Quattro
o cinque giorni fa, su queste pagine, ho scritto che «è
cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
strappare
agli artigli del virus il novantenne cardiopatico, diabetico,
iperteso e col carcinoma prostatico, per farlo vivere quegli altri
6-18 mesi che gli sarebbero spettati se non avesse avuto il
Covid-19».
Ho tuttavia fatto presente che «questo
obbligo morale [ha]
un
costo» sociale
che «per
un ventenne o un trentenne implicherà condizioni di vita assai più
disgraziate di quelle di cui ha goduto il novantenne».
Il Covid-19, infatti, fa la stragrande maggioranza di morti nelle
fasce di età superiori ai 70 anni, mentre le misure di contenimento
dell’epidemia
avranno ricadute a medio e a lungo termine sull’economia
che colpiranno quasi esclusivamente le fasce di età inferiori.
Constatavo, inoltre, che il solo sollevare la questione di questo
costo sociale sia pressoché unanimemente considerato sgradevole in
forza dell’assunto
che la vita è egualmente sacra nel bimbetto e nel vegliardo.
Ripensandoci, avrei potuto aggiungere che chi
ha sempre sostenuto che «questa
società è gerontocratica»
e che «gli
anziani hanno rubato il futuro ai giovani» proprio
stavolta ha taciuto.
Bene,
nel lasciarmi andare a queste oziose riflessioni, ignoravo che,
due o tre giorni prima, Boris
Palmer, sindaco
di Tubinga,
avesse fatto la seguente affermazione (così
nella versione che
Adriano Sofri riporta nel corpo di un articolo a sua firma su Il
Foglio di
mercoledì 6 maggio grazie al quale ne arrivo a conoscenza):
«Lasciatemelo
dire brutalmente: stiamo salvando in Germania persone che sarebbero
comunque morte nel giro di sei mesi».
Versione sostanzialmente sovrapponibile a quella originale che ho
recuperato dall’intervista
che l’interessato
aveva concesso a Welt
Digital (ora
anche su Youtube):
«Ich
sage es Ihnen mal ganz brutal: Wir retten in Deutschland
möglicherweise Menschen, die in einem halben Jahr sowieso tot
wären».
Nel risalire alla fonte originaria, mi sono imbattuto in un articolo
a
firma di Roberto Giardina, inviato a Berlino per Italia
Oggi,
sul quale ritengo utile porre attenzione per analizzare il modo di
trattare la questione: «“Perché
bloccare il paese, per salvare chi tra sei mesi sarebbe comunque
morto”, ha protestato in tv Boris Palmer, sindaco di Tubinga. Chi
governa deve badare ai fatti e non farsi guidare dalla morale, ha
ammonito, e se la prende con i buonisti al potere. Il termine tedesco
è lungo una ventina di lettere e lascio perdere. In
sintesi, Boris propone di lasciar morire gli anziani e di pensare
all’economia e a chi lavora. Il 64% dei morti per il coronavirus ha
più di 80 anni. Boris, ha 47 anni, non è dell’AfD, il partito
dell’estrema destra, ma è un verde […] Le sue parole hanno
provocato un’ondata di sdegno, e Palmer all’italiana si è subito
scusato per essere stato frainteso».
Mi pare siano evidenti parecchie tendenziosità.
Di «Boris»
(usare il nome invece del cognome spoglia il sindaco del
suo ruolo istituzionale: il discorso non è più politico, ma tutto
personale) è importante dire l’età,
che – guarda caso – è assai lontana da quella in cui il Covid-19
comincia a fare più morti: sarà mica questo il motivo per cui
«Boris»
si
rivela tanto insensibile alla sorte di chi ha più di 80 anni?
Poi –
stupore! – non è un neonazista, ma un verde: il buonista dovrebbe
essere lui, e invece che fa, attacca i buonisti?
In quanto alla
«sintesi»,
intendeva davvero proporre di «lasciar
morire gli anziani»?
