lunedì 10 marzo 2014

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Molto probabilmente è questo il brano cui Luciano Canfora fa cenno nel capitolo finale de La trappola - Il vero volto del maggioritario (Sellerio, 2013) quando cita La giornata d’uno scrutatore: scrive che il caso-limite descritto da Italo Calvino – i portatori di gravi handicap mentali, ospiti del Istituto Cottolengo, cui le suore riuscivano a strappare il voto per la Dc – oggi «ha assunto nuove forme, talora deprimenti, comunque pervasive e non facilmente sanabili» e si chiede se «non rest[i] che accettare la difficile convivenza tra diritto al suffragio e nuovi “raffinati” analfabetismi, non facili da contrastare o sanare», com’è nel caso di quello che affligge il «mondo plasmato dalle tv commerciali e dall’ininterrotto martellamento seduttivo dei valori, miti e modelli che essere trasmettono». Con ciò è messa in discussione la prassi democratica col più vecchio degli argomenti usato dai suoi nemici? No, risponde, però, «anche rispetto a questo ineliminabile inconveniente del suffragio universale, il sistema elettorale proporzionale può rappresentare il male minore e, in parte, persino un rimedio. Esso evita, infatti, che una forza politica capace di convogliare su di sé le simpatie degli elettori meno preparati possa trovarsi grazie a un “marchingegno” maggioritario, a fare un indebito “pieno” di eletti assicurandosi così una schiacciante e devastante maggioranza parlamentare. Il meccanismo proporzionale costringe i partiti ad essere veramente tali, cioè a guadagnarsi davvero, e quotidianamente […] costringe[ndoli] […] a ridiventare veicolo di educazione politica di massa»
Bene, è almeno da tre anni a questa parte che m’intrattengo su temi che sono strettamente correlati alla questione sollevata in questo smilzo ma prezioso libricino di Luciano Canfora. Ho affrontato il problema della leadership di tipo carismatico, delle diverse forme di deriva populista, dell’insidia posta negli strumenti di democrazia diretta (il referendum, innanzitutto), del mito della governabilità e dei suoi perniciosi effetti collaterali, sempre a un passo dal tirare i fili, senza mai farlo. È che a tirarli ne sarebbe uscito un saggio in forma edittale, sennò una sorta di manifesto, roba che di solito regge un noi che la mia perfetta solitudine non mi consente. Potevo solo permettermi un anch’io e Luciano Canfora mi dà questa occasione. L’analfabetismo civico della gran parte degli italiani, il pauroso deficit di sensibilità democratica della nostra classe politica, la costante tentazione allirresponsabilità che rende così frequente il cedimento al servaggio familistico, clientelare e corporativo, l’impossibilità di sperare che tutto questo possa aver fine in tempi brevi mi fanno convinto proporzionalista.    



10 commenti:

  1. scusi Malvino, premettendo che condivido le sue critiche, siamo sicuri che la democrazia possa esistere ? Intendo una democrazia che sia intesa altrimenti che come semplice competizione elettorale agita senza esclusione di colpi. Potrebbe indicarmi un' epoca storica e un paese in cui abbia funzionato meglio di oggi ?

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    1. Gli altri sistemi sono peggiori, non ci rimane che tenercela e farla funzionare al meglio, cercando di evitare innanzitutto che degeneri. In quanto alle domande che mi pone, direi che occorre non far confusione tra mezzo e fine: se il mezzo è la competizione elettorale, il fine è la sovranità popolare, e il secondo non è dato senza che il primo non abbia regole che impediscano la deriva verso il populismo e l'oligarchismo. Poi c'è il problema della maturità di un popolo al sistema democratico, senza la quale ogni deriva è possibile. In fondo, la democrazia è il tentativo di proteggere il popolo dai suoi peggiori istinti. E non sempre ci riesce, questo è scontato. La domanda con la quale chiude il commento è ambigua: "un'epoca storica in cui abbia funzionato meglio di oggi", probabilmente no, ma un paese in cui abbia funzionato meglio che qui, meglio di ieri e meglio di oggi, certamente sì. D'altronde non è un caso che, quando si tratta di metter mano a una riforma elettorale, entrano in discussione modelli di altri paesi, e, quando vogliamo crearne uno originale, siamo capaci sono di mettere al mondo dei veri e propri mostri.

