Nell’affermazione
che i padri abbiano ipotecato il futuro dei figli v’è l’eco della fatale sentenza
che risuona nella tragedia greca e nella Bibbia, e tuttavia chi lo afferma
sembra voler segnalare qualcosa di inaudito, come fossimo dinnanzi al
sovvertimento di una legge che fino a ieri era inviolabile. In realtà, i figli
pagano sempre le colpe dei padri, da sempre, né siamo di fronte ad una sconvolgente
novità nel constatare che «oggi è peggio di ieri», nel prevedere che «domani
sarà peggio di oggi», che questo sia dovuto a errori che da una generazione
ricadono su quella che la segue: è l’ineluttabile della catena ereditaria, e
pretendere che individualmente o collettivamente il lascito debba essere sempre
in positivo, più che ingenuo, è stupido. Fino a quando sarà consentito entrare
in possesso di un bene senza altro merito che essere figlio di chi lo ha
conquistato – e c’è da ritenere sarà consentito ancora per molto altro tempo –
si dovrà accettarne il rovescio, mentre il discutere se di generazione in
generazione quel bene sia stato accresciuto o dilapidato non ha altro senso che
far storia. Sarà per questo che marxismo e liberalismo hanno contatto in un
solo punto, nella critica dell’asse ereditario, e che in quel punto tentano l’uscita
dalla storia.
Ah, ecco, è la domanda che non avevo mai osato farle, se ritenesse in alcun modo compatibili il liberalismo e il diritto di successione.
RispondiEliminaBeh almeno nella Bibbia c'è scritto che ogni 50 anni facevano un reset, no? Non vorrei lanciarmi, ma il cinquantesimo anno viene annullato ogni tipo di credito, debito o ricchezza accumulata e «ciascuno tornerà in possesso del suo» (Levitico) ovvero c'è un annullamento di quello che ognuno ha fatto (crediti, debiti e guadagni) nei 49 anni precedenti. Che calendario amaro, soprattutto per i nuovi ricchi...
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