giovedì 19 marzo 2015

La vera posta in gioco

«Se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle [...] La Chiesa ha veramente il diritto e il dovere di reclamare la totalità del suo potere sugli individui: ogni uomo, tutto intero, appartiene alla Chiesa».
Ciò che stupisce in questo passaggio del discorso che Pio XI tenne il 18 settembre 1938 ai membri della Federazione francese dei sindacati cristiani è che il termine «totalitario» aveva già a quei tempi un’accezione esclusivamente negativa, anzi possiamo dire che da quando si è cominciato ad usarlo – intorno agli anni Venti del Novecento – non ne ha mai avuta una positiva, sicché non si ha regime totalitario che lo rivendichi come attributo qualificante.
A onor del vero, occorre dire che Pio XI non usa il termine dandogli il significato che esso assume in ambito scientifico (se la politica è possibile come scienza), e che c’è modo di capire cosa realmente intendesse dire parlando della Chiesa come di «regime totalitario di fatto e di diritto». Alla rivendicazione, infatti, si arriva in questo modo: «Come lo Stato potrebbe essere veramente totalitario, dare tutto all’individuo e chiedergli tutto? Come potrebbe dare tutto all’individuo per la sua perfezione interiore? […] In questo caso ci sarebbe una grande usurpazione, perché se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, ecc.».
È evidente, dunque, che qui «totalitario» sta per ciò che attiene all’interezza di quell’«individuo» al quale è legittimo chiedere tutto in cambio del tutto di cui ha bisogno: un «individuo» che può trovare risposta alle sue necessità materiali e spirituali solo riconoscendo su di sé la piena autorità ed il pieno potere della Chiesa. Il fatto è che anche i regimi totalitari che Pio XI definisce usurpatori avanzano identica pretesa in ordine all’intera gamma dei bisogni umani, sicché resta da capire donde la Chiesa tragga le sue ragioni di legittimità a fronte di tali tentativi di usurpazione.
Un aiuto ci viene da ciò che scrive al cardinale Ildefonso Schuster qualche anno prima: «Per tutto quello che è di competenza dello Stato, secondo il suo proprio fine, la totalità dei soggetti dello Stato, dei cittadini, deve far capo allo Stato, al Regime e da esso dipendere: dunque una totalitarietà, che diremo soggettiva, può certamente attribuirsi allo Stato, al Regime. Non altrettanto può dirsi di una totalitarietà oggettiva, nel senso cioè che la totalità dei cittadini debba far capo allo Stato e da esso (peggio poi nel senso, che da esso solo o principalmente) dipendere per la totalità di quello che è o può divenire necessario per tutta la loro vita anche individuale, domestica, spirituale, soprannaturale».
Tutto può reggere nell’ordine di distinzione che la tradizione ha posto tra «oggettivo» e «soggettivo», se non fosse che i regimi totalitari la stravolgono, immanentizzando il soprannaturale con la promessa del paradiso in terra, così cambiando la prospettiva in cui l’uomo si è mosso per secoli. Posto che all’«individuo» non resti altro che scegliere quale sia il regime totalitario al quale darsi interamente, tra i regimi che abbiamo velleità totalitarie nasce inevitabile la competizione ad accaparrarselo. L’affermazione di Pio XI, dunque, dev’essere contestualizzata in questa sfida: quello nazista e quello comunista non sono contestati come regimi che privano l’uomo di quell’autonomia che d’altronde neanche la Chiesa è disposta a concedergli, ma come concorrenti che non hanno tutte le carte in regola per avanzare una pretesa che legittimamente appartiene solo alla Chiesa.

Era solo una premessa, il lettore paziente mi scuserà se mi è venuta così lunga, ma penso fosse necessario a definire bene i termini della questione che intendo porre, e la questione è la seguente: quando ci sembra di intravvedere nell’islam più fanatizzato la stessa logica dei totalitarismi del XX secolo, come possiamo fargli il torto che gli facciamo nel non riconoscergli una legittimità di pretesa identica a quella avanzata da Pio XI? Anche lì c’è un Dio che rivendica il pieno potere sull’uomo, su tutti gli uomini, unico a potergli veramente «dare tutto» e dunque col pieno potere di «chiedergli tutto». Anche lì c’è chi pretende di esserne il più fedele interprete. Come è possibile, insomma, non capire che la guerra non è tra islam e cristianesimo, ma tra passato e presente, e che la vera posta in gioco, come sempre, è il futuro?

6 commenti:

  1. l'islam più estremista punta alla costruzione del Califfato , uno "stato" che includerebbe tutti i fedeli musulmani governato dalla legge islamica e perciò totalitario, Pio XI al tempo aveva già firmato i patti lateranensi che riconoscevano lo stato Italiano e di totalitario rimane(va) solo il governo del Vaticano.
    Matteo Z.

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    1. Non confonda lo spontaneo con l'imposto. A Porta Pia han dovuto fare una breccia, non sono stati invitati.

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  2. Malvino che dirti? Di Maometto oggi rimane la spadeva che brandiva contro i popoli che non si sottomettevano alla sua legge, di Cristo ci rimane il legno della croce sulla quale è stato ucciso dal totalitarismo del suo tempo, vi sono poi le teste mozzate dei martiri, pezzi di gamba, di piedi, occhi cavati, lingue tagliate. Calcoli lei il peso lordo, il peso netto e la tara.

    Micus

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    1. Caro sig. anonimo Lei evidentemente non lo sa, cosa che non credo, o scorda di proposito le stragi fatte in nome e per conto della croce o di cristo, simbolo di una religione da imporre, quelli dell'Isis per ora sono dilettanti anche se sulla buona strada.

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  3. Gianni, si riferisce forse alla guerra dei trent'anni? E poi secondo lei cosa dovremmo fare contro l'Isis? Una coalizione di forze per fermare il loro delirio fanatico contro persone o cose e liberare i popoli a loro sottomessi? Una guerra per fermare la loro avanzata verso l'Europa? Bene se è così sappia che sono le stesse motivazioni che spinsero i crociati nel Medioevo a riversarsi in medioriente. Le operazioni militari di peace keeping, le operazioni militari per esportare la libertà o la pace, le guerre diplomatiche e preventive le hanno inventate i crociati, accorsi in medioriente per soccorrere i fratelli cristiani sottomessi all'Islam che a quell'epoca era l'esatta copia dell'Isis di oggi. Inoltre i crociati avevano come obiettivo la protezione del patrimonio archeologico cristiano e quello di evitare che i maomettani avanzassero troppo vicino all'Europa. Poi ci saranno datati degli eccessi e degli errori, del resto gli esseri umani sono sottoposti al peccato e alle tentazioni del serpente...ma così è fatto l'uomo a destra e a sinistra. Poi se a lei fa piacere avere al-Bagdadi al Quirinale questo è un altro discorso.

    Micus

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    1. Ma che guerra dei trentanni, ma che crociati che difendono il patrimonio archeologico, veramente bella questa. Forse mi sono spiegato male, allora glielo dirò chiaramente. La cristianità dell'occidente, e non solo, è stata imposta con metodi violenti, con stragi, con fanatismi assurdi, con conversioni forzate pena la morte, adottando con i mezzi e i metodi che si sono presentati in passato. Il mio riferimento all'Isis è stato solo per fare un paragone, prima che riesca ad uccidere tanta gente come è successo per imporre il cristianesimo ci vuole ancora tempo.
      Cosa fare per fermare l'Isis lo saprà meglio Lei.

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