Si
snelliscono le pratiche per ottenere dalla Sacra Rota un riconoscimento di
nullità matrimoniale e i costi della procedura scendono a prezzi stracciati.
Naturalmente parliamo dei matrimoni celebrati con rito religioso, perché per
quelli celebrati con rito civile c’è il divorzio, che impone tempi lunghi e
spese quasi sempre assai onerose. La vera differenza, però, è un’altra: il
divorzio è un cancro che mina la famiglia, perciò disgrega la società fin dalle
sue fondamenta e in più fa piangere i bambini, non a caso è previsto da un
ordinamento che non contempla più il cattolicesimo come religione di Stato;
tutt’altra cosa è il riconoscimento di nullità, che non è annullamento, perché
il matrimonio, inteso come sacramento, è indissolubile, e dunque non lo può
annullare manco il Padreterno, ma in pratica è la piana constatazione che, al
momento in cui i due si sposavano, le premesse a un matrimonio come Dio comanda
– simpliciter – non c’erano, ergo non si trattava di matrimonio vero e –
simpliciter – i due non sono più sposati, anzi, mai stati.
Ennesima
dimostrazione, questa, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la Chiesa è istituzione
seria, e seriamente tratta le serissime questioni relative ai sacramenti. Non
così lo Stato, che degrada il matrimonio a mero contratto tra due parti, perciò
soggetto alla possibilità di scioglimento degli impegni solennemente sottoscritti.
La Chiesa, no. La Chiesa lo considera un sacro vincolo, indissolubile perché
così disse Gesù. Trattandosi di cosa sacra, però, non ammette che ci si scherzi
sopra. Hai detto sì al prete, ma non realizzavi esattamente cosa ti chiedeva?
Il matrimonio è nullo. Realizzavi cosa ti chiedeva, non ritenevi possibile
assumertene l’onere, ma hai detto sì lo stesso. Il matrimonio è nullo. Anche
dopo quarant’anni dal sì? Anche. Come? Ti sei deciso a sposarti in chiesa solo
perché la tua vecchia ci teneva tanto? Disgraziato che non sei altro, ma non lo
sai che in questo modo hai arrecato offesa a Dio? Scegliti un avvocato esperto
di sacre pratiche, sgancia le sacre spese e torni zitello in pochi mesi, per
giunta senza dover neppure passare gli alimenti a quella che tutti credevano
tua moglie, ma in realtà non era che una concubina.
Ah,
dimenticavo. Se il matrimonio è nullo, non sei mica divorziato, dunque puoi
risposarti subito, eventualmente in chiesa, stavolta presumibilmente sarà un matrimonio
vero. Si darà per scontato che stavolta realizzi esattamente cosa ti chiede e
che sei in perfetta buona fede nel ritenere che potrai mantenere la parola,
praticamente come è stato la prima volta. Non ci riesci neanche stavolta?
Spiacente, anche questo matrimonio è nullo, passa per la cancelleria e versa
altri 1.500 euro, così evitiamo di considerare sacro ciò che sacro non era. Certo
è, figliuolo caro, che hai una gran testa di cazzo e forse questa tua
incorreggibile leggerezza ti costerà parecchi secoli di Purgatorio.
Questo
ha di bello, il cattolicesimo: più sei stronzo, più ti viene incontro. Stronzo
in tutte le accezioni, stai tranquillo, l’importante è che tu sia in grado di
far finta d’esserlo nel modo che merita un occhio di riguardo. Ed è per
questo che, a conti fatti, converrebbe ridichiararlo religione di Stato, fanculo alla laicità. Ne
conseguirebbe che la legge sul divorzio andrebbe subito abrogata. Senza troppe
conseguenze, tuttavia, anzi. Ti sta sul cazzo quella cessa buona solo a perder tempo
in shopping e depilazioni? Vai davanti al giudice della Sacra Rota e dici: «Eccellenza,
ho giurato di esserle legato in eterno, è vero, ma avevo le dita incrociate
sotto una coda del frac, e poi pensavo che “carne della stessa carne”
significasse alternarci equamente al barbecue». E quello, allora: «Gesù mio, cosa
mi dice mai? Allora il matrimonio non è valido, lo sa? Via, si tolga subito
quella vera dall’anulare, sennò m’insulta il sacramento». Oplà, altro che rotture
di coglioni, udienze su udienze e assegno mensile a quella insulsa parassita.
In effetti ho preso in considerazione questa possibilità; temo però che la casa, se acquistata in regime di comunione dei beni, risulti comunque di proprietà al 50% di entrambi e quindi vada svenduta... peccato, potevano mettere una clausola anche per questo aspetto. In fondo pare che di questioni immobiliari se ne intendano parecchio.
