mercoledì 9 maggio 2012

La valigia

I composti del verbo fare hanno forme di coniugazione talvolta poco corrette ma ormai d’uso comune. Disfare, per esempio. Disfo la valigia o la disfaccio? Sarà il caso che la disfi o la disfaccia? Che dite: la disfiamo o la disfacciamo? Tu la disferesti o la disfaresti? La disfi o la disfai? Alcuni la disferebbero, altri la disfarebbero. E dunque, ‘sta benedetta valigia, la disferemo o la disfaremo? È il caso di decidersi perché, quando sarà, dovremo capire se la stiamo disfando o disfacendo.

21 commenti:

  1. "Liquefacendo", se il post è riferito a Grillo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che altro ai tanti che si sono affrettati a correggere l'errore. In senso stretto, lo è. Ma si tratta di una di quelle tante improprie forme d'uso comune che, pur facendo infrazione alla regola, vengono di solito assunte col tempo come compatibili. Voglio dire: coi tanti problemi posti dal fenomeno Grillo, andarsi a sbattere tanto per questo scivolone? Sì, mi hanno impressionato più le tante maestrine dalla penna rossa che il suo strafalcione.

      Elimina
    2. Bah, non è che io veda un delitto capitale nello scrivere scenza piuttosto che scienza o qual'è al posto di qual è o, ancora, inerente il piuttosto che inerente a.
      Insomma, pare anche [*] a me che ci siano cose assai più gravi su cui impuntarsi.

      [*] forse quell'anche La coinvolge in maniera inopportuna. In tal caso, lo ometta pure.

      Elimina
  2. Ma dobbiamo disfare le valigie o le valige?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le valige, ovviamente. Ma anche qui - vedi il caso della Fallaci che titolava il suo ultimo lavoro "Un cappello pieno di ciliegie" - pare che la regola sia superata dall'abitudine.

      Elimina
    2. Dotto', lei m'inciampa sulle valigIe, o sulle ciliegIe: il titolo del libro era infatti "Un cappello pieno di ciliege", senza "i", secondo l'abitudine che supera (o semplicemente ignora) la regola che vorrebbe "ciliegie" (e non "ciliege"), "arance" (e non "arancie".

      Elimina
    3. Non inciampo: la primissima edizione, subito corretta, recava in copertina "ciliegie". A chi lo fece notare fu rammentato che anche il Devoto-Oli contempla: "pl. -gie o -ge" (pag. 535 dell'edizione 2008). Bestialità, ovviamente, ma tant'è.

      Elimina
    4. Uhm, a me risulta (accademia della crusca e garzanti alla mano) che sia esattamente il contrario - a meno che non abbia capito il post del padrone di casa, il che è ovviamente possibile: e cioè che la forma corretta, originariamente, sia valigie. E che invece si stia diffondendo valige per le semplificazioni d'uso cui spesso la linguaa va incontro.

      Elimina
    5. La regola sarebbe - a questo punto è meglio dire "sarebbe" - che le parole terminanti al singolare in "-cia" e in "-gia" non vogliano la "i" al plurale. Unica eccezione: "camìcie" (per non confonderla con "càmice"). Poi, si sa, la regola è fatta per essere infranta.

      Elimina
    6. La regola veramente sarebbe diversa: -cia e -gia vogliono la i al plurale solo se sono precedute da vocale, e non la vogliono se sono precedute da consonante. Quindi: cuccia-cucce (perché -cia è preceduta da consonante) e acacia-acacie (perché -cia è preceduta da vocale). Peraltro, per quanto mi riguarda, preferirei di gran lunga una regola meno macchinosa e che di fatto ha solo un valore grafico (che si scriva spiagge o spiaggie, la pronuncia è esattamente la stessa). Per motivi a me misteriosi nei vocabolari si registra come forma corretta anche "ciliege" per "ciliegie".
      Giuliano

      Elimina
    7. Idem per "valigia" è lo stesso (cfr. Devoto-Oli 2008, pag. 3033), il che rende assai ballerina la sub-regola che distingue tra -cia e -gia precedute da vocale o da consonante.

      Elimina
    8. Se può essere utile, confermo che la regola è quella spiegata da Giuliano. È anche vero, però, che è una regola che è stata introdotta da diversi grammatici (e di qui la Crusca) negli ultimi trent'anni, per formalizzare un'occorrenza sulla quale, prima, c'era una sostanziale flessibilità, come si vede spesso negli odonimi.

      Insomma, Nonno Castaldi è scusato dalla sua veneranda età.

      Elimina
    9. Troppo buono, figliolo, a riprova che la bontà non è un valore ma un espediente.

      Elimina
  3. è uguale. se si ammette "fo" come prima persona singolare di "fare" tutti i suoi discendenti sono legittimi come quelli di "faccio" e viceversa.
    ciò premesso, per me è uguale. non disf(acci)o valigie (valige) da anni...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Solo per "disfo" al posto di "disfaccio", ma nel post ho riportato altre forme d'uso corrente, però scorrette, che dimostrano quanto ho affermato nel commento a Lector: "disfi", ma dovremmo dire "disfai" (o "fi" può essere considerato equivalente di "fai", come "fo" per "faccio"?); "disfiamo", ma dovremmo dire "disfacciamo" (o "fiamo" può essere considerato equivalente di "facciamo"?); ecc.

      Elimina
    2. Non sono del tutto convinto che si possa parlare di correttezza o scorrettezza in questo caso. Se - ma è un se di cui tenere conto - disfare è usato come composto di fare, sicuramente le forme corrette sono disfai, disfaciamo, eccetera. Ma, francamente, io direi che disfare allo stato attuale della lingua può anche essere considerato un verbo indipendente della prima coniugazione. Che quindi costruisce normalmente, io disfo, tu disfi, egli disfa (e non disfà), noi disfiamo, voi disfate, essi disfano: basta essere coerenti. Arriverei addirittura a sostenere che si possono usare le due varianti (dis-fare e disfare) come verbi con accezioni leggermente diverse, e costruire di conseguenza. Sarebbe un bel modo per sfruttare l'evoluzione della lingua per arricchirla

      Elimina
    3. Come no, signor mio, convengo. Anche Grillo, infatti, alle tante maestrine dalla penna rossa che lo hanno rimproverato per quel "liquefando" ha (ufficiosamente) obiettato: "Allo stato attuale della lingua, 'liquefare' può anche essere considerato un verbo indipendente della prima coniugazione. Che quindi costruisce normalmente, io liquefo, tu liquefi, egli liquefa (e non liquefà), noi liquefiamo, voi liquefate, essi liquifano: basta essere coerenti. Arriverei addirittura a sostenere che si possono usare le due varianti (lique-fare e liquefare), così, tanto per dar da vedere che si è letto Heidegger e Cacciari". Ma chissà se è stata obiezione seria o voleva semplicemente prendere per il culo.

      Elimina
  4. sostanzialmente una bella disfatta generale

    RispondiElimina
  5. voi tutti qui siete fuori di zucca....
    e non in senso orticulturale ( o orticolturale?)

    diteci, ditemi e diteVi piuttosto come abbassare lo spread, come raggiungere la piena occupazione e sopratutto come cacciare il papa ad Avignone
    alex

    RispondiElimina