martedì 12 febbraio 2013

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1. Sulle ragioni che avrebbero spinto Benedetto XVI alla rinuncia dell’ufficio petrino ci tocca sentire le ipotesi più fantasiose, mentre la più banale pare sfugga a tutti: si tratta di un 86enne che soffre da tempo di seri disturbi cardiocircolatori e che in anamnesi ha almeno tre episodi di ischemia cerebrale (Roma, 1988; Bressanone, 1992; Les Combes, 2005). Molto probabilmente morirà per gli esiti di un infarto o di un ictus, ma chi può garantire che non entri in coma e ci rimanga per mesi o addirittura per anni? Da ogni punto di vista, ma soprattutto sul piano giuridico, si tratterebbe di una situazione assai più complicata di quella data oggi con la sua rinuncia.

2. «È immaginabile una situazione nella quale Lei ritenga opportuno che il Papa si dimetta?». Molto citata, in queste ore, la risposta che Benedetto XVI dà alla domanda postagli da Peter Seewald in Luce del Mondo (Libreria Editrice Vaticana, 2010 - pag. 53)

Non basta a fugare i sospetti che la rinuncia sia dovuta ad uno scoramento di Benedetto XVI, ad una sensazione di impotenza dinanzi allirriformabilità della «cosa vaticana» che lo avrebbe frustrato, deluso, intristito e indotto a lasciare. È che al dimissionario non si nega un po’ della benevolenza che volentieri si concede a chi muore. Così gli si concede sia unanima bella piovuta dal cielo in un nido di vipere. Di colpo ci si dimentica che  «in forza del suo ufficio, [aveva] potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che [poteva] sempre esercitare liberamente» (Codice di Diritto Canonico, 331), ma non se n’è servito neppure per rimuovere un po  della  «sporcizia» di cui si lamentava alla vigilia della sua elezione al Soglio Pontificio. Di fatto, allontanava Viganò e si teneva accanto Bertone. Dunque lascia perché si è reso conto di essere inadeguato alla soluzione dei problemi? Macché. Ne era sommerso e diceva:

3. Accade ogni volta che muore un Papa, non fa eccezione un Papa dimissionario: si tende a dimenticare che merda duomo sia stato, chiudendo un occhio sui suoi difetti e costruendo virtù inesistenti. In questo caso, retroproiettando la rinuncia, si è arrivati a dire che non volesse diventare Papa, dimenticando quanto aveva rivelato suo fratello: «Joseph l’aveva sempre sognato, fin da quand’era bambino» (Süddeutschen Zeitung, 21.4.2005). 

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6 commenti:

  1. Si è passati dalla viltade all'umiltade del gran rifiuto.

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    1. è vero che la scrittura dev'essere rara per farsi apprezzare, ma noi ti apprezziamo anche se riprendessi a scrivere tutti i giorni e le notti nel blog

      che dire nel merito? hai ragione. forse in fondo vuole anche vedere che effetto che fa il post papa da vivo.

      fossi un giudice che s'interessa di casi di pedofilia pretesca gli manderei un avviso a comparire non appena spapato e messo piede in territorio nazionale. sempre per vedere l'effetto che fa in un simile paese convocare un tizio potente che potrebbe aver coperto infami delitti. se potesse tradurci dal latinorum certi documenti e spiegarcene il significato igienico-pratico gliene saremmo grati. ma sicuramente uscendo dalle macerie della cancelleria vaticana sarà munito di uno speciale salvacondotto ad hoc

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  2. Quello che non capisco...Ci hanno sfracassato i cosiddetti per anni con la questione che "bisogna accettare quello che Dio ci manda" e "la fine naturale della vita" e "i valori non negoziabili" per infilarci in gola un tubo anche contro la nostra volontà. E adesso che il loro capo dà le dimissioni come un impiegato di iv livello, cosa hanno ancora da dire? Ha scelto di rinunciare alla sua croce, bell'esempio di coerenza....

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  3. Boh, rimane che ha dimostrato di non essere affatto un uomo di potere, a differenza del suo predecessore.

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  4. però nel gesto di un uomo che comunque disistimo, pensando appunto alla merda che è stato, ci vedo un po' di Riforma.
    Affanculo all'investitura divina, sono vecchio, malato, osteggiato dalla curia romana, dò le dimissioni.
    Se esistesse una vita dopo la morte, Martin Lutero starebbe rotolando dalle risate.

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