domenica 1 marzo 2015

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Quarantaquattro tra deputati e senatori dei gruppi del Pd (trentadue), di Area popolare (cinque), di Per l’Italia-Cd (cinque), di Scelta civica (uno) e di Lega Nord e autonomie (uno) scrivono una lunga lettera a Matteo Renzi, oggi sulle pagine di Avvenire, perché nel «Piano per la buona scuola» che il governo si appresta a portare in Parlamento vi siano misure di sostegno economico alla scuola privata, rammentandogli che fanno parte della maggioranza che sostiene il governo e producendo gli argomenti, i soliti, che fin qui sono bastati ad eludere l’art. 33 della Costituzione, laddove esso recita che «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, [ma] senza oneri per lo Stato».
Non c’è dubbio che analoga iniziativa sarà presa anche da un nutrito numero di parlamentari del centrodestra, e che gli argomenti saranno identici, non escluso quello usato ogni volta che al governo c’è una coalizione almeno nominalmente di centrosinistra, e che torna anche in questa lettera, preso di peso da un articolo di Antonio Gramsci, pubblicato su Il Grido del Popolo il 14 settembre 1918, come ad ingiungere di onorare la fedeltà ad una prestigiosa tradizione culturale e politica: «Noi socialisti – scriveva Antonio Gramsci – dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola [è possibile solo se la scuola] è indipendente dal controllo dello Stato» (tra parentesi quanto è tagliato nella lettera pubblicata su Avvenire).
Orbene, occorre far presente che di denaro pubblico in favore di questa libertà non v’è traccia, né in questo passaggio, né nel resto dell’articolo. Anzi, a dire il vero, quanto precede il brano citato dagli appellanti chiarisce il contesto dal quale è estrapolata l’affermazione di Antonio Gramsci, dandole il suo corretto significato: «Ferve nei giornali e nelle riviste cattoliche la discussione sulla scuola libera. I cattolici propugnano l’abolizione del monopolio di stato sulla scuola, perché sperano che il monopolio passi nelle loro mani. Noi crediamo che i cattolici sbaglino nel fare i conti: è vero che i preti, in quanto godono di uno stipendio e hanno tutta la giornata libera, si troverebbero in condizione di partenza privilegiata nel gioco della concorrenza. Ma appunto il pericolo di un assorbimento dell’attività scolastica da parte dei cattolici metterebbe automaticamente in discussione il problema del fondo culti e porterebbe all’abolizione di questo istituto feudale».
Niente denaro pubblico alle scuole private, dunque, ma addirittura necessità di mettere in discussione l’erogazione dei fondi che per altre ragioni lo stato concede al clero, ad evitare che tale privilegio lo possa avvantaggiare in una concorrenza che altrimenti sarebbe sleale. E tuttavia è probabile che Matteo Renzi accoglierà gli argomenti degli appellanti e tra tutti troverà che quello più forte, almeno sul piano della comunicazione ai gonzi di cui si parlava nel post qui sotto, sia proprio quello di Antonio Gramsci, dai firmatari della lettera usato in modo mistificatorio, ma da Matteo Renzi riusato per mera ignoranza. A stento avrà letto il Manuale delle Giovani Marmotte, figuriamoci gli scritti di Antonio Gramsci.   

5 commenti:

  1. Se lo stato fornisce una scuola pubblica per tutti pagata essenzialmente in fiscalità generale questo da solo esclude che un privato possa competere con una scuola rivolta allo stesso target dal momento che non può tassare.. dunque ecco perchè ciò che resta al privato è la scuola per ricchi o la scuola per "strani".. ed ecco perchè soni quei privati che già ricevono soldi pubblici per altre vie, come i preti, che spesso aprono scuole private che riescono a competere, sia pure in fasce diverse, con quelle pubbliche.. una scuola indipendete dal controllo dello stato nella misura in cui è desiderabile richiede di sicuro qualcosa di più che non dare soldi pubblici alle private.. forse richiederebbe addirittura di lasciare o dare i soldi alle famiglie e di non darli a scuola alcuna.. Di sicuro ad oggi solo il ricco è economicamente indipendente dal sistema delle scuole statali perchè solo lui può pagare due volte la scuola, allo stato senza usfruirne, e al privato.

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  2. Tutti sappiamo che "senza oneri per lo Stato" significa "con oneri per lo Stato". Ce l'ha spiegato più volte la Suprema Corte, e quindi è senz'altro vero.
    C'è solo da aggiungere che nella la riforma del Titolo V, promulgata nel 2001, il Legislatore ha sentito l'impellente bisogno di inserire nella Costituzione il principio di sussidiarietà, in omaggio a Pio XI, già entrato a piedi giunti nella redazione originale del 1948.

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  3. Probabilmente farò lo stesso errore che Malvino teme di fare nel post precedente, per colpa dell' età, ma mi sembra che i leaders politici di questo tempi paragonati a quelli di quarant' anni fa siano, come dire, di qualità leggermente inferiore (per usare un eufemismo).
    C'è veramente da rabbrividire di terrore nel pensare che quarant' anni fa c'erano Moro, Berlinguer e Almirante (per nessuno dei quali avevo peraltro al tempo una particolare predilezione), e adesso ci sono Alfano, Renzie e Salvini.
    Temo anche, purtroppo, che questo crollo verticale del livello dei leaders sia l'espressione di un crollo di livello verticale della cosiddetta "società civile".
    Ma probabilmente anche questo è il pensiero dell' ultracinquantenne che rimpiange la sua giovinezza e pensa che "una volta si stava meglio".
    O NOOOO ??

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  4. personalmente (come ultracinquantenne voglio dire) oscillo tra la sensazione "ai miei tempi sì..." e questi fanno schifo come quegli altri...
    si continuano a citare berlinguer e altri, dimenticando andreotti (spero che il padreterno abbia fatto il suo dovere), cossiga (quello di gladio e del divieto di manifestare), ma prima ancora scelba...
    tuttavia credo ci sia un equivoco sulla società civile che (chissà perché?) è ritenuta da alcuni migliore della classe dirigente...
    ecco, non so, ma certi giorni penso che ci rappresenti al meglio
    poi, ragionando seriamente ritengo che lo stato non dovrebbe finanziare direttamente proprio nessuna scuola/università privata, tuttavia uno dovrebbe poter detrarre dalla dichiarazione le spese scolastiche (libri, tasse, master, ecc.) come si fa con le spese mediche (senza distinguere tra pubblico e privato, ma solo il tipo)

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  5. Visto che di questo non possiamo litigare, un giorno litigheremo delle d eufoniche.

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