A
voler essere spietato con me stesso, non devo escludere che possa
esserci un fondo d’invidia
nell’indignazione che provo
dinanzi alla sfacciataggine di chi riesce a farsi vanto pure di un
fallimento: mi chiedo quanta di tanta disonestà intellettuale sia
finalizzata a preservare un’autostima
che in questo modo diventa a prova di tutto, e quanta a difendere una
reputazione pubblica che quella stessa autostima non riesce a
figurarsi altrimenti che lusinghiera, ma poi rinuncio a darmi una
risposta, resta lo sdegno, nel quale non mi stanco di scrutare
temendo – realmente temendo, giuro – che affiori un «ah,
però, che forza, più invulnerabile ai rovesci della vita di quanto
lo sia una blatta ai fallout nucleari!».
L'ànno messo in croce
RispondiEliminaStessa vicenda fallimentare del settimanale "The week".
RispondiEliminaE' un giocatore di poker professionista, sta bluffare, ecco qua l'invidia.
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