venerdì 13 maggio 2016

«Ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo»

Sempre più spesso mi capita di ritenere superfluo spendere un commento su quanto dichiarato da questo o quel protagonista della vita pubblica, con prontezza diffuso dai canali di informazione, per essere immediatamente fatto oggetto di ampia discussione in ogni sede. Sia chiaro che per commento intendo unopinione adeguatamente argomentata, perché la sensazione che il virgolettato attribuito a Caio o a Tizio non meriti la fatica, e che al più valga la pena di porre ogni attenzione solo alle ragioni che gli procurano adesione o dissenso, può ben lasciare spazio almeno a una battuta, che proprio nella sua estemporaneità esprime il rigetto di una problematicità tutta fittizia. Non sempre, ma quasi sempre, accade perché, a dispetto del rilievo che sembrerebbero meritare, si tratta di affermazioni fatte senza altro scopo che ottenere quella visibilità che – insieme – nutre e divora il personaggio pubblico, senza risparmiare chi aspira ad esserlo agganciandosi al bandwagon dei like e dei dislike. Semplificando, direi che si possano distinguerne due tipi, secondo il genere di visibilità che si ripromettono di riscuotere: ci sono le affermazioni provocatorie, paradossali, iperboliche, che spesso sembrano voler squarciare il velo dellipocrisia o del conformismo con quelle che sono offerte – ma sarebbe più corretto dire somministrate – come verità che pretendono di essere inconfutabili per il solo fatto di essere sgradevoli o irritanti; e quelle che si limitano a enfatizzare, cercando di renderli solenni o appassionati, concetti di una banalità disarmante, spesso racchiusi in frasi fatte, perfino in idiomatismi daccatto. In entrambi i casi, a dispetto dell’effetto che possono comunque riuscire ad ottenere perfino in chi abbia una capacità critica adeguatamente sorvegliata, anche una sbrigativa analisi è in grado di rivelarle invalide sul piano della logica proposizionale, quasi sempre per tautologia o per paralogismo.
Di questo genere mi pare sia una frase come «ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo», che volentieri avrei evitato di commentare su queste pagine, se non fosse che da quando è stata pronunciata da Matteo Renzi (e non era la prima volta, perché era già accaduto nel 2011, nel 2013, nel 2014 e a febbraio di questanno) sono stato raggiunto da numerosi inviti a farlo, in due o tre casi addirittura pressanti. Inviti nei quali, pur con segno diverso, ho letto il retropensiero di chi da un mangiapreti come il sottoscritto pretende un riconoscimento di merito, come atto dovuto, in favore di un uomo politico da me pesantemente maltrattato in numerose occasioni, ma qui – mi si dice – indubitabilmente splendido campione di laicità.

E allora comincerò col dire che aver «giurato sulla Costituzione» non impedirebbe affatto a un Presidente del Consiglio di poter ritenere non utile, né necessaria, tanto meno indispensabile, anzi inopportuna o addirittura dannosa, una legge che riconosca le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Proprio facendo appello alla Costituzione (art. 81), infatti, e rinunciando a ogni altro argomento di natura etica o di stampo confessionale, si potrebbe essere contrari alla sua approvazione, ritenendo che comporti «nuovi oneri» (si parla di qualche centinaia di milioni di euro) senza essere stata in grado di contemplare i «mezzi per farvi fronte» (larticolato in merito li quantifica a meno di un decimo di quanto sarebbe realmente necessario).
Di converso: aver «giurato sul Vangelo», impedirebbe a un Presidente del Consiglio di essere a favore di una tal legge? Lasciamo stare il Vecchio Testamento, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di Paolo, lasciamo stare la dottrina cattolica, le linee pastorali della Cei, che qui non sono chiamate formalmente in discussione: in quale punto dei Vangeli si legge esplicita condanna delle unioni tra persone dello stesso sesso? E forse non esistono paesi – il caso principe è quello degli Stati Uniti dAmerica – nei quali chi al momento dellinsediamento ai vertici degli organi più alti del governo locale o federale ha giurato sulla Bibbia senza per questo sentire contraddizione nellesprimersi in favore del matrimonio gay?

Via, guardiamo ai fatti: è da tempo che in Italia non cè più un partito che raccolga la stragrande maggioranza di chi sente appartenente al mondo cattolico; lattuale pontificato ha imposto alla Cei di abbandonare la politica ruiniana, lasciando la difesa dei cosiddetti principi non negoziabili a frange ormai minoritarie di tradizionalisti; nei confronti dei diritti rivendicati dal movimento Lgbt lopinione pubblica ha mutato notevolmente il suo atteggiamento; rapidamente mutato, è necessario aggiungere, se si pensa al fatto che Matteo Renzi era fra i partecipanti al Family Day del 2007, a sostenere ragioni che oggi, evidentemente, ritiene superate.
Concedo sia possibile unobiezione: una genuina laicità è dimostrata proprio dallessere capace di avere, da Presidente del Consiglio, unopinione diversa da quella di un comune cittadino cattolico, recependo le istanze di chi non intende essere prono ai veti della Chiesa di Roma. È obiezione debole, perché Matteo Renzi, nel 2007, non era un comune cittadino, ma Presidente di Provincia, e in più, in opposizione a una legge che riconoscesse le unioni civili tra persone dello stesso sesso, sosteneva che Governo e Parlamento stessero commettendo «un errore gravissimo» a non cogliere «il fatto storico di un milione di persone in piazza»: è evidente che, da membro del Governo o del Parlamento, la sua posizione sarebbe stata opposta a quella odierna. Ammesso e non concesso che la sua affermazione odierna basti a dar prova certa di una genuina laicità, deve trattarsi di acquisizione assai recente, che, nellimpossibilità di una controprova, è legittimo sospettare sia tutta funzionale a raccogliere le simpatie di unopinione pubblica che nel 2007 non era favorevole, come invece lo è oggi, a una legge come quella varata laltrieri. Non è un caso, infatti, che lo stralcio della stepchild adoption sia seguita alla diffusione di sondaggi che la segnalavano come questione assai controversa.

