giovedì 7 maggio 2020

Affermazioni ancora più sgradevoli


Quattro o cinque giorni fa, su queste pagine, ho scritto che «è cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, strappare agli artigli del virus il novantenne cardiopatico, diabetico, iperteso e col carcinoma prostatico, per farlo vivere quegli altri 6-18 mesi che gli sarebbero spettati se non avesse avuto il Covid-19».
Ho tuttavia fatto presente che «questo obbligo morale [ha] un costo» sociale che «per un ventenne o un trentenne implicherà condizioni di vita assai più disgraziate di quelle di cui ha goduto il novantenne».
Il Covid-19, infatti, fa la stragrande maggioranza di morti nelle fasce di età superiori ai 70 anni, mentre le misure di contenimento dellepidemia avranno ricadute a medio e a lungo termine sulleconomia che colpiranno quasi esclusivamente le fasce di età inferiori.
Constatavo, inoltre, che il solo sollevare la questione di questo costo sociale sia pressoché unanimemente considerato sgradevole in forza dellassunto che la vita è egualmente sacra nel bimbetto e nel vegliardo.
Ripensandoci, avrei potuto aggiungere che chi ha sempre sostenuto che «questa società è gerontocratica» e che «gli anziani hanno rubato il futuro ai giovani» proprio stavolta ha taciuto.

Bene, nel lasciarmi andare a queste oziose riflessioni, ignoravo che, due o tre giorni prima, Boris Palmer, sindaco di Tubinga, avesse fatto la seguente affermazione (così nella versione che Adriano Sofri riporta nel corpo di un articolo a sua firma su Il Foglio di mercoledì 6 maggio grazie al quale ne arrivo a conoscenza): «Lasciatemelo dire brutalmente: stiamo salvando in Germania persone che sarebbero comunque morte nel giro di sei mesi»
Versione sostanzialmente sovrapponibile a quella originale che ho recuperato dallintervista che linteressato aveva concesso a Welt Digital (ora anche su Youtube): «Ich sage es Ihnen mal ganz brutal: Wir retten in Deutschland möglicherweise Menschen, die in einem halben Jahr sowieso tot wären».
Nel risalire alla fonte originaria, mi sono imbattuto in un articolo a firma di Roberto Giardina, inviato a Berlino per Italia Oggi, sul quale ritengo utile porre attenzione per analizzare il modo di trattare la questione: «“Perché bloccare il paese, per salvare chi tra sei mesi sarebbe comunque morto”, ha protestato in tv Boris Palmer, sindaco di Tubinga. Chi governa deve badare ai fatti e non farsi guidare dalla morale, ha ammonito, e se la prende con i buonisti al potere. Il termine tedesco è lungo una ventina di lettere e lascio perdere. In sintesi, Boris propone di lasciar morire gli anziani e di pensare all’economia e a chi lavora. Il 64% dei morti per il coronavirus ha più di 80 anni. Boris, ha 47 anni, non è dell’AfD, il partito dell’estrema destra, ma è un verde […] Le sue parole hanno provocato un’ondata di sdegno, e Palmer all’italiana si è subito scusato per essere stato frainteso».
Mi pare siano evidenti parecchie tendenziosità.
Di «Boris» (usare il nome invece del cognome spoglia il sindaco del suo ruolo istituzionale: il discorso non è più politico, ma tutto personale) è importante dire letà, che – guarda caso – è assai lontana da quella in cui il Covid-19 comincia a fare più morti: sarà mica questo il motivo per cui «Boris» si rivela tanto insensibile alla sorte di chi ha più di 80 anni?
Poi – stupore! – non è un neonazista, ma un verde: il buonista dovrebbe essere lui, e invece che fa, attacca i buonisti?
In quanto alla «sintesi», intendeva davvero proporre di «lasciar morire gli anziani»? Probabilmente no, se ha detto di essere stato frainteso. Non sappiamo in cosa pensa di essere stato frainteso, perché Roberto Giardina ritiene irrilevante dargli voce sul punto, quasi gli bastasse averci offerto lo stupefacente orrore della sua affermazione, cui riserva un ulteriore e definitivo biasimo: dicendo di essere stato frainteso, si è comportato «all’italiana».
Capita spesso che un inviato a Londra cominci a sentirsi inglese, a star male se alle cinque non prende il tè, a sorprendersi un po’ monarchico, e Berlino deve aver fatto lo stesso effetto all’inviato di Italia Oggi: aspettiamoci che uno di questi giorni ci rutti in faccia un altro pregiudizio anti-italiano, di quelli classici, per il momento accontentiamoci del sentirci rimproverare che, se ci fraintendono, noi italiani precisiamo, e il vizio ha superato i confini nazionali, è arrivato perfino a Tubinga. La Germania esporta Mercedes, e noi cattive abitudini, Scheiße!

