giovedì 10 luglio 2014

In buona evidenza


Si immagini un Parlamento in cui il 55% degli eletti corrisponda al 37% dei votanti per il partito che li candidava in una lista bloccata. Niente preferenze, il loro posto in lista l’ha scelto chi è padrone di quel partito, che col 37% dei voti va dritto dritto alla guida del governo. Con un Parlamento in cui la maggioranza assoluta è composta di uomini che ha scelto lui, e che non saranno ricandidati se non gli mostreranno cieca obbedienza, si confeziona le leggi che vuole, e con ciò potere esecutivo e potere legislativo vanno a finire nelle stesse mani, le sue. Non basta, perché con una riforma della giustizia che così avrà modo di costruirsi come cazzo gli pare non avrà difficoltà a limitare autonomia e indipendenza della magistratura, rendendola soggetta ai suoi voleri.
Dovrà ritoccare la Costituzione? Ne avrà la forza. Quand’anche non ne avesse a sufficienza, avrà una Corte Costituzionale che per un terzo sarà composta dai membri scelti dal suo Parlamento e per un terzo da quelli scelti dal Presidente della Repubblica che si sarà eletto a suo piacimento, perché col 55% dei seggi alla Camera (340 su 630) gli basterà poco più un terzo del Senato che avrà provveduto per tempo a riformare come cazzo gli pare per mandare al Quirinale chi più gli possa tornar comodo: 10 membri su 15 della Corte Costituzionale vidimeranno ogni sua porcata.
Superfluo dire che di contorno sarà necessario il controllo della comunicazione televisiva, il placet della finanza, forze di opposizione ricattabili se non velleitarie e irrilevanti, ma soprattutto un popolo da lungo tempo degradato a plebe. Mi pare che non manchi niente.

In buona evidenza, non c’è più bisogno di un colpo di stato per avere una dittatura. Dittatura, poi, è termine che ormai provoca l’eczema anche a chi ha una pellaccia: meglio dire post-democrazia. Idem per colpo di stato, espressione così desueta che quasi ha un che di romantico. Meglio dire, come d’altronde il battage propagandistico non smette di ripetere, che serve governabilità e stabilità, fanculo a gufi e parrucconi.
In buona evidenza, non c’è più bisogno di un grugno truce da colonnello per dichiarare lo stato di emergenza: esecutivo, legislativo e giudiziario possono finire nelle mani di uno solo anche se si ritrova la faccia da cretino, basta non gli facciano difetto lo scilinguagnolo e i modi spicci. Se poi si tratta di uno che non ha perso tempo a rovinarsi gli occhi sui libri, ma l’ha proficuamente impiegato a imparare il know-how del venditore, basta ne imbrocchi due o tre di quelle furbe e riesce in niente a costruirsi una squadra di leccaculo e di sciacquette a drogarlo di autostima. Nel venire a galla, la merda acquista abbrivio.

Voilà, l’«orribile dispotismo» che Montesquieu descrive ne De l’esprit des lois (XI, 6), e senza alcuna speranza che il despota si ritrovi una spanna di lama in pancia. 

16 commenti:

  1. "Nel venire a galla, la merda acquista abbrivio." rende troppo bene l'idea di ciò che sta accadendo.

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  2. quello che i depotenziatori dell'opposizione sembrano sempre ignorare è un fatto storicamente incontrovertibile: prima o poi dall'altra parte ci finisci tu.

    PS
    un grazie anche al grande statista dei bèlin, che sta ripetendo il miracolo presidenziale. A furia di gridare RO-DO-TA' è spuntato Napolitano.

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  3. S'è scordato di contemplare la pletora di norme fumose e spesso assurde, autentica cambiale in bianco nelle mani degli inquirenti, che permette d'incriminare e - volendo - privare della libertà chiunque, sulla base del semplice sospetto, a seconda della circostanza che sia amico o nemico.
    Comunque, tutto questo l'abbiamo voluto noi. Quando qualche sfortunata Cassandra lo paventava, anni or sono, nessuno la prendeva sul serio.
    Ora abbiamo, o avremo, solo ciò che ci siamo meritati. Amen.

    LB

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  4. Ma se questa è la sua analisi.. Dittatura e colpo di stato.. lei che fa e che ci esorta a fare? vorrà mica dire che scriverne e leggerne sul blog è tutto? scapperà dal paese? progetterà un attentato? aiuterà a fondare un movimento di resistenza armata? si impegnerà in qualche forma di lotta non violenta? un digiuno? una marcia? un sit in di protesta? almeno un flash mob? o non farà nulla?

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    1. Eccone un altro con la mania del "fare".

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    2. in effetti, quando uno denuncia la dittatura e poi non fa nulla tendo a considerare che o sia falsa la sua analisi e non ci creda manco lui.. o sia lui una persona un po' scadente per vivere placidamente come prima.. manie. manie.

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    3. @ Anonimo
      Malattia incurabile, prognosi infausta: fare per fare, a cosa serve? Il corpo malato e' quel "popolo da lungo tempo degradato a plebe", la tirannia si limita dirci i sintomi. Poi, caro il mio Signor Nessuno, c'è chi nasce diagnosta e chi nasce terapeuta.