Mi pare di poter concludere dicendo che siamo allennesima prova di quel cinismo e di quellopportunismo che nei demagoghi del «populismo dallalto» mettono i sensori del vento che tira a servizio del consolidamento di un potere personale necessariamente disintermediato. E aggiungerei che proprio la scelta di una frase come «ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo» ne riveli il tratto più spregiudicato. Non a sorpresa di avere un laico come Presidente del Consiglio, ma a conferma di avere un uomo di merda come aspirante a dittatorello. 

15 commenti:

  1. Fare la voce grossa (solo la voce , si badi) con la UE, "non accettar lezioni" da Weidman, da Schaeuble, dall'Austria, dalla Lega, da M5S, ecc., far approvare la Cirinnà, stralciare la liceità delle adozioni, andare al "family day", dire "ho giurato sulla Costituzione, non sul Vangelo", difendere l'art.18, neutralizzare l'art.18, sbanderiare il vicino ripristino del falso in bilancio e la dannazione degli scambiatori di voto, abolire definitivamente il falso in bilancio e salvare il culo agli scambiatori di voto, proporre l'allungamento della prescrizione, lasciar stare la prescrizione, annunciare insomma tutti gli atti e assumere tutti gli atteggiamenti politici che piacerebbero o gioverebbero alla gente, fare solo le cose che giovano al potere e a chi caso per caso te lo garantisce.
    E' vero, altro che la stampa! E' l'opportunismo, bellezza! L'opportunismo! E tu non ci puoi far niente! Niente!

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  2. Però è molto puntiglioso: non sarà Vangelo ma negli Atti la condanna dell'omosessualità è ben chiara, da parte del primo omofobo e misogino militante, quindi gay represso, San Paolo.

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    1. "quindi", secondo lei tutti gli omofobi e misogini sono gay repressi?
      Ma sarà mai esistito un etero misogino e omofobo perchè cosi non fosse possiamo pure dire che almeno fino a qualche decenno fa il 99.99% della popolazione era gay!

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    2. Per la verità gli Atti fanno ufficialmente parte anch'essi del Vangelo. Ma la cosa non ne muta il senso complessivo, giacché il Vangelo è pur sempre opera di uomini. Gli stessi farisei chiedono a Gesù in che modo si possa riassumere la sua ricetta morale della salvazione e Gesù fornisce a loro e anoi la chiave d'interpretazione delle intere Scriture.

      "Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 'Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?'. Gli rispose: 'Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti' ".

      L'ultima frase significa appunto, a mio modo di vedere, che nessuna affermazione del Vangelo (e delle intere Scritture) può essere interpretata in contraddizione con i due principi enunciati. E da ciò ricavo anche che nel Vangelo non può esserci un'effettiva condanna dell'omosessualità, a meno di volersi sostituire a Dio e di odiare il nostro prossimo.

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    3. Simone, il 'quindi gay represso' era una battuta, ci sono pochissimi documenti per stabilire le tendenze sessuali di San Paolo, mica come Ataturk.

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    4. @ Top Ganz

      Credo, o per lo meno così mi hanno insegnato - correggetemi se sbaglio -, che gli Atti facciano parte, insieme con il Vangelo, o meglio con i quattro Vangeli, del Nuovo Testamento.

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  3. "Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge..."
    È il cristianesimo, non cominciamo, pure con questi, a cercare il "vero" cristianesimo.

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    1. Era per salvare il culo dai sacerdoti del Tempio, in realtà la legge fu emendata in quattro o cinque punti chiave.

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    2. Non sono un esperto di egesi bibblica e del resto nemmeno la trovo molto interessante visto che ormai ci sono "militanti" gay che son riusciti a far diventare San Paolo un paladino dei diritti dei gay ma in Matteo 19, 4 (citando Genesi) non dice : " Egli rispose: "Non avete lettto ch eil Creatore da principio li fece maschio e femmina e i due diventeranno una sola carne?"...."

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    3. Sì, ma non condanna la convivenza more uxorio del centuriore col suo amichetto (Mt 8, 1-13).

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    4. Mi sfugge dove il rapporto tra il centurione e il servo sia more uxorio

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    5. Il ragazzo è "pais" ed è "entimos" al centurione: termini comunemente usati nell'ambito della pederastia in età classica.

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  4. "Non a sorpresa di avere un laico come Presidente del Consiglio, ma a conferma di avere un uomo di merda come aspirante a dittatorello."

    Sintesi perfetta a conclusione di un post ineccepibile.

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  5. Di fronte ad un'analisi come questa c'è sempre, per me, una sensazione agrodolce: da un lato il piacere di ritrovare, spiegate per bene, le stesse conclusioni e sensazioni a cui ero giunto. Dall'altro la tristezza del dover guardare in faccia a quelle conclusioni perché privato della (un po' vigliacca, lo ammetto) illusione che "magari sono solo io a pensar male, magari mi sbaglio".
    Con stima, la ringrazio.

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  6. Siamo tutti "paralogisti"

    L'errore come diceva mio nonno, sta nel manico.
    L'imperfezione ,quindi ,risiede nelle regole, che sono non sono eterne, ma si devono adeguare.
    I rimpianti sono "belli", ma non riconoscere che l'errore sta nel manico, porta a farci diventare alla fine tutti ,(proprio tutti), dei "paralogisti".

    caino

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