Ritengo utile un commento alla chiusa del breve intervento che, martedì 21 giugno, Mario Draghi ha tenuto a Palazzo Madama, in replica alle dichiarazioni di voto fatte dai capogruppi parlamentari del Senato, a conclusione delle Comunicazioni rese in vista del Consiglio europeo che si terrà oggi a Bruxelles, da lui magnanimamente concesse a quelli che sulla carta sono rappresentanti del popolo nel quadro di una democrazia parlamentare, ma in sostanza rivestono il ruolo di mera foglia di fico a coprire la realtà di un regime a impronta tecnocratica, le cui politiche sono decise altrove, e qui supinamente vengono messe in atto da un esecutivo che già da tempo s’è mangiato pure il legislativo. Tra Giancarlo Giorgetti, a destra, e Luigi Di Maio, a sinistra, trofei della sua vittoriosa campagna sul populismo verde e su quello giallo, col sorriso stanco che si esibisce nella consueta foto alla fine del safari, Mario Draghi ha testualmente detto: «Ringrazio per un motivo che direi quasi personale. In questi momenti, quando il Paese, sia pure indirettamente, è coinvolto in una guerra, le decisioni che si devono prendere sono decisioni molto complesse, sono decisioni profonde, sono decisioni che hanno risvolti anche morali, per cui avere il sostegno del Senato nel prendere queste decisioni è molto, molto importante per me. Grazie». Affermazioni che personalmente giudico gravissime, ma quasi certamente per qualche mia personale tara culturale, giacché esse non hanno sollevato neppure un refolo di perplessità nella palude in cui ci siamo persi, e anzi sono parse degne dello stesso plauso che tutta la corte riservava al Re Sole ogni volta che Sua Maestà faceva una pisciatina in un’aiuola dei giardini di Versailles («Mon Dieu, quelle sublime parabole dessine le pipi de notre Roi!»). E dunque, sia pure indirettamente, il Paese è coinvolto in una guerra? Mandare armi in Ucraina vuol dire combattere al suo fianco? E chi l’ha deciso? E quando? Sia chiaro, non oso rammentare che «l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa...», sennò dalla lettiera del gattino m’esce un Sabino Cassese a dirmi che però, come strumento di difesa, no. Ma di difesa dell’Italia o di qualsiasi altro Paese che, com’è nel caso dell’Ucraina, non appartiene né alla Ue, né alla Nato? Perché, sennò, sia pure indirettamente, il Paese non è stato coinvolto nella guerra, chessò, del Regno Unito contro l’Argentina per la controversia sulle Malvinas? Sorvoliamo sulla questione di chi offendesse e di chi si difendesse, ma perché quella guerra non ci ha coinvolto come questa? Perché non abbiamo fornito caccia ai britannici, né contraeree agli argentini, e neppure abbiamo posto l’embargo all’importazione di matambre dalla Pampa o di 33 giri della Virgin Records? Tolto dalla lettiera un Cassese, affiora un Massolo che mi fa: «Il mondo non è fatto come noi lo vorremmo, ma è fatto così come è fatto. Bisogna ammettere che il double standard esiste e quindi è molto difficile paragonare le singole situazioni, perché ogni situazione riflette quello che è un contesto delle relazioni internazionali, dove non esistono le buone intenzioni, ma esistono degli interessi che si contrappongono o si sposano». Perfetto, chino il capo dinanzi a questo solido pragmatismo, che solo una mammoletta può fraintendere come bieco e ottuso opportunismo da zerbino degli Stati Uniti, ma almeno è lecito chiedere di chi sono questi interessi, dove, come, quando e da chi sono soppesati? Insomma, da questo essere coinvolti, sia pure indirettamente, in una guerra, che, se è in favore dell’Ucraina, deve essere giocoforza contro la Russia, quali interessi traggo, visto che il double standard mi ha scoraggiato da prendere in considerazione la morale? Ma poi che minchia di ringraziamento è dire ai signori senatori «siete stati tanto carini a comprendere quanto mi sia stato difficile prendere delle decisioni nella solitudine del mio genio»? Tu al Parlamento chiedi i voti, e se li pigli vai avanti, sennò ti fermi e torni a casa. E invece? «Oh, non potete immaginare quanto mi duole il risvolto morale, e che balsamo è il vostro clap-clap! Orsù, fatemene un altro!». Ma va’ a cagare, va’!
C'è di più. Quando dice "molto, molto importante per me", in quel "me" c'è la codifica del declassamento non solo del parlamento, ma anche del governo.
RispondiEliminaSuvvia, non sia polemico, Draghi è stato elegante e gentile. In fondo avrebbe potuto dire apertamente:
RispondiEliminaGrazie per aver obbedito e votato come volevo io, tanto in caso contrario io sarei andato avanti lo stesso perché 'vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole'.
Condivido pienamente.