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    4. Sì dopo le analisi tutti, intelligenti e cretini, a 90° busto in avanti.

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    5. Guardi che i cretini stanno proni anche senz'aver fatto alcuna analisi. Gli intelligenti che l'hanno fatta, d'altronde, non è detto stiano proni per il solo non avere in tasca bell'e pronta una soluzione: c'è differenza tra sopportazione e acquiescenza, come tra ciò che si ritiene inevitabile e ciò che sollecita un atteggiamento di neutra indifferenza. In ogni caso, se è possibile, pur a fatica, polemizzare con uno che non ha nome, è francamente impossibile farlo con uno che non dichiara la sua posizione in merito. In casi come questi, sul da fare, ho la soluzione, ma non me la chieda.

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  5. Non hanno trascurato nulla, nemmeno il giusto manganello sulle leggi di iniziativa popolare e sui referendum.
    Così il cerchio si chiude. Un cerchio perfetto.
    Non ci sono santi: se passerà il pacchetto istituzionale messo a punto con criminale precisione, sarà dittatura. Forse anche peggiore di quella fascista.

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  6. La sua analisi non tiene in giusto conto la prospettiva di una discussione molto lunga sul merito della riforma, e della possibile approvazione con maggioranza non qualificata.

    Penso che diversi correttivi saranno apportati sia alla legge elettorale che a quella costituzionale, tali da confutare diverse sue posizioni. Ad es., trovo inevitabile che si vada verso un innalzamento della soglia di assegnazione del premio di maggioranza e verso un abbassamento di quella di sbarramento. Così come penso che l'elezione del Presidente della Repubblica non potrà certo avvenire se non con il massimo consenso possibile.

    Ci sono poi da considerare gli scenari economici, che potrebbero ahinoi mutare in maniera anche radicale nei prossimi mesi, tanto da indebolire la posizione del Presidente del Consiglio.

    Non capisco sinceramente come mai nei confronti di Renzi lei e diversi suoi lettori perdiate così tanto la trebisonda e vediate le cose secondo una prospettiva tanto apocalittica. In fin dei conti, in Italia non è stata mai approvata una riforma costituzionale con il concorso di governo ed opposizione, cosa che invece sta accadendo adesso.

    L.

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    1. Guardi che il 18 luglio la Corte d'Appello di Milano ha per la mani il cosiddetto caso Ruby e che il Renzi corre per arrivare a concludere qualcosa entro il 17, sennò quello che lei chiama "concorso di governo e opposizione" salta. C'è da capirlo, il capo dell'opposizione: anche se non si sa nulla del patto che ha stretto col capo del governo, c'è da supporre tenga al culo, ancorché flaccido. Come non concedergli la grazia, se condannato, una volta che si sarà scolpito il busto da Padre Costituente? Si reggono l'un l'altro, al momento, il Renzi e il Berlusconi, e vai a capire quanto per affinità elettive e quanto per reciproca convenienza. Diciamo che tra vecchio e nuovo populismo non s'è reciso ancora il cordone ombelicale, basta una scorsa all'antologia dei reciproci attestati di stima e simpatia.
      In quanto al fatto che la riforma possa veder luce diversa da come è stata concepita, vuol dire che il Supercazzola e la Bambolona dovranno limare dove hanno più volte stentoreamente dichiarato che non avrebbero mai limato: sarà chiaro che avranno limato gli spigoli che tornano fastidiosi a FI, Ncd e Lega, e che neppure il 40,8% conta tanto se non tra le quattro mura del Nazareno. E' che nel mettere d'accordo sulle liste bloccate tutti quelli che con le preferenze perderebbero la proprietà privata dei rispettivi partiti, il guadagno maggiore sta in assoluto in favore di chi ce l'ha più grosso, ma in proporzione ce n'è per tutti.
      In quanto al non capire "come mai nei confronti di Renzi lei e diversi suoi lettori perdiate così tanto la trebisonda", posso risponderle solo per me stesso, anche se probabilmente mi ripeterò. L'ho già scritto in modo più soffice, qui lo ribadisco usando altro tono. La politica si è voluta personalizzare? Ha deciso di ridursi ad una faccia? Bene, io trovo che quella in questione sia una faccia di merda. D'altronde, la mancanza di un'ideologia, di un progetto di società e persino di un programma che non sia la collanina di perline colorate per infinocchiare gli indios autorizzano ad esprimere un giudizio sulla sola base della biografia, dell'aspetto, della favella. Mi danno il voltastomaco tutte e tre, ma so argomentarlo.
      Per finire: il fatto che "in Italia non è stata mai approvata una riforma costituzionale con il concorso di governo ed opposizione, cosa che invece sta accadendo adesso", mi suona come versione mitigata del "finalmente c'è uno che fa qualcosa". Il problema è cosa. Perché la Costituzione non è il Corano e certamente si può emendare, ma peggiorarla è meglio no. Quand'anche questo cretino che al momento si crogiola nella gloria mundi non sia un malintenzionato, quand'anche dovesse durar poco ed essere fatto a pezzi da chi oggi gli lecca il culo, è un fatto che sta cercando di scavare nella Carta il letto di un torrente che facilmente potrà farsi grosso di avventurismo ed autoritarismo. Se non ne è consapevole, è un cretino. Se è questo il suo disegno, è un criminale. Pericoloso in entrambi i casi. Quale sia il modo che il destino deciderà di levarcelo dalle palle, se è destino, non ha molta importanza: l'importante, possibilmente, è che accada presto. In quanto al non poter far altro che sperare nella sorte, la rimando allo scambio con l'anonimo lettore che troverà poco più sopra.

