venerdì 18 luglio 2014

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Se la sentenza che lo condannava era politica, non si può escludere lo sia anche quella che lo assolve. Se è fin troppo chiaro quale fosse il fine della sentenza che lo condannava, occorre chiedersi quale sia quello della sentenza che lo assolve. Dunque possiamo evitare di attendere le motivazioni che la Corte d’Appello è tenuta a depositare entro i prossimi 90 giorni – daranno una lettura diametralmente opposta a quelle della condanna in primo grado e, al pari di quelle, saranno meramente funzionali al fine che oggi politicamente impone altra lettura dei fatti di quell’ormai lontano 2010 – e passare a considerare le ragioni politiche che hanno reso superflua la conferma della condanna o perfino utile – sul piano politico, ovviamente – l’assoluzione odierna. Prima di farlo, tuttavia, occorre chiederci cosa ci consenta di poter far nostra sia la tesi che in questi anni è stata sostenuta da Berlusconi e dai suoi, e cioè che la condanna fosse politica, sia quella che da domani in poi sarà a buon diritto sostenuta da chi ci dirà che lo è stata anche l’assoluzione. Senza contraddizione, peraltro, perché la politica ha occorrenze tutte contingenti, e ovviamente mutevoli. Direi ce lo consenta la grande versatilità con quale la magistratura legge gli atti: sempre gli stessi, ma lì a comprovare gravi reati e qui a concludere non sussistano. La libera interpretazione, d’altronde, è nella natura del giudizio. E sulla libertà, si sa, grava il rischio dell’errore. In quanto all’errore, poi, è umano trovarsi ad esserne vittima o autore. Vai a capire, così, se fu un errore condannare Berlusconi, allora, o non lo sia l’averlo assolto, ora: impossibile cavare il ragno dal buco. Conviene rispettare le sentenze, e questo è ovvio, ma anche evitare di commentarle, perché ogni commento, positivo o negativo, finisce per essere, intenzionalmente o meno, un’opinione politica. Ma non siamo nell’epoca in cui la politica dichiara con fierezza di poter fare a meno delle opinioni per dover dare conto solo ai fatti? E allora sia: ieri prevalevano le forze che volevano l’eliminazione politica di Berlusconi per via giudiziaria, l’unica che si è rivelata efficace, e oggi prevalgono quelle che gli concedono una via di fuga, in cambio di qualcosa. E non c’è bisogno di pensare che la magistratura che oggi lo assolve sia organica a tale disegno, come d’altronde non c’era bisogno di sospettare che quella che ieri lo ha condannato fosse pedina del complotto ai suoi danni. Come diceva Gorgia: nulla esiste; se esiste, non è conoscibile; se è conoscibile, non è comunicabile. Si aggiunga: se è comunicabile, non è delicato. 

13 commenti:

  1. Molto semplicemente questo paese ha un macroscopico problema giustizia da risolvere.
    La prova è che a evidenziare questa mai abbastanza palese verità sono le vicende giudiziarie di un tale che a quella stessa giustizia deve sia il suo declino che la sua resurrezione.
    Si è realizzato il paradosso dei paradossi: qualsiasi sentenza emetta l'istituzione giustizia, l'unica alla quale la società ha affidato il compito di dare un contorno condiviso e accettabile all’idea di verità, dà ragione a chi la contesta.

    La vera vittoria di Berlusconi, la vittoria storica definitiva e non quella del caso in questione, non è l'esser stato assolto, ma l'aver portato il potere giudicante ad attribuirgli entrambe le condizioni, ciascuna supportata dalle stesse basi: innocente e colpevole sulla base delle stesse prove e senza l'illogicità che apre la via al sospetto corruzione.
    Ha vinto lui.
    Ha piegato l'anima stessa della società e i pilastri sui quali basa la sua sopravvivenza.
    Ne ha resa innegabile la debolezza.

    Quando riesci a rendere palese la fallibilità del potere giudicante, in un paese che a quel potere ha consegnato anche quello legislativo ed esecutivo, hai vinto.
    Perché hai mostrato come quel potere possa smentirsi restando all’interno del proprio recinto, l’hai reso umano e, come tale, l’hai portato sul piano del giudicato e come può un potere fallibile quanto il giudicato farsi giudicante?
    Nessuno realizzerà mai progetto più perfetto di quello che, più o meno consapevolmente, ha realizzato quell'uomo.
    Ed è per questo che meno quel potere sarà organico, più il progetto sarà perfetto.
    E' proprio il potere giudicante in sé che non è più in grado di svolgere la sua funzione.
    La strada per la riforma ora sarà una discesa sulla quale si è ribaltata una cisterna d'olio d'oliva.