Ma torniamo ad Adriano Sofri, che è troppo galantuomo per dar del nazista a un verde e al problema sollevato da Boris Palmer dà questa soluzione: «Benché nessuna vita sia in saldo, una persona padrona di sé e “anziana”, cioè un vecchio, come me, avrebbe il privilegio della responsabilità, di decidere, moralmente o anche praticamente – sulla soglia di un reparto di rianimazione, per esempio – se valutare il proprio tempo supplementare più di quello di un bambino o di un giovane».
Può darsi sia solo unimpressione, ma dentro mè sembrato risuonasse la logica del Maurizio Paniz in difesa dei privilegi dei parlamentari in pensione: niente tagli, i privilegi non si toccano, tuttal più decido io se dalla pensione di 5-6.000 euro al mese voglio togliere una monetina da dare in elemosina al morto di fame.
Logica di ferro, sia quella di Maurizio Paniz, sia quella di Adriano Sofri: con entrambi siamo dinanzi alla cogenza della legge, che, in un caso, dichiara intangibili i diritti maturati grazie allautodichia, soprattutto se attaccati da una riforma che pretende di avere effetti retroattivi, e, nellaltro, si appella allimperativo morale che la società è tenuta a rispettare.
«Il rianimatore anestesista – infatti – rifiuta di fare dell’età anagrafica il criterio di selezione quando le risorse siano insufficienti, pur avvertendo che l’età biologica e la condizione di salute dell’anziano entrano nel conto della probabilità di reggere alla terapia intensiva. Il giudice non fa alcuna distinzione di fronte a un omicidio, qualunque età abbia la vittima: uccidere una persona molto vecchia e paralitica non comporta un’attenuante».
Correntemente accade? Il giudice dispone un risarcimento pecuniario simile a carico di chi abbia messo sotto il suo suv un trentenne o un novantenne? Se in terapia intensiva è rimasto solo un posto a disposizione e al pronto soccorso arrivano contemporaneamente un trentenne e un novantenne, il rianimatore sceglie a chi destinare quel posto (lasciamo perdere a chi) o, per evitare una scelta moralmente insostenibile, non lo destina a nessuno dei due? No, ovviamente, ma una volta tanto è bello dar per scontato che la politica debba chinarsi dinanzi alla perfetta rotondità delletica.
Domani, quando Paniz dovrà convincerci che Ruby è davvero nipote di Mubarak, quando Sofri dovrà convincerci che la certezza della pena deve cedere alla pietas, tornerà ad essere legge il magistero crociano secondo il quale la politica non ha nulla a che vedere con la morale, né deve, come invece pretenderebbe «l’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli». Per oggi, la politica dichiara moralmente categorico che la pensione del parlamentare è intoccabile e ad Adriano Sofri spetta di diritto un posto in terapia intensiva, nel caso.

20 commenti:

  1. Come mai ci si pone adesso questo problema? Confesso che proprio non lo comprendo. Una fetta enorme della spesa per la sanità pubblica è da sempre destinata alla cura dei vecchi. Viene fuori che quasi tutti questi anziani in situazioni gravi a causa covid-19 hanno più di qualche patologia. Non quindi avrebbero avuto sei mesi, ma hanno già avuto qualche anno di vita in più. Certamente l'impatto economico sul breve dell'epidemia è molto maggiore, ma qui parliamo del bilancio dello Stato di decenni. Quanto abbiamo speso? Quante di queste spese sono state risorse negate alle giovani generazioni? L'aspettativa di vita in Italia è piuttosto elevata, ma questo ha e ha avuto un costo enorme, che esattamente come quell'altro avrà un impatto sul futuro dei giovani. Trovo necessario, mi scusi, spiegare perché si vuole porre il problema proprio nell'occasione di un'epidemia, come se non fosse già insito da sempre nelle società moderne, in particolare dove esiste la sanità pubblica: se il problema è nel patto generazionale, allora lo si dovrebbe porre a fondamento della propria visione etica oppure politica. E poi mi piacerebbe che mi venisse spiegato esattamente come procedere nel pratico nel futuro: da che età negare l'accesso, per dire, ai farmaci, o agli ospedali, o agli ambulatori, o al medico curante? Per il futuro, visto che a questo punto si è sbagliato nel passato.

