul fatto che essa sarebbe intrinsecamente comunitaria, con ciò che di organicistico sarebbe intrinseco ad ogni comunità propriamente detta; ne conseguirebbe che ogni altra forma di convivenza umana sia da ritenersi contro natura, e dunque da considerare – insieme – artificiosa e dannosa.
In tal senso non è affatto strano che la ripresa di questo pensiero cada in un momento storico che riconosce allindividuo uninaudita «sovranità sul proprio corpo e sulla propria mente». È qui che la pretesa di disconoscergliela assume i tratti di ciò che dunque non è conservazione, ma reazione, è qui che essa si dichiara per la prima volta comunitarista, in esplicita polemica con ciò che dà fondamento ai diritti dellindividuo. Accade quando lindividuo non riesce più a bilanciare la libertà con la responsabilità, e viene tentato dal bisogno di protezione.
«Per ciascun essere umano singolarmente preso è difficile liberarsi da una minorità divenutagli quasi natura», scriveva Kant; e, «per brillare, al pari delle lucciole, le religioni hanno bisogno di oscurità», scriveva Schopenhauer. Loscurità dei nostri tempi dà occasione al comunitarismo di poter assicurare protezione allindividuo a patto che egli accetti come naturale lo stato di minorità dal quale si era emancipato. E lindividuo pare intenzionato a cedere. 

3 commenti:

  1. Se tutti gli individui fossero liberi e responsabili sarebbe più un'anarchia nel senso nobile che una società liberale.

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  2. Ok, giacché non è possibile, bastone e carota.

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  3. indubbiamente esiste un tipo di comunitarismo organicista, ma non è l'unico. Secondo me, per esempio, Aristotele e Rousseau non sono per niente organicisti. Il problema di Aristotele non è convincere gli Ateniesi a rispettare i costumi della polis (costumi che anzi giudica negativamente) ma a rispettarne l'ordinamento giuridico. Rousseau, d'altra parte, descrive la società in termini molto negativi. La "volonté générale" scavalca completamente la società come è storicamente data ed è piuttosto uno strumento atto a rivoluzionarla. Schematizzando, io credo che si possano distinguere 2 filoni all'interno della storia millenaria del comunitarismo, l'uno vuole che l'individuo ceda parte della sua sovranità astratta alla società, l'altro che la ceda allo stato. Sempre ipersemplificando si potrebbe dire che la Lega impersonifichi il primo tipo, il MsS il secondo tipo.

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