C’è
modo e modo per appellarsi alla tradizione come argomento decisivo,
ma quello più fessacchiotto sta nella pretesa che l’etimo
dia immutabile natura a un termine. È il caso di Claudio Cerasa: «Se
le parole hanno un senso, il matrimonio è quello che viene celebrato
tra un uomo e una donna che si sposano sapendo bene che
sull’etimologia delle parole non si può equivocare: matrimonio
viene da matrimonium, è l’unione tra due parole latine, mater,
madre, e munus, dovere, compito, ed è un’unione che esiste per
sancire l’amore tra due persone che si amano e che desiderano
rendere legittimi e tutelati i figli nati dall’amore tra due
persone di sesso diverso. Il matrimonio è questo, con le parole non
ci si può sbagliare» (Il
Foglio,
27.5.2015).
Questo implicherebbe che il possesso di beni materiali
non sia lecito a una donna, perché il patrimonium
è prerogativa di un pater,
e che un ciao
sia attestato di soggezione, perché viene dal veneto sciao,
che a sua volta viene dal latino sclavus,
che vuol dire schiavo
(vostro).
In tutta evidenza siamo dinanzi all’uso
più infelice della logica che assegna un senso alle parole, ma sarà
che Cerasa
viene da c’è
rasa,
e sottintende tabula.
E poi continua a dire che studiare latino aiuta la logica.......
RispondiEliminaSuvvia accontentiamolo il Cerasa ... non chiamiamolo matrimonio, chiamiamolo sposalizio, che sta bene con due sposi o due spose.
RispondiEliminaNozze starebbe bene solo fra due uomini, perchè se wiki non dice il falso deriva da nubere, prendere marito, e nel caso specifico sarebbero in due a prendere marito.
Coniugi invece erano i buoi che dividevano il medesimo giogo (cum + iugum). Da cui discende, in tutta evidenza, che si possano sposare soltanto i buoi.
RispondiElimina...da cui il detto: "moglie e buoi dei paesi tuoi". Però un matrimonio tra buoi non sarebbe valido, in quanto entrambi sterili.
EliminaL'etimologia decisiva resta comunque questa:
CRÉTIN, INE, adj. et subst.
Étymol. et Hist. 1. 1750 en réf. aux crétins du Valais (T.G.F. de Maugiron, Mémoire lu à la Société royale de Lyon, 22 juil. ds Pat. Suisse rom., source directe de l'art. Cretins de l'Encyclop. t. 4, 1754); 2. 1835 « être stupide » (Ac.). Terme des régions alpines de Suisse romande (Vaud, 1660, 1720 au sens 1) où existe un crétinisme à l'état endémique; issu du lat. christianus (chrétien*) avec traitement -ianu > in caractéristique du fr.-prov.; l'évolution sém. s'explique p. euphém., le mot ayant dans un premier stade signifié « malheureux » (cf. benêt, innocent; cf. aussi l'a. béarnais crestiau « cagot », Lespy-Raym.), v. Pat. Suisse rom.
Divertente! Però, via, è come sparare sulla croce rossa...
RispondiEliminasenza contare che il termine si riferisce a un dovere e non contiene traccia di amore.
RispondiEliminaoltre al latino sarebbe utile conoscere anche il contesto sociale, consiglierei a cerasa di ascoltarsi questa interessante serie http://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-d930eaa2-410b-45d0-a352-c660d8720998.html# di eva cantarella, che ne ha anche tratto un saggio, potrebbe scoprire cose molto interessanti riguardo a cosa pensavano del e come vivevano il matrimonio nella antica grecia e nella roma dei tempi in cui il termine é stato coniato
Come chiunque conosca giusto un minimo di linguistica sa, le parole spesso compiono un cammino semantico che le porta ben lontane dalla loro origine etimologica; si potrebbero fare infiniti esempi, oltre a quelli già fatti: per esempio: le donne che vanno dal parrucchiere ci andrebbero forse per farsi fare o sistemare una parrucca? Non si può legare l'uso che ha un termine oggi alla sua origine che spesso risale a illo tempore.
RispondiElimina