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    1. Guardi, caro De Gregorio, che non propongo mica di far fuori gli anziani allo scadere dell'età di vita media attesa, e nemmeno, in subordine, di sospendere le cure mediche a spese dello stato in loro favore da una certa età in poi. Qui, nello specifico, si parlava di un Adriano Sofri che... No, mettiamola più in generale, vediamo se uscendo dal caso specifico ci si intende meglio. Schematizzo. Non esistono diritti umani (precedenti e superiori all'uomo, come prodotto storico), ma solo diritti civili, patti concordati quasi sempre dopo che si è consumato un conflitto. Tra i diritti civili che si preferisce chiamare umani (per la sola ragione che hanno più solida radicazione) c'è quello che i soggetti più deboli (poveri, malati, anziani, ecc.) possono serenamente rivendicare. Dal concavo al convesso: tutta la società è tenuta ad accollarsene il costo. La questione è: fino al punto da rendere insufficienti le risorse perché degli stessi diritti possa godere la società nel suo complesso? Tornando ad Adriano Sofri: coglie la questione, capisce che dovergli assicurare 120 anni di vita possa costare troppo, ma ci dice: "Voglio decidere io se rinunciarci, intanto datemi quel che mi spetta di diritto sennò siete bestie". Bene, io credo che se nel porre la questione dell'enorme spesa sociale che è necessaria per allungare di 6-18 mesi la vita di un novantenne aleggi un fastidioso utilitarismo di scuola benthamiana, nella risposta di Adriano Sofri alla questione aleggi un vigoroso cazziproprismo.

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    2. A dire la verità, io non stavo replicando a lei né commentando Sofri, quanto chiedendo e chiedendomi come mai non si avanzi l'obiezione che ho posto quando si commentano le parole come quelle di Palmer. Lo dico sinceramente, me ne sfugge la ratio di questa omissione, ma mi sembra di aver capito che anche lei è d'accordo con me che una certa correttezza di fondo l'obiezione ce l'ha.

      Se devo commentare le parole di Sofri, dico che mi hanno evocato due immagini: la prima quella di un commentatore che si è spinto oltre le parole di Palmer, sottolineando che alle nuove generazioni viene ora chiesto di sacrificare e impegnare altro futuro per salvare chi ha avvelenato il nostro passato a presente, indicando una chiara responsabilità delle vecchie generazioni per aver portato il paese nel disastro che molti riconoscono. Una beffa nella beffa. In questo distingueremmo chiaramente un debole inabile da un debole meramente anziano. La seconda è un video condiviso sui social, appena antecedente a tutte le prescrizioni riguardanti i limiti geografici in seguito posti alle attività motorie consentite, di un vecchietto che correva e che così rispondeva ai poliziotti che lo invitavano a tornare a casa per il suo bene: "lasciatemi correre in pace, cosa volete che mi preoccupi, ho più di ottant'anni, io la mia vita l'ho vissuta”. Qualcuno si è indignato, per la contrapposizione tra i sacrifici di milioni di persone e l'atteggiamento disinteressato del vecchio verso la propria stessa salute. Eppure a me quella risposta è apparsa pacifica e perfettamente comprensibile. Come mai? Ritengo semplicemente che sia pacifico che si possa essere disinteressati alle preoccupazioni degli altri verso di noi. In ogni caso in Sofri ho meramente letto le parole di chi afferma di poter rifiutare le cure.

