martedì 25 novembre 2014

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È la prima metà dell’editoriale che Marco Travaglio ha firmato per Il Fatto Quotidiano di martedì 25 novembre e chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non potrà negare che il pezzo sia costruito molto bene, da polemista di gran talento. Appagati i sensi da un così bel saggio di scrittura, tuttavia, c’è da chiedersi a cosa possa mai servire l’ennesima conferma che Matteo Renzi sia una gran merda d’uomo. Scoprirlo ancora una volta cinico, sleale, opportunista – falso come una banconota da ottanta euro – farà cambiare idea a qualcuno? Probabilmente neanche Marco Travaglio ci conta, ma è che quello è il suo lavoro: dare argomenti a chi già abbia le sue stesse convinzioni, confortarlo nella persuasione che avesse ragione, ieri, contro la maggioranza di italiani che sceglieva Silvio Berlusconi e che abbia ragione, oggi, contro la maggioranza di italiani che sceglie Matteo Renzi. Una sorta di assistenza psicologica, potremmo concludere. Ma un problema resta, ed è quello della patente inefficacia di argomenti che dovrebbero essere inoppugnabili – che un uomo politico sia in costante debito di coerenza verso l’opinione pubblica, che debba tener fede alla parola data, che non possa concedersi il lusso di una doppia morale – a fronte degli strumenti che a dispetto di tutto ciò procurano consenso: non basta aver ragione per vederla riconosciuta. Nel mio piccolo ho già messo in guardia dall’usare la ragionevolezza come genere di conforto, perché è pia illusione «pensa[re] che a far perdere consensi a un demagogo possa bastare il riuscire a coglierlo in contraddizione con se stesso, dar prova che non sia uomo di parola, che non mantenga le promesse, che cambi idea con la disinvoltura con cui una puttana passa da cliente a cliente», perché fare le pulci a un demagogo, se non è per mestiere, è per accanimento da ingenui «convinti che alla gente faccia difetto solo la memoria. Magari. È che alla gente fa difetto pure la memoria, ma soprattutto la buona coscienza» (Malvino, 22.9.2014).  

13 commenti:

  1. Parole sante. Questo qua è un paese di gatti che salta addosso alla propria immagine nello specchio.

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  2. Forse sono troppo giovane, ma non ricordo a memoria nessun politico che non si sia mai smentito da solo. La coerenza non è utile alla ricerca di consenso, l'opportunismo sì.
    Esisteva un tempo questa razza?

    PS
    il fatto che Renzi sia o meno un cazzaro è altro discorso.

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  3. Sarà anche ripetitivo ma è l'unico che lo fa visto che ieri sera Giannini a Ballarò, dove Travaglio non ha mai potuto mettere piede, è stato costretto a citare lui proprio per riportare quei dati che altri quotidiani si son ben guardati dal ri-riferire.

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  4. Ironizzare su Travaglio è come biasimare una maestra elementare perché passa la vita a ripetere ovvietà. Travaglio ne ha fatto un mestiere e non vincerà certo il Nobel per la letteratura, ma è altrettanto certo che per vent'anni è stato lui, non noi intellettuali fini e disincantati, a salvare dal qualunquismo tanti giovani e a tanti ignoranti, ripetendo e ripetendo ancora i fatti e i fondamentali della civiltà.
    GF

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    1. Ne è sicuro? Perchè sto notando negli 'allievi' di Travaglio sui forum gli stessi comportamenti che sono stati stigmatizzati agli avversari di un tempo. Attaccare l'argomentatore e non l'argomento, la modalità 'e allora le foibe?' eccetera.
      E come non ricordare la celebre intervista di Travaglio a Grillo, fatta in ginocchio sui ceci e senza seconde domande. Sembrava di vedere Vespa al cospetto di Berlusconi.

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    2. "Come vespa al cospetto di Berlusconi". No no a quei livelli non ci può arrivare nessuno.

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  5. Sarebbe stupido sostenere che Travaglio, come chiunque altro, non abbia preconcetti e idee non condivisibili; ugualmente superficiale sarebbe attribuire a lui la responsabilità degli autoiscritti al suo fan club, tanto più che (mi ripeto) si è scelto un pubblico vasto ma privo di referenze culturali. A questo pubblico ha trasmesso per anni fatti, documenti e notizie, e io lo ritengo un servizio ultimamente ineguagliato nel panorama giornalistico italiano; se lo si vuole interpretare come un Emilio Fede di Grillo, il paragone mi pare molto fuori luogo.
    Accanto al suo conservatorismo cattolico, che da progressista non posso soffrire, c'è una cosa per cui gli sarò sempre grato: la famosa intervista da Luttazzi che lo lanciò come personaggio pubblico. Avevo diciannove anni, e il mio romanticismo adolescenziale richiedeva un eroe e un gesto epico come sfidare pubblicamente Berlusconi. Poi col tempo arrivano le contestualizzazioni e le dietrologie ma, chissà, senza quell'intervista forse oggi sarei tra quelli che si appassionano ai pigolii di Fassina.
    GF

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  6. Ho citato quell'intervista perchè pure il sottoscritto, che come lei ha ascoltato e letto MT per anni, c'è rimasto un po' maluccio nel vedere il professorino che diceva tante cose intelligenti sul giornalismo cadere negli stessi comportamenti per cui infamava (a ragione) tre quarti della sua categoria.

    PS
    io ne avevo 23 nel 2001, e quasi quasi mi sarei messo in camera un poster di Luttazzi e Travaglio.

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  7. Direi che la coerenza appartiene a quella costellazione di valori etici e morali che sono percepiti ormai come superati, perlopiù anche il papa è giudicato per la sua simpatia. Un politico si giudica uguale, bene se è spregiudicato e accattivante. I vecchi parametri non funzionano più, roba vecchia, ne abbiamo di nuovi. "Uno di noi" è il parametro vincente.

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    1. da lei però non mi sarei mai aspettato la definizione di coerenza in quanto valore etico e morale. La coerenza è come un martello, non è ne buona ne cattiva, dipende se lo uso per piantare i chiodi o sfasciare le teste.

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    2. La coerenza acquista sempre un valore positivo all'interno dei relativi sistemi morali, per assurdo anche volersi lasciare alle spalle la coerenza come valore implica di fatto una coerenza relativamente alla non-coerenza.

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    3. All'interno del singolo sistema morale può darsi, c'è da interrogarsi sulla bontà del sistema morale però. Un pacifista veramente coerente non sparerebbe a un tizio che sta per fare fuoco su una scolaresca. Un sinistroide extraparlamentare piuttosto che votare un Pisapia non sufficientemente puro si rifarebbe cinquant'anni di Moratti. Coerenti o stupidi?

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  8. Coerenti nella stupidità se la ritieni tale. Che sia buono o cattivo è comunque un sistema morale e la coerenza ne certifica l'adesione.

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