martedì 14 luglio 2015

Hanno solo lo yogurt?

Restano dubbi su Tsipras? A me pare che dopo la dichiarazione ufficiale da lui rilasciata al termine dell’eurosummit del 12 luglio – la riporta il manifesto, oggi, e qui vale la pena di analizzarla in dettaglio – non ne restino neppure per chi ha commesso la leggerezza di considerarlo, se non un rivoluzionario, uno tosto, uno con le palle, uno capace di mettere l’Europa con le spalle al muro, costringendola ad accettare una ristrutturazione del debito, se non un suo drastico taglio, che consentisse alla Grecia di riprender fiato dalla morsa delle misure alle quali era stata sottoposta dai governi precedenti, sennò fanculo all’euro, fanculo all’Europa, e che i burocrati dell’Eurozona se la sbrigassero a far fronte alle conseguenze di una Grexit, che a chiacchiere poteva essere una liberazione, ma poteva pure rivelarsi un buco nero in cui sarebbero finite prima o poi il Portogallo, la Spagna, l’Italia e tutto il resto. Macché, neanche capace di un ricatto che, se andava fatto, doveva essere fatale: un demagogo da quattro soldi, uno buono solo a infinocchiare qualche fessacchiotto dei nostri.
In realtà, almeno per quanto mi riguarda, non restavano dubbi già al momento in cui ha deciso di indire un referendum che non era difficile intuire si sarebbe rivelato inutile e dannoso proprio se il risultato fosse stato quello cui sembrava mirasse, anche se poteva non essere così balzana l’ipotesi che mirasse a perderlo, per potersi dimettere, risparmiarsi la figura di merda che oggi lo inscrive nella galleria dei più patetici bluffer di ogni tempo, tornare a fare l’opposizione, che in fondo è la più bella delle occupazioni per chi non sa governare, se vuole scansare ogni altro lavoro di un comune mortale.
«Abbiamo lottato duramente per sei mesi, fino alla fine», ha detto questo stronzo cagato a forza, e c’è da supporre non sia nemmeno risparmiato uno di quei sorrisi da piacione coi quali ha mandato in sollucchero la climaterica sinistra di mezza Europa. «Abbiamo lottato duramente per ottenere il miglior risultato possibile, un accordo che consentirà alla Grecia di rimettersi in piedi e al popolo greco di essere in grado di continuare a combattere». La pressoché unanime opinione è che sia stato costretto ad accettare tutto quello che gli hanno imposto, fatta eccezione per il contentino di avere i controllori in casa, che già è cosa umiliante, piuttosto che dover portare i registri di cassa a Bruxelles. Ancorché unanime, tuttavia, l’opinione che abbia dovuto cedere su tutto può anche essere fallace. E allora c’è da chiedersi cosa ci abbia davvero guadagnato, la Grecia. Oggettivamente, nulla. Per meglio dire, è solo Tsipras che ci guadagna il mantenere la guida del governo, ma solo a patto di rimpiazzare in Parlamento chi gli toglierà la fiducia con chi al referendum si è espresso per il sì, il che neanche è sicuro, sicché sarà più comico che tragico dover vedere la caduta del suo governo non per un «golpe post-moderno» deciso a Berlino, ma per una resa di conti tutta interna a Syriza, mentre in piazza i delusi ne bruciano le bandiere. Perfino il fatuo Varoufakis finisce per ricavare un’inimmaginabile aura di serietà gridando al tradimento.
Ma Tsipras, come tutti demagoghi, ha una faccia a prova di schiaffi: «Abbiamo affrontato decisioni difficili e difficili dilemmi. Ci siamo assunti la responsabilità di una decisione per evitare l’attuazione degli obiettivi più estremi portati avanti dalle forze conservatrici più estreme dell’Unione europea». Come chi, dopo aver subìto uno stupro, vanti di aver ridotto lo stupratore a un poveraccio col cazzo moscio.
«Questo accordo prevede misure severe. Tuttavia, abbiamo impedito il trasferimento di proprietà pubbliche all’estero, abbiamo impedito l’asfissia finanziaria e il crollo del sistema finanziario - che erano già stati pianificati nei minimi dettagli e alla perfezione - che erano in corso di attuazione. Infine, in questa battaglia dura, siamo riusciti a ottenere la ristrutturazione del debito e un processo di finanziamento a medio termine. Eravamo consapevoli che non sarebbe stato un compito facile, ma abbiamo creato un patrimonio molto importante. Un lascito importante, e un cambiamento tanto necessario per tutta l’Europa. La Grecia continuerà a combattere, noi continueremo a combattere, in modo da poter tornare a crescere, a recuperare la nostra sovranità nazionale persa. Abbiamo guadagnato la nostra sovranità. Abbiamo inviato un messaggio di democrazia, un messaggio di dignità, in Europa e nel mondo. Questa è l’eredità più importante di questi giorni». Tutto sta, adesso, nel cercare di convincere i greci che si è trattato proprio di questa strabiliante vittoria. Non ci riuscisse, pazienza. Però ai greci sarebbe data un’occasione irripetibile per mostrare all’Europa intera che, a dispetto dell’odiosa vulgata che li dipinge come italiani appena un po’ più scemi, sono un popolo serio. Hanno solo lo yogurt? Una volta tanto ci affogassero dentro un premier. 

3 commenti:

  1. Secondo me è il coretto (subito raccolto dai delegati dei Paesi satelliti) che intonano Merkel e Schäuble, alle sedute del Consiglio, quando entra la delegazione greca: "Solo lo yoghurt, c'avete solo lo yoghurt, e un po' di fèèèèta, c'avete pure la feta".
    Così, giusto per fargli capire chi gioca in casa e chi in trasferta.

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  2. mi sembra il classico "me ne ha date un sacco, ma quante gliene ho dette!"

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  3. Noto che l'espressione "stronzo cagato a forza" le piace molto.

    6iorgio

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