      Ma è davvero tutta una questione di tutela della salute che va prima assicurata per primi ai più deboli? A mio avviso no. È chiaro, a mio parere, che a parti invertite, con i giovani e ancor di più i bambini a forte rischio al posto degli anziani tante questioni non sarebbero nemmeno state poste: le misure sarebbero state chieste a furor di popolo a fine febbraio su tutto il paese e il 4 maggio sarebbe stato impossibile per l’autorità decretare che si potesse muovere un dito, pena una rivolta di popolo. Guai a parlare di scuola e di riaperture prima di arrivare a zero contagi, guai a parlare di economia. Non si può negare, infatti, che sarebbe stata disgrazia ben più drammatica in quel caso di quella che è. L’elemento della valutazione di chi è colpito già è entrato ampiamente nelle scelte dei vari governi, che non sarebbero state a mio giudizio possibili in termini così laschi se ad essere minacciati fossero stati i più forti o i più piccoli. Si tratta quindi di stimare dove vada posta la linea di compromesso tra la tutela della salute dei più attempati e il benessere futuro degli altri. Per chi come me è convinto che il 70% della ricchezza prodotto è superflua la soluzione sta in mano a economisti e politici e non ai medici.

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  2. E niente. Lo so che non è perfettamente in tema, ma mi viene in mente: in questo valzer di poltrone direttoriali, Mario Calabresi è rimasto in piedi. Non si potrebbe mandarlo al Foglio? Così, per divertirci un poco.

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    1. Questa è deliziosamente perfida, complimenti. Ma non dimentichi che Calabresi ha diretto la Repubblica, e la cosa riproduceva una situazione analoga a quella che si avrebbe al Foglio. Credo che noi ci divertiamo a immaginare un imbarazzo che certa gente non è capace di provare.

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    2. No, qui lei ricorda male. Quando Calabresi arrivò a Repubblica, il Nostro fece subito le valigie. La tragicommedia starebbe proprio nel ripetersi dell’evento.

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    3. Ero sicuro ci fosse stata convivenza.

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  3. Come lei saprà bene, Erodoto racconta che fra i Massageti, tribù scita, quando un familiare arrivava ad un'età giudicata tardissima, era usanza della sua famiglia ucciderlo e mangiarselo dopo averlo cotto in un gran bollito comprendente anche altri animali domestici. Anche i vicini Issedoni, dice sempre Erodoto, praticavano quello sport nazionale, ma salvavano la testa del decrepito, che veniva adornata e impreziosita, in modo da farne l'immagine di una sorta di lare o penato da adorare. Il che sinceramente mi sa di ipocrita e a mio parere non sminuiva di una virgola l'orrore di quell'usanza. Lo stesso dicasi quando qualcuno proponesse di rivalutarla nel terzo millennio d.C..
    Volevo dirle, insomma, che questo discorso non mi piace proprio, Dottore. A primo acchito perché è quanto di più ozioso (lei stesso usa questo termine) si possa immaginare in tema di "riforma" dei diritti naturali, ove fosse mai ammissibile discutere di alcuna "riforma" dei diritti naturali. Nessuna norma, in un contesto civile - civile nel senso che abbiamo pacificamente appreso e attribuito a questa parola negli ultimi 75 anni, civile nel senso che spero non si debba qui dettagliare - potrebbeb mai recepire un simile ragionamento. Curare gli anziani ha un costo? Un costo specifico (cioè quello che mette a denominatore la residua speranza di vita) assai più elevato del costo specifico della cura di un ventenne? Che scoperta! Dovevamo davvero aspettare il Covid19 per scoprire una simile banalità, che - se è solo per questo - vale anche per la cura del raffreddore? Ma a parte questo: da quand'è che il mondo è tornato a misurare col costo venale un diritto naturale com'è quello alla sopravvivenza di uyn vecchio? Che è successo o sta succedendo che mi sono perso? Mi perdoni, ma reputo infame e disgraziato quel mondo che si trovasse a dover produrre una qualche conseguenza pratica a questi suoi ragionamenti. E neanche il richiamo ai politici parassiti e sempre grettamente interessati vale a renderli degni di un civile e serio dibattito.
    Ciò basta e avanza a negare cittadinanza a qualsiasi genere di riflessione sul versante cui lei ammicca dicendo: volete salvare i vecchi? beh, rassegnatevi a cacciare soldi. E' da molto tempo che li cacciamo senza porci il minimo scruolo mercantile. Ma purtroppo devo aggiungere altro, cioè di percepire un sapore amaro, un'acre spezia che non so fino a che punto appartengano alle sue intenzioni e opinioni, ma che li rendono ulteriormente indigesti. E non perdo ulteriore tempo a specifichicare ciò che lei immagino avrà senz'altro ben capito.

