Pare
che per la Brexit sia stato determinante il voto del cosiddetto
«paese profondo», quello delle aree più interne, comunque più
lontane dal flusso delle relazioni e degli scambi col mondo esterno.
Nella visione organicistica di una nazione è quello che solitamente
è detto «ventre
del paese», con ciò assegnandogli quei tratti che danno impronta
viscerale alla sua dimensione esistenziale. Questa, com’è
per gli organi governati dal sistema nervoso enterico, è
caratterizzata, sul piano sensoriale, da uno spettro percettivo dalle
rappresentazioni grossolane, per lo più immediate, ma spesso poco
nitide, che tuttavia non mancano per questo di potenza, anche
notevole, talvolta perfino spropositata rispetto agli stimoli che le
hanno determinate, perché si tratta di immagini che in gran parte
attingono a una sfera del simbolico che è primordiale, per nulla
sorvegliata dai processi di ideazione che sono propri delle
percezioni sensoriali di tipo superiore. Sul piano funzionale,
invece, siamo nel regno del vegetativo, dell’automatismo,
degli archi riflessi corti e ultracorti, col prevalere di quegli
elementi pulsionali e reattivi che sono comuni ad ogni specie
animale, anche a quelle che hanno un sistema nervoso centrale assai
meno complesso di quello umano.
Ce ne sarebbe abbastanza, in
definitiva, per liquidare ogni sentire del «paese profondo» come
sordo, opaco, intrattabile, e ogni suo agire come cogente, istintivo,
irrazionale, se non fosse che la visione organicistica di una nazione
è da sempre uno strumento di semplificazione che risponde a una
logica di parte, giacché Menenio Agrippa era un patrizio. Del
suo apologo resta in piedi la retorica delle classi che «quasi
unum corpus
discordia
pereunt et concordia valent»,
ma c’è
da segnalare un’interessante
inversione
di segno: lì il ventre era l’élite
economica, politica e culturale della Roma del V secolo a.C., che la
plebe accusava di essere «otiosa»,
muovendosi perciò alla prima e rudimentale forma di sciopero della
storia; oggi,
invece, almeno nel caso del Regno Unito, il ventre è quanto resta di
un proletariato quasi del tutto ripiegato sulla sua miseria e di una
borghesia che la crisi economica ha impoverito ed emarginato in aree
suburbane perché lasciasse il centro delle grandi città ai nuovi
ricchi. Il «ventre
del paese» è quello delle masse alle quali è stato tolto tutto,
lasciando ad esse solo la nostalgia per un Regno Unito che non c’è
più e l’illusione
di poterlo ricreare uscendo dalla Ue. Liquidare questa scelta come irrazionale è legittimo, ma è di parte, giacché non c’è nulla che oggettivamente mostri un utile nell’accettare, da esclusi, la logica di un’inclusione che sottrae potere e diritti.
Questa Europa è nata male ed è cresciuta peggio. Soprattutto, non ha mai dato segno di voler cambiare rotta. Ultimamente, poi, è sembrata addirittura nell’impossibilità di farlo, ammesso e non concesso che potesse essere nelle intenzioni di chi ne regge il timone. Com’è naturale, ora, si calcolano i danni che dalla Brexit verranno alla Ue e al Regno Unito, ma anche qui la logica di chi fa i conti è di parte. Non voler capire questo, e continuare parlare di ciò che il Regno Unito avrà da scontare con la Brexit, rimanda alla visione organicistica di una nazione: preoccuparsi che dal tavolo non cadano più le briciole per i poveracci perché ai commensali sono state ridotte le portate. Non diversamente da quando si pretenderebbe che un crollo in borsa debba affliggere anche chi non vi avesse investito neppure un soldo: le regole del gioco vogliono che anche lui abbia a subirne un danno, ma questo non mette in discussione le regole del gioco, solo la sua eventuale indifferenza all’ennesimo venerdì nero. Menenio Agrippa ci mostra l’angoscia del broker londinese invitandoci a farla nostra, del tutto ignaro che intanto si ingrossa il numero di chi non ha quasi più nulla da perdere.
Splendida analisi.
RispondiEliminaanamnesi
EliminaIBS la diagnosi...
EliminaInfausta la prognosi.
EliminaVoi trascurate la Marianna!
RispondiEliminaMalvino, avessi qualche potere in campo editoriale ti proporrei per l'ultima pagina dell'Espresso, quella che fu di Umberto Eco e ora non è più all'altezza. Però settimanale, non quindicinale in comunione col sermone scalfariano.
RispondiEliminaUn modo molto educato per dirmi che mi devo preoccupare, grazie.
EliminaSarei d'accordo con lei se esistesse solo l'aspetto monetario (neanche economico) della vicenda. Lei credere davvero che quel voto non sia la più grossa zappa che quei piedi (se sposto l'oggetto della metafora dal "ventre" ai "piedi" rimango comunque fedele a quella di Menenio giusto ?) si potessero autoinfliggere ?
RispondiEliminaIl commento originale, che mi era uscito un poco troppo di pancia, era un lungo elenco di problemi che io personalmente, e altre numerose persone come me, avranno a causa di questo voto.
Sì, ma nell'apologo alla fine le membra capiscono la funzione dello stomaco. Per quanto riguarda la Brexit, invece, non solo non si vede luce in fondo al tunnel ma viene pure contestata la democrazia, la quale permetterebbe a questi bifolchi di dire la propria e vincere. Cioè,
RispondiEliminaLa cosa che mi colpisce del 'ventre' è la sua capacità di contestare il sistema ma voler continuare a godere dei privilegi che il sistema concede.
RispondiEliminaPer farla breve: voglio la bistecca a km 0 del manzo al pascolo che viene accarezzato tutte le sere, ma deve costare poco ed essere venduta nel market h24 sotto casa dal commesso paki, ma la grande distribuzione e l'immigrazione sono il male assoluto.
Lo stesso concetto può essere applicato a tutti gli ambiti. Gente che ha avuto una rendita di capitale al 7-8% con la borsa gonfiata adesso dice che i banchieri sono dei farabutti. Lo erano anche quando ti lasciavano le briciole.
Se non fosse perché non vorrei scadere nel corrente filosofica e culturale del "volgarismo" (Greg e Lillo),l'apologo di Meneio Agrippa appreso fin dalle Elementari,mi riporta a certe "barzellette" che presumo traggano origine proprio da tale prolusione.
RispondiEliminaSi dimentica infatti , nella battaglia degli organi la parte finale del corpo fermandosi sempre perlopiù allo stomaco, dimenticandosi della parte finale che sovente fa da tappo.
Parrebbe quindi che che le funzioni superiori (si fa per dire) abbiano perso il contatto con la parte finale che in fin dei conti produce l'espulsione.
A lungo andare si può produrre una esplosione !
Perciò al fine di alzare il livello del mio scritto, altro non mi resta che citare Olympe de Gouges : Siamo in presenza di una crisi generale-storica del capitalismo, il che dimostra non solo il fallimento del mercato, come già negli Anni Venti-Trenta, ma il carattere storico e transitorio della forma-valore.
Rimane quindi il dubbio che siamo forse vicini al salto del tappo a cui il cervello non riesce più (nemmeno per colpa sua , in fondo)a comandare ?
Ai posteri l'ardua sentenza.
caino