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    2. Non pensavo di ricevere, per quattro righe buttate giù un po' in fretta, una risposta tanto articolata (di cui la ringrazio).

      Due considerazioni rapide: la grazia a Berlusconi Napolitano non la concederà mai, e in generale mi pare provvedimento troppo impopolare per essere adottato. Inoltre, Renzi ha dichiarato che era disposto a rivedere le soglie della legge elettorale ("il 37 per cento sembra la febbre e la gente non capirebbe").

      Detto questo, la mia obiezione non era nei confronti del suo giudizio verso Renzi, verso cui possono esistere legittimamente tutte le opinioni del mondo. Era più che altro verso l'idea che non fosse un politico, come tutti, soggetto al giudizio popolare in una democrazia, e come tale appunto passibile di rimozione sulla base di mille fattori. Nei precedenti post sembrava paventare un ventennio di influenza renziana come fatto naturale: in questa sua replica, quantomeno, si mostra più possibilista verso un esito diverso. Io ad esempio sono certo che se la situazione economica non si risolleverà, Renzi non reggerà a lungo. Nessun politico di governo può durare in un contesto del genere se non dimostra una qualche forma di capacità di gestione di una situazione unica negli ultimi 50 anni.

      Un'ultima considerazione riguardo alle sue posizioni verso la necessità che un politico esprima "un'ideologia, un progetto di società (...) un programma". Mi hanno colpito profondamente le parole di Mario Draghi di qualche tempo fa, in cui disse che "il programma di riforme lo sanno tutti quale deve essere". Qual è lo spazio per la politica nazionale in un contesto come quello europeo in cui le decisioni più importanti vengono prese da parte di altre istituzioni? Io stesso fatico a vedere "un'ideologia, un progetto di società, un programma" in politici come Cameron, Hollande, Rajoy. Vedo la tendenza a presentarsi in maniera altamente populistica e a mescolare strumenti di tipo liberale e altri di tipo socialdemocratico. Non ridurrei quindi il discorso al solo Renzi (anche come faccia di cazzo, mi pare che Hollande ad es. possa dire la sua ;-) ).

      L.

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  7. Vedo degli intoppi nel ragionamento.

    L'aspirante dittatore non potrebbe impadronirsi della magistratura a colpi di leggi ordinarie, perché l'autonomia della magistratura è protetta dalla Costituzione, e modifiche all'assetto della magistratura abbisognano di una revisione costituzionale.

    Così come l'a.d. non potrebbe modificare ulteriormente il Senato a suo piacimento, bensì solo con un processo di revisione costituzionale, che rimane elaborato e complesso.

    Il controllo della Corte costituzionale dovrebbe avvenire presumendo che 10 persone su 15, non scelte da lui ma dal Parlamento che dovrebbe obbedirgli come un sol uomo e da un Presidente della Repubblica completamente supino.

    Il Presidente della Repubblica non è eletto dal solo Parlamento ma dalle due camere, di cui una espressione non di elezioni nazionali ma di elezioni locali, quindi svincolate dalle dinamiche nazionali. Anche qui, si deve presumere che un bel pezzo di tale Senato gli obbedisca come un sol uomo, e senza discutere. A parte Berlusconi con i suoi soldi (e in definitiva poi spesso nemmeno lui) non si vede come uno possa avere un controllo così granitico sul proprio partito o, peggio, sulla proprio coalizione.

    Quindi, un aspirante dittatore, una volta eletto PdC dovrebbe in primo luogo prendere il controllo del Senato (dove peraltro si entra e si esce a seconda delle elezioni locali, e non in blocco, cosa che rende difficile immaginare come il nostro possa farlo suo d'amblé), aspettare la fine del mandato del Presidente della Repubblica (quanti anni?), eleggersene uno suo a piacimento (ce la fa?), aspettare che la corte costituzionale decada (quanti anni?)per vedere se riesce a formarne un'altra come piace a lui (10 su 15 di nuovo frutto di una serie di passaggi che dovrebbe controllare al millimetro).

    Sistemato tutto questo dovrebbe affrontare il processo di revisione costituzionale (quanti anni?), sempre che tutti i suoi uomini gli obbediscano all'unisono e nessuno gli contesti nulla.

    Fatto il processo di revisione costituzionale bisognerebbe aspettare che la corte costituzionale asservita rigetti le eccezioni. A quel punto magari la cosa sarebbe rapida. Forse.

    A questo punto però forse diventa autoritario, ma prima è andato in pensione.

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