Intervistato
da Cazzullo (Corriere
della Sera,
3.5.2016), Napolitano dà forza al sospetto che la vecchiaia non sia
affatto il prezioso tabernacolo di virtù descrittoci da Cicerone e
da Seneca, ma solo il prepuzio in cui si ritrae il vizio che la
gioventù ha orgogliosamente esibito in tutto il suo turgore. Così,
come da giovane definiva «spregevoli
provocatori»
gli ungheresi in rivolta contro la dittatura comunista, salutando
l’arrivo
dei carri armati sovietici come «contributo
alla pace nel mondo»,
oggi Napolitano liquida come «conservatori»
i contrari allo scempio della Costituzione.
Se non «conservatori»,
«perfezionisti»:
a dire che la merda è merda, vuol dire che si è incontentabili. Se
non «conservatori»,
se non «perfezionisti»,
intellettualmente disonesti: «si
colpisce la riforma per colpire Renzi».
Ma chi, se non lo stesso Renzi, ha inteso fare del referendum che si
terrà in ottobre un plebiscito sulla sua persona? Sì, è vero, «Renzi non avrebbe dovuto dare questa accentuazione politica personale», ma, «prima
del voto definitivo sulla legge ha corretto il tiro, ha evitato
quella accentuazione, è entrato nel merito», fa niente che un minuto dopo abbia ricominciato a dire che a ottobre si giocava il culo e la faccia, dimostrando ancora una volta che in lui coincidono.
Sempre
lo stesso, Napolitano: diligentemente fascista, fino a quando il
fascismo resse; diligentemente togliattiano, fino a quando Togliatti
fu vivo; di simpatie craxiane, quando Craxi era allo zenith; cantore
della questione morale ai tempi di Mani pulite; gradito a Berlusconi
il tanto che bastasse a non buscarsi un veto per il Quirinale; e ora
renziano, sennò che altro?
Il governo Renzi procede a colpi di decreti sui quali mette di continuo la fiducia? Tutto normale, finito il tempo in cui «le distinzioni e le garanzie già fissate nella nostra Costituzione, e in leggi di particolare rilevanza istituzionale, vanno rigorosamente rispettate [perché non venga meno] il ruolo di indirizzo e di controllo del Parlamento, della sua autorità e dignità di suprema rappresentanza democratica [altrimenti mortificate dai] comportamenti di governo [che invece è tenuto ad un] ossequio non formale, alieno da insofferenze e arroganze, alle prerogative delle Camere» (Dove va la Repubblica, Rizzoli 1994 - pag. 180).
Referendum del 17 aprile: Renzi invita all’astensione? L’invito è legittimo. Nel 2005 non lo era: era un «venir meno a una norma di comportamento fondamentale, che è quella del sollecitare i cittadini a esprimersi» (Radio Radicale, 8.6.2005).
Anche quando sembrerebbe avere riserve sugli atti del governo Renzi, è solo per esortare a votare tutte le schifezze che scodella, poi eventualmente si miglioreranno, le opposizioni saranno benevolmente invitate a dare una mano, e chissà che questo non possa creare il clima favorevole a un tanto atteso Partito della Nazione: così l’anno scorso con l’Italicum, così oggi con la riforma costituzionale, perché, sì, è legittimo che si abbiamo riserve, ma è indispensabile approvarla, e poi, «una volta approvata, bisognerà mettersi al lavoro per costruire davvero questo nuovo Senato, e trarre dall’esperienza le possibili conseguenze».
Genuinamente renziano, dunque: fare per fare, e fare subito, poi eventualmente, se intanto non ci è caduto tutto addosso, si tappano i buchi, ma intanto fare, fare, fare, ché, «se
si affossa anche questo sforzo di revisione costituzionale, allora è
finita: l’Italia apparirà come una democrazia incapace di
riformare il proprio ordinamento e mettersi al passo con i tempi». Come sottovalutare l’allarme chi ha sempre dimostrato di saper essere al passo coi tempi, e tutti i tempi?
E' pur sempre un emerito.
RispondiEliminaSiii un emerito testa di...
EliminaE' proprio un emerito.
RispondiEliminaFra l'altro il solito ricattuccio: se si boccia questa riforma allora nessuna riforma è possibile!
Cagata pazzesca, perché se nel redigere la riforma si fosse cercato un vero spirito costituente, si fossero ascoltate le oppisizioni o almeno la minoranza della maggioranza di governo a questo punto non si avrebbe un obrobrio come quello su cui siamo chiamati ad esprimerci ma qualcosa di più difendibile persino da parte di chi emerito non è.
Invece no, si tenta una riforma che abbinata all'orribile e antidemocratica legge elettorale ricorda molto un golpe e la si spaccia per l'unica riforma possibile, l'ultima spiaggia.
Con viva e vibrante preoccupazione......di perdere la cadrega, un altro manzoniano che tira quattro paghe per il lesso, e che lesso......Senectus ipsa valetudo est, ma qua mi pare ci si creda immortali........
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