Probabilmente no, se ha detto di essere stato frainteso. Non sappiamo
in cosa pensa di essere stato frainteso, perché Roberto Giardina ritiene
irrilevante dargli voce sul punto, quasi gli bastasse averci offerto
lo stupefacente orrore della sua affermazione, cui riserva un
ulteriore e definitivo biasimo: dicendo di essere stato frainteso, si
è comportato «all’italiana».
Capita spesso che un inviato a Londra cominci a sentirsi inglese, a
star male se alle cinque non prende il tè, a sorprendersi un po’
monarchico, e Berlino deve aver fatto lo stesso effetto all’inviato
di Italia
Oggi: aspettiamoci
che uno di questi giorni ci rutti in faccia un altro pregiudizio
anti-italiano, di quelli classici, per il momento accontentiamoci del
sentirci rimproverare che, se ci fraintendono, noi italiani
precisiamo, e il vizio ha superato i confini nazionali, è arrivato
perfino a Tubinga. La Germania esporta Mercedes, e noi cattive
abitudini, Scheiße!
Ma torniamo ad Adriano Sofri, che è troppo
galantuomo per dar del nazista a un verde e al problema sollevato da
Boris Palmer dà questa soluzione: «Benché
nessuna vita sia in saldo, una persona padrona di sé e “anziana”,
cioè un vecchio, come me, avrebbe il privilegio della
responsabilità, di decidere, moralmente o anche praticamente –
sulla soglia di un reparto di rianimazione, per esempio – se
valutare il proprio tempo supplementare più di quello di un bambino
o di un giovane».
Può darsi sia solo un’impressione,
ma dentro m’è
sembrato risuonasse la logica del Maurizio Paniz in difesa dei
privilegi dei parlamentari in pensione: niente tagli, i privilegi non
si toccano, tutt’al
più decido io se dalla pensione di 5-6.000 euro al mese voglio
togliere una monetina da dare in elemosina al morto di fame.
Logica
di ferro, sia quella di Maurizio Paniz, sia quella di Adriano Sofri:
con entrambi siamo dinanzi alla
cogenza della
legge, che, in un caso, dichiara intangibili i diritti maturati
grazie all’autodichia,
soprattutto se attaccati da una riforma che pretende di avere effetti
retroattivi, e, nell’altro,
si appella all’imperativo
morale che la società è tenuta a rispettare.
«Il
rianimatore anestesista –
infatti – rifiuta
di fare dell’età anagrafica il criterio di selezione quando le
risorse siano insufficienti, pur avvertendo che l’età biologica e
la condizione di salute dell’anziano entrano nel conto della
probabilità di reggere alla terapia intensiva. Il giudice non fa
alcuna distinzione di fronte a un omicidio, qualunque età abbia la
vittima: uccidere una persona molto vecchia e paralitica non comporta
un’attenuante».
Correntemente accade? Il giudice dispone un risarcimento pecuniario
simile a carico di chi abbia messo sotto il suo suv un trentenne o un
novantenne? Se in terapia intensiva è rimasto solo un posto a
disposizione e al pronto soccorso arrivano contemporaneamente un
trentenne e un novantenne, il rianimatore sceglie a chi destinare
quel posto (lasciamo perdere a chi) o, per evitare una scelta
moralmente insostenibile, non lo destina a nessuno dei due? No,
ovviamente, ma una volta tanto è bello dar per scontato che la
politica debba chinarsi dinanzi alla perfetta rotondità dell’etica.
Domani, quando Paniz dovrà convincerci che Ruby è davvero nipote di
Mubarak, quando Sofri dovrà convincerci che la certezza della pena
deve cedere alla pietas, tornerà ad essere legge il magistero
crociano secondo il quale la politica non ha nulla a che vedere con
la morale, né deve, come invece pretenderebbe «l’ideale
che canta nell’anima di tutti gli imbecilli». Per oggi, la politica dichiara moralmente categorico che la pensione del parlamentare è intoccabile e ad Adriano Sofri spetta di diritto un posto in terapia intensiva, nel caso.