Ricordate
la Giornata
del Perdono?
Fu celebrata nel corso del Grande
Giubileo del 2000
e voleva dar da credere che Wojtyla intendesse ammettere le colpe che
la Chiesa aveva cumulato fino ad allora lungo secoli e secoli di
scempi ed efferatezze. In realtà, la Chiesa chiedeva perdono a Dio,
non alle vittime dei suoi crimini, e di avere quel perdono era
sicura, sicché chiederlo poteva ben ridursi a una formalità.
Si
sarebbe pure chiuso un occhio – cosa pretendere da quel monumento
all’ipocrisia
che è la Chiesa? – se non fosse che Wojtyla esordì a questo
modo: «Perdoniamo
e chiediamo perdono!».
Proprio così: prima «perdoniamo»
e poi «chiediamo
perdono».
In quanto al pentimento, tutto si riduceva a questo insuperabile
esercizio di eufemismo: «Chiediamo
perdono per le divisioni che sono intervenute tra i cristiani, per
l’uso
della violenza che alcuni di essi hanno fatto nel servizio alla
verità, e per gli atteggiamenti di diffidenza e di ostilità assunti
talora nei confronti dei seguaci di altre religioni».
I dieci volumi della Storia
criminale del cristianesimo
di Karlheinz Deschner sintetizzati in cinque righe.
Altre
responsabilità? Non essere stati in grado di imporre il proprio
credo a tutti in cambio di un’ostia
ai sazi e di una ciotola di minestra ai morti di fame: «Dinanzi
all’ateismo,
all’indifferenza
religiosa, al secolarismo, al relativismo etico, alle violazioni del
diritto alla vita, al disinteresse verso la povertà di molti Paesi,
non possiamo non chiederci quali sono le nostre responsabilità».
Vi
invitassero al Colosseo per guardare come i leoni sbranano un tal
mascalzone, rifiutereste?
Troppo
impegnato a scendere da un aereo per salire su un altro, Wojtyla non
aveva tempo per scriversi i discorsi. Chi era il suo ghostwriter? Non
si sapesse, basterebbe una scorsa al testo che Ratzinger ha di
recente firmato per Klerusblatt
per riconoscerlo come autore del discorso tenuto da Wojtyla
diciannove anni fa: il modulo è lo stesso, la pedofilia di tanti
preti pare più un’offesa
a Dio che un crimine ai danni dei minori affidati loro; straziante
sofferenza per ciò che il clero ha patito e patisce da imputato di
abuso, favoreggiamento, connivenza, mentre alle vittime va a stento
un pigro sospiro di rincrescimento, quasi fossero stati complici, in
solido con chi ne ha devastato corpo e mente, nell’arrecare
offesa
al Sesto Comandamento.
Ripeto: vi invitassero al Colosseo per guardare come i leoni sbranano un tal mascalzone, rifiutereste?
[...]
[Non
so se tornerò su questo testo: molto altro ancora andrebbe detto, ma
in fondo Ratzinger è sempre uguale a se stesso, e su di lui ho detto
tanto, per anni. Nel caso non ci tornassi più, vorrei segnalare un
dettaglio che mi pare sia sfuggito a tutti: si firma «Benedetto
XVI», come se ancora fosse assiso in trono. Dunque lasciate
perdere quell’ipotesi
di invito al Colosseo, le mancava una solida base: i leoni non mangiano
merda.]
Coatto o no, cecchino implacabile.
RispondiEliminaGrazie, come sempre.
(valga anche per il post precedente: godibilissimo)
Maleficarum
Non sono in grado di leggere il testo in tedesco, ma quello in italiano è troppo scorrevole per essere una traduzione. Anche per questo, e considerata l’età, ritengo che pure Ratzinger abbia un ghost writer. Ma non è importante. Più rilevante, a mio parere, che metta scompiglio in quella non benemerita ditta. Specie in considerazione delle figure poco onorevoli fatte dal successore di Ratzinger in tema di pedofilia. Valga per tutte, essendo visivamente documentata, quella sull’aereo che lo riportava da una sfortunata visita nel Sud America, quando cercò di difendere chi era indifendibile, con il noto Spadaro che gli saltellava intorno, inquieto.
RispondiEliminaQuindi, nel Colosseo io non vedrei belve affamate che si avventano su due vegliardi. Oltre a tutto, non abbiamo bisogno di rimpinguare il calendario cattolico, che di improbabili martiri ne ha già a bizzeffe. Vedo piuttosto una zuffa gladiatoria tra monsignori: progressisti contro conservatori, e che il pollice sia sempre verso. Qual è la differenza fra progressisti e conservatori? Lo si chieda a loro, ma non prima di averli passati a fil di gladio.
"In effetti è importante tener presente che, in simili colpe di chierici, ultimamente viene danneggiata la fede"
RispondiEliminaDel resto, il cardinal Giordano, alla notizia di essere indagato nel '98, assieme a quel galantuomo del fratello, per usura (poi fu indagato anche per abuso edilizio), in sua difesa non seppe dirci nulla di più cristiano che LUI, LUI rispondeva solo all'autorità di Dio. E questa pretesa prebenda gli valse da sola una duplice assoluzione del tribunale, ma anche le fiamme e i vermi che lo rodono nella Geenna più profonda. Già da una decina d'anni, mi pare.
RispondiEliminaDel resto, non v'è nulla di più ipocrita, ma anche nulla di più comodo e producente sotto il sole che chiedere perdono per atti di cui nessuno in terra ti chiederà mai realmente conto.
Del resto anch'io, approfittando infingardamente di siffatta gratuità, informo, se ve ne frega qualcosa, che ho già chiesto e chiedo ancora perdono a Dio (ma anche al mondo, il che mi rende più fico di Giordano, Wojtyla e Ratzinger e non ha precedenti fra i chierici) per le stragI di Catari e Albigesi, per gli inganni e i roghi di Hus e Girolamo da Praga, per la notte di San Bartolomeo, per i processi a Galilei e Campanella, ecc., ecc., ma anche per l'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., per i terremoti di Casamicciola, Messina e Avezzano, fino alle sconfitte con la Corea del 1966 e con la Svezia del 2018, Non del diluvio di Noè. Mi piacerebbe, ma quello lo sanno tutti di chi fu la responsabilità.