venerdì 14 settembre 2018

Rimango attonito


Da stupeo, che sarebbe rimango attonito, abbiamo lo stupor, la sorpresa dinanzi al mai visto prima, allo straordinario, all’inatteso – sorpresa che spesso assume significato di scoperta, non di rado accompagnata a incanto – ma pure la stupiditas, lottusità che causa smarrimento – quasi sempre accompagnato da incidente, ancorché di entrambi spesso non si abbia segno di cosciente percezione – anche dinanzi a ciò che è comunemente risaputo, del tutto ordinario, facilmente prevedibile. Dedurremmo che la differenza tra stupor e stupiditas stia tutta negli strumenti della conoscenza di cui si è in possesso? Se sì, saremmo autorizzati a correggere chi si dice stupito del fatto che certezze considerate fino a ieri indiscutibili siano oggi così spesso e così pesantemente messe in discussione. A dispetto della reputazione di cui eventualmente godi – saremmo autorizzati a dirgli – è stupidità, non è stupore: è evidente che gli strumenti della conoscenza in tuo possesso fossero in realtà assai carenti o comunque assai male utilizzati. In tal caso, puoi darci assicurazione del fatto che il non utilizzarli a dovere non sia stato intenzionale? Liberaci da questo scrupolo: siamo sempre stati troppo buoni ieri a dar per certo che che tu fossi in possesso dei notevoli strumenti della conoscenza che l’opinione pubblica ti attribuiva o siamo troppo cattivi oggi a pensare che tu preferisca sembrarci stupido per stornare il sospetto che il non utilizzarli a dovere sia stato intenzionale?
Ieri, per esempio, davi per ormai fenomenologicamente connaturati, geneticamente acquisiti, storicamente irreversibili, sistemi come il libero mercato o la liberaldemocrazia, sicché sostenevi che metterci mano per proteggerli dalla concentrazione monopolistica o dall’ingerenza confessionale significava voler far violenza alla Natura, alla Genetica, alla Storia (e il fatto che usassi maiuscole nell’ambito delle cosiddette scienze sociali poteva, volendo, già puzzare un poco): nel farti paladino del laissez faire e dell’esportazione della democrazia, eri ispirato dall’Alto o eri a libro-paga di chi oggi mostra a te – finalmente, se eri solo sprovveduto – e a noi – purtroppo, se abbiamo voluto crederti – che le poste in gioco fossero ben altre?
Fai mostra di stupore, misto ad apprensione, per il fatto che oggi l’individuo sia sorpreso in affannosa ricerca di un’identità comunitaria e, ancor più, di cento piccole e tutto sommato inutili protezioni, in cambio delle quali è disposto a rinunciare a quasi tutti i diritti precedentemente acquisiti, ma dei quali non ha mai potuto far concreto utilizzo per darsi protezione da sé, pronto a rendersi cellula obbediente di uno Stato organico, fedele ricetrasmittente di un’etica di Stato, insomma un fascista 2.0 di cui dici di non saperti dar ragione, se non in uno sdegnato inorridire, ma non si tratta dello stesso individuo che ti tornava comodo da conformista della società alla Fine della Storia, e che ti dava prova di incrollabile fede democratica nel fatto che non andasse a votare? Non è lo stesso individuo che ti sembrava essere lUltimo Uomo proprio perché apparentemente convinto delle fake news ufficiali che ti erano commissionate dalle paternalistiche élites a guardia della ragion di Stato?
Tenevi tanto alla fama dhomme du monde, e di un mondo che aveva finalmente fatto i conti con le sue contraddizioni, e ora che riemergono aggravate dal non aver dato ad esse soluzione dallesito del conflitto che pretendevano si consumasse – il conflitto ti avrebbe guastato la digestione – ora, dico, ti stupisci che minaccino di metterti a soqquadro il sistemino filosofico che ti eri costruito? Tutta quella bella pedagogia che doveva far di una plebe un popolo, dandole a esempio da imitare il tizio che era riuscito a spacciarsi per datore di lavoro, in realtà prendendolo, che fine fatto dinanzi al mostro che oggi ti si para di fronte, rozzo, ignorante, aggressivo? Soprattutto: ti eri guadagnato una livrea da lacchè più bella della divisa di un ammiraglio, ti stupisci che oggi vogliano impiccarti ad un pennone? Ti confesso: rimango attonito.

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