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    1. Come no, come no, ho capito. Lei espone le stesse perplessità di Paolo De Gregorio, ma ci mette un po' più di animosità. E fino al punto da ignorare la premessa ("è cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, strappare agli artigli del virus il novantenne, ecc.") e il fine della "riflessione oziosa", che non attiene al merito: qui ci si limitava a chiedere se sia lecito discutere non di "se" sia sacrosanto il costo sociale, ma "fino a che punto". Lei mi conferma che anche il solo sollevare questa questione è sgradevole. Ricorda quando in difesa di altri deboli si discuteva del "se" e del "fino a che punto" fosse giusto destinare loro un reddito di cittadinanza? La discussione risultava sgradevole solo ai grillini. In quanto ai diritti "naturali", la rimando a quanto ho detto nella risposta a Paolo De Gregorio e, nel dettaglio, a http://malvinodue.blogspot.com/2019/07/restiamo-umani-patto-di-far-chiarezza.html. Cordialità.

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  4. Va bene. Ma se anche lei pone come pregiudiziale e inalienabile il diritto di chiunque a essere curato, di cosa stiamo discutendo? Io non credo affatto che lei proponga di gettare i vecchi nei cassonetti, tanto meno intendo attrbuirglielo strumentalmente e maliziosamente, anche perché ho troppa stima di lei e non la farei mai così stolidamente arido. Ma confermo la mia perplessità e la mia idiosincrasia per questo genere di discorsi, di cui lei stesso del resto riconosce l'oziosita'. Quanto alla animosità, mi spiace molto aver dato questa impressione.
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  5. "così cicerone dice che nessuno è talmente decrepito, che non si prometta di vivere almanco un anno."

    molti sono i sofri, pochi i goodall. amen.

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  6. Ma poi scusate: forse che esiste, sta scritto su quelche libro sacro un diritto naturale alla vita proporzionale all'età acquisita? Badiamo bene, perché dal dare per implicito un assunto del genere scaturirebbero una serie di terribili conseguenze logico-giuridiche. Provate a pensarci. Il signor De Gregosio parla qui sopra di "chiara responsabilità delle vecchie generazioni per aver portato il paese nel disastro che molti riconoscono". Ma chi la sancisce questa responsabilità? Dimostrarla, in realtà, sarebbe farraginoso al punto di compromettere tout court la possibilità di una dimostrazione obiettiva di questa tesi, tesi che troppo spesso però viene invece assunta come un assioma. Ma se le condizioni di vita dei giovani sono conseguenza delle azioni dei vecchi, ciò non può che valere sempre, in ogni frangente storico, e il sempre non si coniuga col termine responsabilità, giacché quel che accade sempre e comunque non può essere ascritto alla colpa di nessuno. I giovani usufruiranno di pensioni inferiori? Sticazzi. Se è per questo, alle generazioni precedenti la mia i loro padri avevano apparecchiato un panino fatto di due guerre mondiali con in mezzo il vent'anni di saporitissimo fascismo. Di agiate pensioni, poi, neanche l'ombra. Da bambino e poi da ragazzo, le generazioni precedenti alle mie mi avrebbero poi confezionato, tanto per dirne alcune, un'Italia semidistrutta e asservita agli USA, una latrina in campagna per cacare, il terrore di andare sui treni e l'impossibilità di vincere onestamente un concorso pubblico. Ma in qualche modo sono sopravvissuto e mi sono spesso anche goduto questa valle di lacrime (che nessuno in effetti ha mai definito valle di sorrisi). I bambini e i giovani di oggi provino a fare altrettanto, perché così è sempre stato e sempre sarà. Certo, sempre sperando e agendo in modo che la civiltà progredisca e sviluppi contingenze economiche e culturali sempre migliori, se non linearmente, almeno tendenzialmente, che cioè le generazioni precedenti continuino a lasciare alle succesive un tenore di vita migliore di quello che hanno ereditato.

