venerdì 8 maggio 2015

Soft o, se preferite, light

Per quanto il tempo possa cambiare anche profondamente il significato che un termine ebbe in origine, nel suo significante resta immutata, anche se solo in parte, e a volte esigua, levocazione a ciò che il tempo ha tradito. Così è col termine partito, che non bisogna affaticarsi troppo per capire tragga il significante dalla parte di un tutto, e che nellespressione partito della nazione tradisce il suo significato originario per l’accostamento di un termine che gli è antitetico, nella costruzione di un ossimoro, cioè di una figura retorica che ha fine eminentemente esornativo e provocatorio. Nel porci la questione di cosa possa significare partito della nazione, dunque, occorre chiederci quale sia loggetto col quale si vorrebbe destare in noi la meraviglia per una sintesi che la logica ci dice impossibile, e a quale abbellimento è sottoposto per convincerci sia sintesi felice. Non possiamo far altro che analizzare i cambiamenti che il tempo ha prodotto a carico di due significanti come partito e nazione.
Cè stato un arco storico relativamente ampio – diciamo dalla metà del Settecento alla metà del Novecento – nel quale al termine partito non si è più dato il significato prevalentemente negativo di fazione che aveva prima e che ha riacquistato dopo. Col venir meno di una visione organicistica della società, infatti, si è smesso di avvertire come deleteri i contrasti che impegnano le fazioni avverse presenti in essa, anzi, si è cominciato a sentirli come fisiologici, fino ad arrivare a considerarli un vero e proprio motore di democrazia e di progresso. È la stagione storica, questa, che vede il trionfo del principio maggioritario, che ai partiti assegna il ruolo di competitori per la guida di una nazione, riconoscendo ad essi la legittimità di rappresentare i molteplici e contrapposti interessi che accomunano differenti gruppi di individui. È per questo che la struttura del partito riproduce giocoforza quella di un esercito, ma qui il fine è la conquista della maggioranza dei consensi, grazie alla quale è assicurato il ruolo di governo, mentre a chi esce perdente dalla competizione è assegnato il ruolo dellopposizione, alla quale viene riconosciuto e assicurato il diritto di ribaltare gli esiti della battaglia persa col libero esercizio della persuasione sullopinione pubblica.
Per il ruolo che una fazione viene così ad assumere in questo contesto, il fatto che un partito possa restare associazione privata, senza personalità giuridica, e nel contempo avere il monopolio della funzione pubblica che attraverso le elezioni esprime la guida del governo, è premessa ad ogni deviazione del sistema partitico delle cosiddette democrazie di massa in forme di parassitamento e abuso della funzione di rappresentanza, e di queste deviazioni ne abbiamo un lungo elenco, che qui non sarà il caso di ristendere: per rispondere alla domanda che ci siamo posti – cosa cè dietro la sintesi impossibile che ci è spacciata con l’ossimoro di un partito della nazione? – basterà citare solo la trasformazione della leadership in proprietà di fatto dell’organizzazione, della dirigenza in comitato elettorale, della militanza in mero catalizzatore di clientela e fidelizzazione, dell’elettorato in platea di consumatori di un prodotto mediatico.
La sintesi impossibile offerta da un partito della nazione, dunque, si inscrive in tale contesto come proposta di una sospensione di ogni conflitto sociale, assicurata dalla meraviglia di un ossimoro che in realtà è una metonimia: la parte pretende di essere il tutto, di poterlo interamente rappresentare in modo organicistico, con la coincidenza di leader in partito, di partito in nazione e di nazione in stato. Probabilmente la pace sociale avrà la forma di un nuovo corporativismo. Possiamo anche evitare di chiamarlo fascismo, così ci evitiamo le sarcastiche punture delle piattole che pullulano nelle sue più comode pieghe, ma il progetto è quello della sospensione delle più elementari dinamiche democratiche, surrogandone le cinetiche col cliccare un like alle parole d’ordine lanciate on line dal leader del Partito della Nazione. È il progetto di un totalitarismo che si offre soft o, se preferite, light. Ma è totalitarismo.

6 commenti:

  1. beh, benvenuto nel XXI secolo italiano. La dialettica del 'noi siamo il partito della gente onesta/che lavora/che rappresenta gli interessi di tutti/duri/puri' l'aveva cominciata Berlusconi, senza vergognarsi tra l'altro, ed ora è ben presente nella narrazione renziana e grillesca.
    L'idea di rappresentare una _parte_ della società, mentre il tuo vicino può essere intellettualmente onestissimo ma pensarla diversamente da te, è assolutamente demodè.
    Poi cambia la forma, c'è chi si becca del gufo, del rosicone, del colluso, del mafioso, ma la sostanza è identica.

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  2. Il progetto è in ogni caso velleitario poichè non esiste la nazione.

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  3. Con la differenza che quando i grillini dicono "Noi siamo le parti sociali", tutti si rendono conto che queste parole tradiscono una concezione totalitaristica. Mentre quando qualcuno parla di "partito della nazione", terminologia ancora più totalitaristica, almeno in spirito, e che si vedrebbe più adatta a una repubblichetta sudamericana, nessuno (degli opinion maker ufficiali) storce il nasino....

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    1. Solo perchè quando i grillini si proclamano 'il tutto' gli opinion maker ufficiali non sono grillini.
      Le tifoserie sono ovunque.

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  4. Be', c'è chi pensa che anche la globalizzazione sia una forma di totalitarismo, come del resto l'occidente, tutte forme di totatalitarismo light, concedi (quel tanto che basta a intorpidire le masse) e impera, il tutto funzionale alla forma dell'economia di mercato. Questo è il mondo, attualmente, lo si accetti o meno. A totalitarismo light corrispondono poi rivoluzionari light (Occupy WallStreet, OccupyPD, OccupyStaminchia), è legge di economia.

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  5. Fascismo soft, fascismo light, lo penso da tempo; e uso proprio la parola 'fascismo'.
    Sono del tutto in sintonia con questo post.
    Perfetta la parte finale, con la sua precisa definizione del renzismo, cioè del 'partito della nazione'.
    Ps: quando si incomincia a venir giù per queste chine, non è affatto detto che la discesa si mantenga soft. E' un mio timore (da gufo).

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