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  2. "E allora sia: ieri prevalevano le forze che volevano l’eliminazione politica di Berlusconi per via giudiziaria, l’unica che si è rivelata efficace, e oggi prevalgono quelle che gli concedono una via di fuga, in cambio di qualcosa"

    Qualcosa di molto simile sosteneva ieri sera l'avvocato Taormina, ospite della Zanzara.
    Una lettura dei fatti che mi sembra plausibile.
    Ieri la caduta extraparlamentare di un B. ridicolizzato, demonizzato, condannato, era necessaria e funzionale alla svolta autoritaria che ha dato il via all'era Monti-Letta-Renzi e al massacro economico-sociale, freddamente voluto e programmato, che ne è conseguito.
    Oggi va bene un B. riabilitato: vuoi perché, politicamente, non fa più paura a nessuno; vuoi perché il suo nuovo status torna ora molto utile al proseguimento e perfezionamento della svolta autoritaria affidata al mostriciattolo della Provvidenza.

    B. avrà, con ogni probabilità, la grazia, e con certezza una "riforma" della giustizia in senso pannelliano; in cambio darà il via libera all'esecuzione del piano che da sempre lui stesso sogna di realizzare e che ora, finalmente, il suo partner porterà a compimento: una dittatura, con ogni probabilità peggiore di quella del primo ventennio.
    Con la benedizione dell'Uomo che possiamo a buon diritto considerare il vero artefice di tanto orrore.
    A meno di qualche miracolo, siamo messi così. Non troppo bene.

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    1. Io dico invece che la Cassazione annullerà con rinvio e lo condanneranno perché i fatti sono troppo macroscopici.

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    2. quante fandonie

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    3. Senza nulla togliere al diritto di scegliersi le fonti che più si ritengono autorevoli, mi permetto di segnalare che Taormina, la cui ritrovata autorevolezza immagino non abbia nulla a che fare con l'essere diventato appassionato sostenitore del M5S, è figura che ha offerto al pubblico via twitter anche quest'altra plausibile nonché lucida e moderata lettura del contesto attuale:

      "Sintesi del mio pensiero. Sono felice per Berlusconi. Sono schifato dalla prospettiva del Renzusconi che si rafforza.Grillo deve sparare"

      Salvo poi correre a chiudere la stalla, evidentemente persuaso da qualche amico che gli avrà fatto notare che forse è il caso stia lontano da quel brucia-cervelli che ormai è diventato twitter, precisando che intendeva:

      "Se Grillo non spara con una azione non alla Di Maio ma di quelle che sparigliano e determinano sconquassi del sistema,siamo fregati.W M5S"

      A me pare una toppa peggiore del buco, ma tant'è, sono felice per lui e per il suo aver trovato un nuovo pubblico al quale offrire in dono le proprie plausibili letture.

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  3. "Conviene rispettare le sentenze"
    Su questi presupposti, ossia la loro varianza in funzione della ragion politica dominante, le si rispetta come si rispetterebbe l'ineluttabilità d'un tiro di dadi.
    Montesquieu però voleva dire un'altra cosa.

    LB

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  4. Sarà, ma su questa vicenda giudiziaria sottoscrivo pienamente il breve ma efficace commento di Massimo Bordin sul Foglio di sabato 19 nella sua rubrica Bordin line (http://www.radicali.it/20140719/bordin-line-19-luglio-2014).
    Nello stracitato fino alla nausea "Paese normale", questo avrebbe dovuto succedere.

    6iorgio.

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    1. Quello nel quale si mettono sullo stesso piano le cene di Berlusconi e i festini dei Rolling Stones? Non ho colto l'equipollenza, ma quando si tiene una rubrica quotidiana a tutti può capitare di pisciare di tanto in tanto.

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    2. L'equipollenza sono i fatti. Certo, anche a Bordin può capitare di pisciare, ma di sicuro non con il pezzo di sabato.

      6iorgio

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    3. Anche per lei, dunque, l'abuso di potere non c'è stato?

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    4. Per un attimo inquadri quella vicenda per quello che è stata realmente. Poi pensi ad un coglione. Se le viene in mente un presidente del consiglio dei ministri allora gas ragione lei.

      6iorgio

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    5. C'è stata concussione, c'è stata prostituzione minorile. Sulla prima - ascolti l'arringa di Coppi e le sarà chiaro in modo inequivocabile - tutto cade grazie a ciò che la legge Severino ha modificato nella fattispecie del reato per induzione: tutti i principi 45 minuti dell'arringa sono spesi per dimostrare che alla luce dell'avvenuta modifica l'intervento di B non costituisce reato. In quanto al fatto che B non sapesse della minore età di Ruby e che il nesso tra figa e denaro non fosse linearmente cogente, mi arrendo.

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  5. dottor Castaldi, se riesce a spiegarlo a Travaglio e Gomez le faccio una statua.

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