RispondiEliminaA me fa incazzare il dover ridurre tutto alla speranza della destituzione del solito dictator italico, sapendo che a reggerlo c'è un intero sistema strutturato, il ruolo dei confindustriali, (giornalisti è ormai inutile dirlo), degli intellettuali, degli accademici, dei virologi, dei sindacati: un sistema mafioso! Sono tutti perfettamente consapevoli e complici: da una parte argomentano la grave violazione della proprietà privata nella confisca dei beni mafiosi (ed è su questa linea il procuratore generale della corte di cassazione, vedi Report), dall'altra l'esecutivo confisca in territorio italiano i beni di cittadini 'russi' di cui il potere giudiziario non sa assolutamente nulla! E' così possibile e attuabile, partendo da convinzioni morali, saltare tutti i gradi di giudizio e passare direttamente all'azione di polizia: lo Stato di polizia è così realtà senza dover cambiare leggi e Costituzione: la burocrazia è solo per i poveracci. E' possibilissima e attuabile una perfetta dittatura in un guscio vuoto "democratico". Cosa distingue un fondamentalismo religioso da uno staterello italico? Più nulla. E abbiamo scoperto che esistono autoritarismi nemici e autoritarismi amici e buoni.
Sono sempre più d'accordo con Agamben: il green pass non serve a vaccinare la gente, ma il vaccino serve a far passare il green pass. E' ormai evidente nello spietato confronto tra nazioni europee (hanno voluto unificazione non federalismo), che a differenza della Germania: l'obiettivo in Italia non è sanitario ma il controllo della persona.
MB
PS
nonostante tutto c'è ancora una parte della popolazione che resiste
https://www.youtube.com/watch?v=hB17CyJCsTo
Metti Draghi ancora per pochi mesi, metti pandemia, guerra, acqua e cavallette, metti gli oligarchi occidentali che spingono in lungo e in largo PD e governi tecnici, metti il controllo della propaganda RAI (e La7 convergente in modo militante ancora su PD), metti la restaurazione del bipolarismo, metti il movimento di Grillo e Salvini in frantumi (senza televisioni e prossimi all'estinzione), metti il prolasso di Berlusconi (sebbene abbia promesso di ritornare al 20%, alle prossime e/r/ezioni, a proposito del potere della televisione!), metti l'astensionismo estremo (che produce quello che vediamo oggi: "Centrosinistra stravince")
RispondiEliminae metti e metti, e ce lo mettono ... dopo Draghi tornerà rettamente Monti.
Ma se per sbaglio andrà Meloni (per la solita scellerata, inutile e ignorante protesta democratica popolare) verrà fatta gentilmente (o con le buonissime) scendere dallo scranno e al potere andrà comunque Monti: sono i correttivi della "democrazia", fin quando non riga dritto nel verso giusto.
E' oramai fuor di dubbio che da un trentennio (sullo stesso binario del cinegiornale balilla) comanda chi controlla la televisione e la propaganda, sia in modo diretto (Berlusconi) che in modo indiretto in RAI (PD). Ma 'indiretto' per modo di dire: se qualche contenuto è fuori posto il PD interviene immediatamente e si muove l'apparato poliziesco, con la vigilanza, l'interrogazione parlamentare e disposizioni disciplinari dal vertice.
E' proprio il nucleo della propaganda: in un sistema in tutti i modi antidemocratico non può che dettare legge un Partito "Democratico".
Così, oltre la discussione sull'organizzazione mafiosa o meno, l'importanza di 'mafia capitale' riguardava invece l'associazione a delinquere basata sullo sfruttamento della manodopera di immigrati, organizzazioni cooperative che pagavano gli stipendi al PD romano. (nel 2014 nel PD c'erano ancora Speranza, Bersani, Grasso). E non potevano non sapere che anche Mangano non era uno stalliere.
MB
Il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha sottolineato che se “l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono e sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace". Di bene in meglio, non c'è che dire.
RispondiElimina"Perché non abbiamo fornito caccia ai britannici, né contraeree agli argentini, e neppure abbiamo posto l’embargo all’importazione di matambre dalla Pampa o di 33 giri della Virgin Records?" Mi sembra ovvio: se non ricordo male sia Argentina sia Gran Bretagna ci chiesero armi ma l'Italia, da paese maturo quale è, non si fece attrarre dentro quel ginepraio.
RispondiEliminaDetto questo, l'aspetto più positivo di tale recente e maggiore cautela nei confronti di Stati Uniti ed Israele resta senz'altro il riavvicinamento di Castaldi alle similmente equilibrate posizioni del Santo Padre.
Pierluigi G
Ogni tanto mi sfiora il sospetto di non riuscire a spiegarmi a dovere, dunque rileggo quel che ho scritto per vedere dove ho sbagliato, e niente, concludo che qualcuno non sa leggermi. Non che sia un problema, sia chiaro.
EliminaE in effetti, a proposito del gioco da te citato su Twitter, sbaglio o è stata proprio La Stampa in data 22.03.2022 ad aver aperto all'ipotesi del tirannicidio? senza dubbio una pratica occidentale liberaldemocratica espressione di quei valori non negoziabili
RispondiEliminaNon sappiamo a chi abbiano affidato la traduzione della versione giapponese de La Stampa (tiratura limitata, abbonamento digitale gratis a ex militari e ordine psicologi)
MB
Gli interessi che si contrappongono e che si sposano coincidono in chi si pappa l'Ucraina; quello di Putin è papparsela lui, il nostro (NATO, USA e UE) è che ce la pappiamo noi e che così gli passi anche l'appetito. Delle Malvinas chissene!
RispondiEliminaAlmeno per Capodanno mi farebbe piacere rileggerti
RispondiEliminaFrancamente, non ho nulla da dire.
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