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  7. The fool or the scholar?venerdì, 08 maggio, 2020

    Oziosità per oziosità, e Foglità per Foglità, mi chiedo quanto stia rodendo a Langone non potere tuonare contro il paganesimo dei Verdi, richiamando qualche citazione fuori contesto sulla sacralità degli anziani, visto che nei fatti sostiene le stesse cose da mesi.

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    1. Mi sorprese positivamente - mi pare sia stato a metà marzo - la sua proposta di favorire nell'accesso alla terapia intensiva i soggetti coi figli più piccoli.

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  8. Mi perdoni, Malvino, se insisto sulla questione. Credo di rilevare un'ulteriore sassolino che stride nell'ingranaggio del suo ragionamento: mi sembra che lei non distingua, che lei getti nello stesso calderone gli affetti, la morale, il codice penale, il codice civile, la matematica attuariale, ecc., ma questi sono piani diversi e diversamente inclinati, che quindi mal sopportano un trattamento univoco dei vari aspetti di una medesima questione. Ad esempio, lei replica a Sofri chiedendo: "Correntemente accade? Il giudice dispone un risarcimento pecuniario simile a carico di chi abbia messo sotto il suo suv un trentenne o un novantenne?". No, il giudice in quei casi dispone risarcimenti proporzionati, in genere, anche all'età del ricorrente. Ma non solo. Tenga conto in effetti che nel civile non sempre l'impostazione mercantilistica favorisce necessariamente il giovane rispetto all'anziano, perché se l'ipotetica vittima ottantenne ha un reddito di tre milioni e quella diciottenne di zero euro l'anno, povero il proprietario del suv che deve risarcire la prima invece della seconda. Insomma, il diritto civile, com'è giusto e razionale che sia, scova tutti gli aspetti mercantili delle controversie, ma questo non significa che alal fine dei conti risulti sfavorita univocamente una categoria rispetto a un'altra, i vecchi rispetto ai giovani, i poveri rispetto ai ricchi, le donne rispetto agli uomini, ecc., ecc.. Dipende. Dipende dalle circostanze soggettive e obiettive della singola vicenda e dai parametri mercantili che esse configurano. Il diritto penale invece non fa distinzioni di sesso, età o in geenre delle condizioni personali che connotano obiettivamente l'essere umano, come non ne fa la legge penale che egli deve applicare e che si fonda sul principio di uguaglianza secondo cui appunto "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Poi, certo, possiamo sempre abbattere la barriera che separa il diritto civile da quello penale e rendere cose le persone. Per quanto mi riguarda, la vedo durina per i propugnatori di una rivoluzione siffatta, che in ogni caso mi vedrebbe schierato (ma questo conta davvero poco) fra i più irriducibili reazionari.

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    1. Mi dispiace averle dato tanto da pensare.

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    2. E a me di averle recato questo dispiacere.

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    3. Deliziosamente perfida anche questa

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    4. Voglio sperare che anche per lei "dispiacere" sia formula di cortesia come per me era "pensare".

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  9. Quando sono stata investita sulle righe da un automobilista decisamente distratto (non aveva neppure toccato i freni), il mio punteggio per il calcolo del risarcimento è stato molto basso perché avevo più di sessant'anni, e addirittura non sono state conteggiate le cicatrici deturpanti perché dopo i sessant'anni non vengono più risarcite. Il che è estremamente seccante, ma è una ulteriore prova del fatto che in determinati ambiti i vecchi vengono "valutati" meno. Se mi ammalassi adesso sicuramente non avrei problemi ad avere un posto in terapia intensiva, ma se fosse accaduto nel momento della massima pressione sugli ospedali, e fossi arrivata contemporaneamente a un padre di famiglia trentenne e ci fosse stato un posto solo, dato che per il rianimatore l'alternativa sarebbe stata scegliere uno di noi o lasciare crepare entrambi, avrei trovato perfettamente logico, e anche giusto, per quanto seccante, che venisse scelto l'altro. Poi magari si potrebbe discutere sul perché la sanità italiana si è ridotta in condizioni tali da non poter fare fronte a un'emergenza e curare tutti, ma questa è un'altra storia.

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