Un
minuto dopo averla fatta, la mossa di Salvini già rivela gli estremi
della grandissima puttanata. Provocare una crisi di governo, infatti,
non gli dà alcuna garanzia di un voto a ottobre, come desidererebbe,
anzi, d’un
botto, lo ridimensiona a capo di un partito che in Parlamento conta
solo il 17%, troppo poco per impedire che chi non vuole le elezioni
possa avvalersi di strumenti, peraltro costituzionalmente
ineccepibili visto che la nostra è una democrazia parlamentare, per
procrastinarle anche di molto: così accade che l’ormai
ex alleato di governo riacquisti una centralità persa da tempo, e
che le opposizioni, da tempo condannate all’irrilevanza,
riprendano un senso, e che lo riprenda perfino il Berlusconi che la
Lega ha a lungo scansato come un appestato. Né dev’essere
sottovalutato il rischio che la mossa possa portare, anche a breve
termine, ancor più col passare dei mesi, a una consistente perdita
di consenso da parte di quell’elettorato
dall’estrema
fluidità, incline a premiare un leader, e anche subito dopo a
punirlo, per ragioni tutte umorali, prima tra tutte la percezione del
suo cinismo, che qui, con la
dichiarata intenzione
di capitalizzare quanto gli è attribuito dai sondaggi, trova ragione
della sanzione morale che la plebe non risparmia mai quando si sente
usata: la plebe tollera che un demagogo la usi, ma solo a patto che
egli sappia illuderla di esserne solo lo strumento, legittimato a
decisioni autonome solo quando coincidenti, ma a posteriori, con
quelle in grado di dare una risposta a domande a priori inespresse.
Naturale chiedersi: tutto questo non era prevedibile? Per meglio
dire: una mossa così gravida di rischi – e di rischi
prevedibilissimi – può esser maturata solo sulla spinta del popolo
leghista, come sembra suggerire il proprietario del Papeete? «Matteo
ha ascoltato tanta gente in spiaggia. E ha avuto la conferma che
questo stava diventando il governo dei “No”. Al contrario, noi
siamo gente abituata a fare, a concludere, e invece i 5 Stelle ci
stavano facendo perdere troppo tempo» (la Repubblica, 13.8.2019):
può essere spiegata a questo modo la decisione di stracciare il
contratto di governo coi grillini? Stando ai retroscena diffusi a
piene mani dalla stampa in questi ultimi mesi, questo tipo di
pressione era in atto da
parte di molti degli uomini più vicini a Salvini, tutti espressione
di quel profondo radicamento territoriale che fa della Lega una
micidiale macchina bellica: dovremmo credere che l’invito
a rompere venuto da Zaia o da Giorgetti, da Fedriga o da Fontana, sia
caduto nel vuoto, quando tempi e circostanze lo rendevano sennato,
per essere infine recepito, ma in pieno agosto, quando reiterato dal
popolo del Papeete? Nulla si può escludere quando la politica si
riduce a peristasi e a borborigmi, ma è credibile un Salvini tutto
viscerale? In altri termini: non c’è
un motivo più serio a spiegare un azzardo tanto temerario?
La
brevitas imposta da Twitter rende talvolta involontariamente criptici
commenti che andrebbero meglio articolati e argomentati, eccomi
allora a dover dare un senso al «fossero
in arrivo novità sul Russiagate, si potrebbe dire che questa sia una
crisi di governo a orologeria per poter dire che le novità sul
Russiagate sono a orologeria»: intendevo dire che Salvini potrebbe
essersi deciso alla crisi di governo per affrontare guai in arrivo
dal fronte della giustizia nella posizione che meglio si attaglia al
vittimismo aggressivo che in lui è insieme strategia e tattica.
Ma occorre entrare nel merito, che è di scenario a medio e a breve
termine.
Siri, Arata, Rixi, ma poi anche Solinas, Fratus e Romeo, e
Garavaglia, Molinari e Tiramani. E soldi, i maledetti soldi: i 49
milioni di Bossi e Belsito, i 65 milioni di Savoini, i 480mila euro
che non si sa bene a che titolo finiscano nelle mani di una barista,
cognata del commercialista della Lega. E, su tutto questo, l’arrivo
della riforma sulla prescrizione: la crisi di governo allenta il
cappio che si sarebbe fatto sempre più stretto attorno al collo di
troppi leghisti, e tutti troppo vicini a Salvini. Poi c’è
la poco nota vicenda dell’autorizzazione
al sequesto dei pc di Siri e di Perini avanzata dalla Procura di
Milano, sulla quale la Commissione parlamentare per le
immunità ha discusso appena 48 ore prima che fosse presentata la
mozione di sfiducia, rimandando al 30 agosto il termine ultimo per le
memorie difensive, che presumibilmente non avrebbero incontrato
numeri favorevoli. E parliamo di pc i cui contenuti chiarirebbero la
natura dei rapporti con Bannon di là dalla mera affinità di amorosi
sensi. Com’è evidente, si tratta di congetture, e congetture
prossime all’arzigogolo. Personalmente mi ci sento costretto in
ossequio alla vulgata che vuole Salvini, oltre che Merda, astutissimo
giocatore, pericolosissimo delinquente, spregiudicato opportunista.
Non ci fossero urgenze gravi, gravissime, che nel suo caso non riesco
a immaginarmi altrimenti che giudiziarie, tentare una spallata al
governo Conte, e adesso, sarebbe stato da cretino. E può un mostro essere un cretino?
Alla luce delle ultime dichiarazioni, ovvero l'intenzione di fare un passo indietro,
RispondiEliminacredo che proprio lo sia.