lunedì 6 ottobre 2014

«Di natura granitica, irta di guglie e creste…».


In attesa che la montagna partorisca il topolino, c’è un po’ di gente che accorre alle sue pendici. Neanche tanta, in verità, comunque più di quanta se ne veda di solito. Montanari, per lo più. Gente del luogo, solitamente rintanata nelle baite o nelle case a valle, che neanche penseresti abitate quando la montagna fa la montagna e non decide di far finta di essere un vulcano. Ma anche semplici curiosi attratti dai sordi brontolii delle sue viscere, come ogni tanto accade, come oggi. E turisti col binocolo a tracolla e seggiolino pieghevole. E geologi e sismologi col loro armamentario. E qualcuno che era di passaggio e ha deciso di fermarsi. Immancabile la troupe televisiva coll’aeroplanino che volteggia e il cronista che cita brani da Wikipedia: «Di natura granitica, irta di guglie e creste, la cima supera i duemila metri…».

Così, più o meno, il sinodo sulla famiglia. Date ascolto a chi conosce un pochino quell’inutile ingombro di pietra e di ghiaccio: non ci sarà eruzione, né terremoto, non ci sarà valanga, né slavina. La pastorale familiare – così vien detto il loro ficcar naso tra il solco balanoprepuziale di un marito e il fornice vaginale posteriore di una moglie – non cambierà di una virgola, tutto si risolverà nel mettere un asterisco accanto alla parola divorzio, scrivendo a pie’ di pagina che, se un matrimonio cattolico fallisce, vuol dire che non era un matrimonio valido, dunque può essere considerato nullo: pentitevi, teste di cazzo, e vi si darà l’ostia. Andate in letizia, ordunque, e levate in alto il giubilo, ché la Chiesa v’ha ammollato una gran bella mappazza di misericordia.  

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