RispondiEliminaMa soprattutto prendere subito la Comunione senza bisogno di confessarti.
RispondiEliminaCapirai che popò di vantaggio
Elimina"Non ci riesci neanche stavolta? Spiacente, anche questo matrimonio è nullo"
RispondiEliminaA parte i tanti (e talvolta illustrissimi) matrimoni trentennali e prolifici e nulli, ci sono casi noti in tal senso? Ad esempio, qual è il numero massimo di matrimoni nulli in cui sia incappato qualcuno, e con quante persone diverse? O, la coppia che ha celebrato più matrimoni nulli? Qualcuno tiene i record?
Ma guardi che i dettami della Sacra Rota vengono già pienamenti recepiti dal nostro ordinamento. E' del 18 dicembre 2013 la sentenza della Cassazione (n. 28220) che ha dichiarato nullo anche ai fini civili un matrimonio contratto in chiesa e annullato dal tribunale ecclesiastico perché uno dei due contraenti, la sposa, era dichiaratamente atea.
RispondiEliminaUn vero schifo, lasci stare.
Lo sapevo, ma intendevo dire che, consentendo solo il matrimonio con rito religioso, sarebbe più facile "divorziare" per tutti. Certo, non ci sarebbe lo sfizio di chiamarlo divorzio.
EliminaL’annullamento rotale – essendo appunto cosa diversa dal divorzio – annulla il matrimonio, ossia questo è considerato come mai avvenuto (il post osserva giustamente: i due non sono più sposati, anzi, mai stati). La questione non è senza rilevanza, anzi provoca talvolta gravi conseguenze, poiché, come è detto chiaro nel post, la nullità del matrimonio concordatario, contratto con cosciente riserva contraria a uno o più dei "bona matrimoni", sopprime l'eventuale obbligo di mantenimento del coniuge. In altri termini se il matrimonio è nullo ex tunc, cioè retroattivamente, anche la statuizione patrimoniale contenuta nella sentenza di divorzio viene, quindi, necessariamente travolta. Qui, a mio modo di vedere, sta una questione di principio costituzionale, poiché la sentenza rotale, quale decisione di stato estero in forza delle note norme pattizie, se accolta con deliberazione della corte d’appello (che non è obbligata ad accoglierla), può produrre una ingiustificata disparità di trattamento tra cittadini, e quindi poco importa che la sentenza ecclesiastica non sia contraria “all’ordine pubblico italiano”, o che al coniuge venga fatto carico l’imputabilità e dunque la colpa della nullità del matrimonio (l’art, 156 cc. prevede l’assegno di mantenimento al coniuge bisognoso anche in caso di colpa).
EliminaAd oggi, la cassazione si è finalmente rifiutata di delibare davanti a una nullità ecclesiastica comminata poiché il ricorrente aveva ottenuto la decisione sulla base della mancata sincerità del partner, consistente nell'avergli celato una relazione precedente di molti anni al fidanzamento(Cassazione 19809 anno 2008).
RispondiEliminaEra troppo anche per la Suprema Corte, che forse qualche ideuccia la sta cambiando: si riscontra infatti oggi qualche salutare preclusione anche in ordine alle nullità ecclesiastiche comminate per esclusione della prole, che tempo fa invece furoreggiavano.
Resta tuttavia celebre il caso della nullità ecclesiastica, delibata nel 1987 perché la Suprema Corte ritenne senz'altro meritevole di tutela il grido di dolore della ricorrente ( "l'infame marito non era laureato!"): ma anche qui, finalmente, qualcosa sta cambiando. Speriamo.
State bene.
Ghino La Ganga
Meno male che ci sono anche loro:
RispondiEliminahttp://cattoliciperlalaicita.blogspot.it/?m=1
Urbex
OT anzichenò, ma leggendo "Questo ha di bello, il cattolicesimo: più sei stronzo, più ti viene incontro", ho per l'ennesima volta pensato a Marco Barbone, prima uno degli assassini di Walter Tobagi (per la precisione gli inflisse il colpo di grazia), poi loro delatore. Cito Wikipedia: "(…) Sulla vicenda di Marco Barbone si è soffermato il libro di Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il tuo cuore. La figlia del giornalista assassinato conclude ricordando che Barbone, dopo una modesta carcerazione, si è convertito al cattolicesimo ed è entrato in Comunione e Liberazione, è responsabile comunicazione della Compagnia delle Opere.
RispondiEliminaAttualmente collabora con il settimanale Tempi del quotidiano Il Giornale."
Ma io ricordo anche gli articoli commossi sulle sue nozze, tra i canti e balli dei seguaci di Giussani, perfino sul Corriere... I suoi compagni probabilmente sono ancora dentro. Tout se tient.