C’è
una vulgata di pretto stampo reazionario che in chi contesta i guasti e le ingiustizie
di un sistema vuole sia prudente sospettare il malintenzionato che vuole
costruirsene uno nuovo, a sua misura, non meno ingiusto, forse ancor più
guasto, e che perciò sui suoi argomenti debba pesare sempre il sospetto che un
domani migliore dell’oggi possa costare un dopodomani assai peggiore. È vulgata
che assume ruolo ancillare nella difesa dello status quo, e come tale, al pari
di ogni vulgata di pretto stampo reazionario, fa leva sulla diffidenza che è
propria di una visione pessimistica della natura umana, libera solo di
decadere, degradare, con ciò svelando la pericolosità, prim’ancora che l’illusorietà,
del progredire. Tutto molto tetro, non c’è dubbio, d’altronde l’esperienza ci
insegna che tanti fasulli innovatori sarebbe stato meglio abortirli quand’erano
ancora in pancia allo status quo, ma poi si sa che l’esperienza serve sempre a
poco o a niente, sicché non resta che far finta possa tornarci utile in un’altra
occasione, che peraltro non ci è data mai.
Il
lettore smaliziato avrà capito che queste riflessioni nascono a margine di una
lettura, e probabilmente si starà chiedendo chi sia l’autore di un libro capace
di istigare pensieri tanto insalubri. Dávila? Evola? Strauss? Macché, leggevo A viso aperto (Polistampa, 2008), di
Matteo Renzi: «Le norme di selezione per
i parlamentari – scriveva – assomigliano
pericolosamente ai criteri di alcune trasmissioni tv, ma la casa degli italiani
non è la casa del Grande Fratello, è il Parlamento della Repubblica. Ridateci
le preferenze, tenetevi la vostra Isola dei Famosi». E poco oltre: «Dentro al partito farò una battaglia per il
ritorno delle preferenze. È un diritto dei cittadini scegliere le persone e non
vedersele imposte». A quei tempi sarebbe bastato un ferro da calza, oggi
non basterebbe una divisione di alabardieri.
Fors'anche uno spillo.
RispondiEliminaimpagabile
RispondiEliminaLa merda puzza meno di questi "signori" che governano le ns vite...il teatro dell'assurdo...
RispondiEliminaGrazie per l'instancabile lavoro di commento.
Roberto