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  2. Convinto proporzionalista da sempre.
    Convinto che in democrazia (ammesso che la democrazia sia possibile) la politica debba essere l'arte della mediazione, non un amomentanea dittatura della parte dominante su quella soccombente.
    Convinto, ormai alla luce dei fatti e almeno per quanto riguarda il nostro paese, che i cosidetti vantaggi della governabilità siano in realtà più dannosi che benefici, nel senso che se guardiamo gli ultimi anni, da quando è stato istituito il premio di maggioranza vediamo che questa "forza" della maggioranza è sempre stata alquanto relativa e tale solo nello spartirsi cariche, nel promulgare leggi ad personam e nel produrre altri obrobri, mai nel prendere provvedimenti seri a favore del paese.

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  3. Purché uninominale. La difficoltà maggiore che ho come elettore è sapere chi ho contribuito a far eleggere.

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  4. Proporzionalista anch'io.
    Proporzionale puro, purissimo, senza sbarramenti: quello del 4%, stabilito per le Europee, non mi sta bene per niente.

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  5. Nel caso italiano vedrei bene un sistema a doppio turno, nel quale tutti i seggi non assegnati al partito vincitore vengono redistribuiti in base alle percentuali ricevute al primo turno dagli altri partiti.
    In questo modo si assicura una rappresentanza di tipo proporzionale anche a partiti molto piccoli, e contemporaneamente si ha sempre un partito di maggioranza, che però essendo votato al secondo turno, può essere scelto dalla maggior parte dei cittadini come "il meno peggio". Penso che con un sistema del genere S.B. non sarebbe mai andato al potere: qualsiasi partito, per sperare di superare il secondo turno, dovrebbe evitare estremismi o buffonate.

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  6. Mi pare un po' utopico preferire la rappresentatività alla governabilità e, contemporaneamente, sperare che ne sortisca una forma di governo in grado di guidare il paese. Se è pur vero che, nel lungo periodo, anche un esercito di scimmie che batte per un tempo sufficiente sui tasti di macchine da scrivere, finisce per produrre prima o poi tutti i libri del British Museum, nel caso di cui si discute è come pretendere che a far volare un Boeing 747, in luogo del pilota, siano a turno tutti i passeggeri.
    LB

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    1. Carina la similitudine dell'aereoplano.
      Ma abbiamo ben visto che col maggioritario così come lo abbiamo in Italia: il pilota aveva sempre una pistola puntata alla testa, un paio di sostituti piloti pronti a prendere il suo posto, era completamente indifferente alle indicazioni della torre di controllo e se ne fregava della destinazione decisa alla partenza, avendo i suoi affari da sbrigare altrove.
      Intanto il secondo era impegnato a smontare il computer di bordo per rivenderselo, lo steward si trombava un paio di hostess e i passeggeri della business si ingozzavano con i salatini della classe economica dopo aver finito il proprio catering.

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  7. La sola idea che il governo/legislazione degli affari correnti e la legislazione di ampio respiro si possano tenere assieme nella stessa elezione e nello stesso personale politico è risibile.

    Tanto più se pensiamo che gli stessi individui e formazioni politiche sono chiamati a decidere dalle minime quisquilie di diritto commerciale al diritto di famiglia, per dire.

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  8. Per come la vedo io il vantaggio principale della democrazia é la possibilità di cambiare governo senza eventi traumatici, l'alternanza per intenderci. Mi permetta Malvino, il mezzo é la competizione elettorale e il fine é il "buon governo", in democrazia come in qualunque altro regime (e il buon governo di uno stato si misura in termini di potenza e durata). La sovranità popolare fa parte del mezzo. Da una tale prospettiva il proporzionale ha tutti i difetti di un sistema corporativo senza avere il vantaggio principale di una democrazia.
    Poi vuol mettere la goduria di veder trombati i pezzi grossi dei partiti grazie al sistema uninominale?
    Col proporzionale questo non lo vedrà mai.
    Saluto

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